Uno studio della McGill University ipotizza l’esistenza di un secondo orologio biologico, distinto dal ciclo sonno-veglia
Il disturbo bipolare è una patologia psichiatrica caratterizzata da oscillazioni dell’umore che spaziano tra episodi maniacali e depressivi. Tradizionalmente, si è ritenuto che tali fluttuazioni fossero principalmente legate a disfunzioni nel ciclo circadiano di 24 ore, l’orologio biologico che regola il ritmo sonno-veglia e altre funzioni fisiologiche. Tuttavia, una recente ricerca della McGill University, pubblicata su Science Advances, propone l’esistenza di un secondo orologio biologico nel cervello, associato ai neuroni dopaminergici, che potrebbe svolgere un ruolo cruciale nell’alternanza tra mania e depressione.
Il team di ricerca, guidato dal professor Kai-Florian Storch, ha ipotizzato che, oltre al noto orologio circadiano, esista un ulteriore ritmo regolato dai neuroni che rilasciano dopamina, un neurotrasmettitore fondamentale per la modulazione dell’eccitazione e dello stato di allerta. Nei soggetti sani, questo secondo orologio rimarrebbe in uno stato di relativa quiete, mentre nelle persone affette da disturbo bipolare si attiverebbe in modo irregolare, contribuendo alle fluttuazioni dell’umore tipiche della patologia.
Per verificare questa teoria, i ricercatori hanno condotto esperimenti su modelli murini. Stimolando artificialmente l’attività dei neuroni dopaminergici, i topi hanno manifestato comportamenti analoghi agli sbalzi d’umore osservati nel disturbo bipolare umano. Al contrario, l’inibizione di questi neuroni ha portato a una significativa riduzione di tali comportamenti. Questi risultati suggeriscono che le alterazioni nell’attività dopaminergica possano essere determinanti nelle oscillazioni dell’umore.
Attualmente, le terapie per il disturbo bipolare si concentrano sull’uso di stabilizzatori dell’umore e antipsicotici, che mirano a gestire i sintomi senza intervenire direttamente sulle cause sottostanti delle variazioni maniacali e depressive. La scoperta di questo secondo orologio cerebrale apre nuove prospettive terapeutiche. Ad esempio, lo sviluppo di farmaci in grado di modulare specificamente l’attività dopaminergica potrebbe offrire un approccio più mirato, riducendo la frequenza e l’intensità degli episodi di alterazione dell’umore.
Tuttavia, permangono numerose domande irrisolte. È essenziale approfondire la comprensione dei meccanismi molecolari che regolano questo secondo orologio e determinare quali fattori genetici ed epigenetici influenzino la sua attivazione negli esseri umani. Inoltre, l’identificazione di biomarcatori specifici potrebbe consentire una diagnosi precoce e una migliore gestione del disturbo.
Le future direzioni della ricerca includono:
- Analizzare in dettaglio i meccanismi biochimici alla base dell’orologio dopaminergico.
- Identificare indicatori precoci di alterazioni nel ritmo dopaminergico.
- Sviluppare terapie innovative che modulino selettivamente la dopamina, da utilizzare in combinazione con i trattamenti esistenti.
Nell’articolo intitolato “Mesolimbic Dopamine Neurons Drive Infradian Rhythms in Sleep-Wake and High-Activity States”, gli autori descrivono dettagliatamente il protocollo sperimentale e discutono le implicazioni dei loro risultati per la comprensione del disturbo bipolare. Questo studio rappresenta un passo significativo verso l’identificazione di nuovi approcci terapeutici focalizzati sul ruolo della dopamina nelle fluttuazioni dell’umore.
Inoltre, è importante considerare che il disturbo bipolare è spesso associato a disfunzioni dell’orologio biologico, con alterazioni nei ritmi circadiani che influenzano il sonno, l’appetito e altri processi fisiologici. La regolazione dei ritmi circadiani è fondamentale per mantenere la stabilità dell’umore, e interventi mirati a ristabilire questi ritmi potrebbero avere effetti terapeutici benefici.
Un aspetto interessante emerso da studi precedenti riguarda l’effetto della luce sull’orologio biologico. La terapia della luce, ad esempio, è stata utilizzata nel trattamento della depressione stagionale e potrebbe avere potenzialità anche nel contesto del disturbo bipolare. La luce agisce attraverso gli occhi per regolare l’orologio biologico situato nel nucleo soprachiasmatico del cervello, influenzando i ritmi circadiani e, di conseguenza, l’umore.
In conclusione, la scoperta di un secondo orologio biologico associato ai neuroni dopaminergici offre nuove prospettive nella comprensione e nel trattamento del disturbo bipolare. Ulteriori ricerche sono necessarie per approfondire i meccanismi coinvolti e sviluppare interventi terapeutici mirati che possano migliorare la qualità della vita delle persone affette da questa complessa patologia.