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Ospedale e territorio, punteggi del Ministero da assistenza a prevenzione: 13 Regioni ok su tutta la linea

Il Servizio Sanitario Nazionale si trova davanti al bivio, come evidenziato dal monitoraggio annuale del Ministero della Salute sui livelli essenziali di assistenza (Lea). Se da un lato l’assistenza ospedaliera mostra segnali di miglioramento, la prevenzione e le cure territoriali continuano a rappresentare un punto critico. Solo tredici Regioni e Province Autonome sono riuscite a raggiungere la sufficienza in tutte le aree monitorate: prevenzione, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. Queste sono Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna.

Il quadro che emerge dall’analisi è complesso. Da un lato c’è la Regione Veneto che si distingue per un punteggio medio di 96 su 100, scalzando l’Emilia-Romagna dalla vetta della classifica grazie a un significativo miglioramento nell’area della prevenzione. Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità del Veneto, ha così commentato: “È il risultato di un grande lavoro di squadra, che ci rende particolarmente orgogliosi, perché attesta l’efficienza, la professionalità, le capacità organizzative di un sistema sanitario di qualità e in crescita”. Questo commento mette in luce l’importanza del lavoro collettivo e della gestione efficace nel garantire servizi di alta qualità.

Tuttavia, non tutte le Regioni possono vantare simili successi. L’Emilia-Romagna, pur rimanendo nelle posizioni al vertice, ha registrato un calo di 2,4 punti a causa di un brusco arretramento nell’assistenza territoriale. La Lombardia, con un calo di 4,64 punti, è scesa dal quarto al sesto posto, una chiara indicazione che nemmeno le Regioni tradizionalmente virtuose possono sedersi sugli allori. La Regione Lazio ha visto un arretramento in un segmento ben preciso, nel senso che i progressi nell’assistenza ospedaliera sono mantenuti, ma non sono sufficienti a compensare le lacune nelle altre aree, secondo quanto riscontrato.

Quattro Regioni, tra cui Valle D’Aosta, Abruzzo, Calabria e Sicilia, non hanno raggiunto la sufficienza in due delle tre aree monitorate, mentre altre (P.A.Bolzano, Liguria, Molise, Basilicata) sono sotto la soglia limite in una sola area. Questo scenario mette in luce le disparità regionali e le difficoltà che il sistema sanitario italiano deve affrontare, specialmente in un momento in cui, superata la pandemia, le strutture e le risorse disponibili faticano a recuperare il pregresso.

La Basilicata, ad esempio, ha registrato un calo di 6,47 punti, un dato che richiede una riflessione approfondita e interventi mirati per migliorare la situazione. I margini di crescita comunque si stanno registrando.“Il dato più importante per noi è il significativo miglioramento nelle aree prevenzione e ospedaliera”, ha commentato Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana. Tuttavia, come evidenziato, il sottofinanziamento da parte del Governo continua a gravare sui conti della sanità pubblica, rendendo difficile un equilibrio sostenibile.

Nonostante le difficoltà, ci sono anche esempi incoraggianti. Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, ha sottolineato come la sua Regione, un tempo fanalino di coda in Italia per livelli essenziali di assistenza, oggi si trovi tra le più virtuose: “Migliora la qualità dei servizi sanitari erogati in Puglia per il quarto anno consecutivo”. Questo tipo di testimonianza è fondamentale per comprendere come l’impegno delle istituzioni locali e l’ottimizzazione delle risorse possano portare a risultati tangibili.

Un netto miglioramento è stato registrato anche dalla Sardegna, che ha guadagnato in media 8,63 punti, mentre la Calabria, sebbene rimanga ultima in classifica, ha registrato un lieve progresso in tutte le aree dell’assistenza. Anche il Friuli Venezia Giulia, Molise, Umbria e Campania hanno registrato passi avanti.

Il monitoraggio del Ministero della Salute sottolinea che, nel complesso, l’area ospedaliera ha mostrato progressi, con solo la Valle d’Aosta in difficoltà nel raggiungere il punteggio minimo. La prevenzione, invece, continua a essere una nota dolente. Dopo il crollo subito a causa della pandemia, i segnali di recupero sono lenti e faticosi.

Un’area particolarmente impegnativa è quella delle cure territoriali. Le aspettative erano alte rispetto ai benefici derivanti dal riassetto delle cure primarie, ma i risultati attesi non si sono ancora manifestati. È fondamentale che tutte le Regioni investano in questo ambito, poiché una sanità efficace non può prescindere da un adeguato sistema di prevenzione e assistenza sul territorio.

Il Servizio Sanitario Nazionale si trova di fronte a sfide significative, e sebbene ci siano segni di miglioramento nell’assistenza ospedaliera, la strada da percorrere per garantire una sanità di qualità a tutti i cittadini è ancora lunga. La disparità tra le Regioni evidenziata dal monitoraggio del Ministero della Salute è un richiamo all’azione per un rinnovato impegno da parte delle istituzioni. Solo attraverso una strategia integrata che unisca assistenza ospedaliera, prevenzione e cure territoriali sarà possibile garantire un sistema sanitario equo, efficace e sostenibile per tutti gli italiani.

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