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Vulvodinia: nuove speranze nel trattamento del dolore cronico


Lo studio, che porta la firma del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, sarà presentato a Boston durante l’evento Drug R&D 2025, in programma dal 10 al 12 febbraio. 

Un recente studio condotto dal Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” ha portato alla luce un’importante scoperta nel campo delle terapie naturali per la vulvodinia. I ricercatori hanno identificato una combinazione innovativa di estratti naturali di Acmella oleracea e Boswellia serrata che potrebbe offrire una nuova soluzione terapeutica per il trattamento di questo disturbo cronico del dolore. I risultati di questa ricerca, pubblicati su Phytotherapy Research, sono particolarmente promettenti, in quanto hanno mostrato che questa combinazione di piante medicinali agisce sui meccanismi biologici che stanno alla base della neuroinfiammazione e dell’iperattivazione neuronale, due processi chiave nel mantenimento del dolore cronico.

Non riduce solo i sintomi, ma interviene sul dolore

L’elemento innovativo di questa ricerca è l’approccio che non si limita solo a ridurre i sintomi, ma interviene direttamente sui meccanismi cellulari che causano il dolore. In particolare, gli estratti naturali di Acmella oleracea e Boswellia serrata agiscono sul sistema nervoso centrale, riducendo l’infiammazione nel midollo spinale e ripristinando un equilibrio tra i segnali nervosi. Acemlla oleracea, conosciuta anche come “paracress”, è una pianta tradizionalmente usata per le sue proprietà analgesiche. I suoi composti bioattivi sono in grado di modulare la sensibilità del dolore, diminuendo la reattività dei nervi coinvolti. Boswellia serrata, dall’altro lato, è una pianta nota per le sue potenti capacità antinfiammatorie. L’efficacia di questa pianta nell’alleviare il dolore è stata ampiamente studiata, specialmente per il trattamento di malattie infiammatorie croniche come l’artrite. Quando combinati, gli estratti di Acmella oleracea e Boswellia serrata mostrano un effetto sinergico, che migliora l’efficacia del trattamento rispetto all’uso singolo dei due estratti. La sinergia tra le due piante si traduce in una riduzione significativa dell’attivazione delle cellule microgliali nel midollo spinale, un passo cruciale per interrompere il ciclo di cronicizzazione del dolore. Le cellule microgliali, infatti, sono coinvolte nell’infiammazione e nella sensibilizzazione del sistema nervoso e la loro modulazione può rappresentare una chiave per il trattamento della vulvodinia.

Risultati promettenti

I risultati iniziali, ottenuti mediante modelli preclinici, sono molto incoraggianti. Gli esperimenti condotti sui modelli animali hanno mostrato che la combinazione di Acmella oleracea e Boswellia serrata riduceva significativamente la sensibilità al dolore, misurata mediante test comportamentali. In particolare, i modelli trattati con questa combinazione di estratti hanno evidenziato una diminuzione del dolore acuto e cronico, un effetto che si è tradotto in un miglioramento significativo delle condizioni generali di benessere. Oltre al sollievo dal dolore, la ricerca ha anche mostrato un’importante riduzione dell’infiammazione a livello neuronale, che rappresenta un ulteriore fattore cruciale nella gestione della vulvodinia. La combinazione di questi estratti naturali sembra non solo alleviare i sintomi, ma anche agire sulle cause fondamentali che perpetuano il dolore.

Un nuovo percorso terapeutico

Questi risultati hanno suscitato l’interesse della comunità scientifica e medica, in quanto suggeriscono che una combinazione naturale di estratti di Acmella oleracea e Boswellia serrata potrebbe costituire una valida opzione terapeutica per il trattamento del dolore cronico associato alla vulvodinia. I trattamenti attuali per la vulvodinia si concentrano principalmente sulla gestione dei sintomi con l’uso di farmaci analgesici, anticonvulsivanti e antidepressivi, ma spesso questi non sono sufficientemente efficaci o causano effetti collaterali indesiderati. L’introduzione di una combinazione naturale potrebbe offrire un’alternativa più sicura e con minori effetti collaterali, fornendo una nuova opzione per le donne che soffrono di questa condizione debilitante. Inoltre, il fatto che gli estratti di Acmella oleracea e Boswellia serrata siano già utilizzati in altri contesti terapeutici, con una buona sicurezza documentata, rende la combinazione particolarmente promettente come trattamento complementare o alternativo ai farmaci tradizionali.

Appuntamento a Boston il 10-11-12 febbraio

Il prossimo passo nella validazione di questa combinazione naturale avverrà nel contesto dell’evento Drug R&D 2025, che si terrà dal 10 al 12 febbraio 2025 a Boston, Massachusetts. Durante questo evento internazionale, i principali ricercatori e professionisti del settore farmaceutico e biomedico si riuniranno per discutere le ultime innovazioni nel campo della ricerca sui farmaci e delle terapie per il dolore cronico. Il professor Livio Luongo, co-autore dello studio, presenterà i risultati della ricerca con una sessione intitolata “Nervana: a synergistic natural combination against chronic pain”, che offrirà un’ulteriore occasione per approfondire il potenziale terapeutico di questa combinazione di estratti naturali. La presentazione mira a stimolare il dialogo tra ricercatori e aziende farmaceutiche, promuovendo la possibilità di future collaborazioni e applicazioni cliniche di questa promettente strategia terapeutica.

Cos’è la vulvodinia

La vulvodinia è una condizione complessa che colpisce molte donne in età fertile, caratterizzata da un dolore cronico e persistente nell’area del pavimento pelvico. Spesso il dolore è localizzato nella zona vulvare e può manifestarsi in vari modi come bruciore, dolore acuto o senso di pressione, senza una causa visibile. Questo disturbo può essere debilitante, riducendo la qualità della vita delle persone che ne soffrono, ma fino ad oggi le opzioni terapeutiche si sono rivelate insufficienti o poco efficaci per trattare in modo definitivo il problema.

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