In un contesto sociale ed economico in continua evoluzione, l’argomento del congelamento degli ovociti sta guadagnando sempre più attenzione in Italia. Secondo dati raccolti dal gruppo Genera, il numero di donne che scelgono di preservare la loro fertilità attraverso mediante crioconservazione degli ovociti è aumentato di quasi il 50% nell’ultimo anno. Questo fenomeno, è noto come social freezing.
Il social freezing rappresenta una risposta alle sfide che molte donne affrontano: bilanciare aspirazioni professionali, stabilità economica e la ricerca di un partner adatto. In un mondo in cui il matrimonio e la maternità non sono più considerati una priorità nei primi anni della vita, la possibilità di congelare gli ovociti offre una sorta di sicurezza: un modo per mettere da parte il patrimonio genetico per poi utilizzare i gameti in un secondo momento, quando le circostanze saranno favorevoli.
“Le donne italiane sono sempre più inclini alla crioconservazione degli ovociti”, ha scritto Alberto Vaiarelli, ginecologo e responsabile medico-scientifico del centro Genera di Roma. Questo cambiamento di mentalità è significativo, soprattutto considerando che, tradizionalmente, la maternità era vista come un passo inevitabile nella vita di una donna.
Le motivazioni che portano le donne a considerare il social freezing sono molteplici. Molte si trovano in una fase della vita in cui non possono o non vogliono avere figli, ma desiderano comunque salvaguardare la propria capacità riproduttiva. Malattie come il cancro, che possono compromettere la fertilità, sono una delle ragioni più comuni per cui le donne si rivolgono alla crioconservazione. Tuttavia, la maggior parte delle richieste proviene da donne sane che semplicemente desiderano essere previdenti.
“Nel corso di quest’anno abbiamo visto aumentare le richieste di accedere a questa procedura”, continua Vaiarelli. “Questa opzione consente di mettere da parte un tesoretto di ovociti che potranno poi essere utilizzati se, eventualmente, negli anni si avranno problemi nel concepimento naturale”. Si tratta di una prospettiva che offre conforto e sicurezza in un periodo in cui l’incertezza è la norma.
Attualmente, le procedure di congelamento degli ovociti rappresentano solo una piccola frazione dei cicli di procreazione medicalmente assistita (PMA) effettuati nei centri Genera, pari a meno del 10%. Parte di questo fenomeno è attribuibile ai costi elevati associati alla procedura, poiché i farmaci e le spese sono a carico del paziente.
Inoltre, molti centri pubblici offrono il congelamento ovocitario solo per casi oncologici, limitando significativamente l’accesso per le donne che desiderano utilizzare questa opzione per motivi non medici. Nonostante ciò, sono sempre più numerose le donne che vengono indirizzate a questo percorso dai loro medici di famiglia o ginecologi di fiducia.
La capacità riproduttiva di una donna può essere compromessa da terapie tossiche per il sistema riproduttivo (dette gonadotossiche) per patologie oncologiche, come il tumore della mammella, cancro dell’ovaio, neoplasie del collo dell’utero, per patologie sistemiche o per malattie ginecologiche come l’endometriosi severa che, pur essendo una malattia benigna, può compromettere la riserva ovarica. Inoltre, l’1% delle donne può essere esposto a un rischio genetico di menopausa precoce che può insorgere prima dei 40 anni. Ma tra le indicazioni alla crioconservazione ovocitaria per la preservazione della fertilità femminile, rientrano anche quelle più personali (social freezing) che interessano donne che per vari motivi decidono di posticipare la ricerca di una gravidanza. Nei centri arrivano per la maggior parte donne che optano per questo trattamento proprio per motivi personali. “Ricordiamo che l’efficacia della crioconservazione ovocitaria dipende soprattutto dall’età e dalla riserva ovarica (numero di ovociti a disposizione), motivo per il quale – avverte lo specialista- consigliamo di procedere entro i 35 anni di età, lasciando poi alla valutazione del medico l’opportunità di procedere oltre questa soglia”.
Nella giornata dell’8 marzo, Festa della Donna, il gruppo Genera aprirà le porte dei suoi centri a Roma, Napoli, Umbertide, Marostica e Torino, si legge in un comunicato, per una prima visita gratuita sia di coppia.
congelamento degli ovociti in tre step
La procedura di congelamento ovocitario avviene in tre momenti.
1.Stimolazione ormonale controllata
Stimolazione ormonale attraverso punture sottocutanee che verranno associate a un monitoraggio ecografico per valutare la crescita follicolare a partire dal 2°-3° giorno del ciclo (per un totale di 3-4 ecografie nell’arco di 12 giorni).
2.Prelievo degli ovociti
Il prelievo ovocitario viene effettuato in regime di day hospital, in sala operatoria, con una sedazione leggera o anestesia locale per via transvaginale. Durante la procedura vengono aspirati i follicoli con un diametro superiore a 14 millimetri. Dopo un’osservazione di 2-3 ore, è possibile tornare a casa.
3.Crioconservazione
Dopo il prelievo ovocitario, gli ovociti maturi ottenuti vengono crioconservati mediante una tecnica chiamata vitrificazione. Si tratta di una metodica validata che consente di conservare gli ovociti in azoto liquido a bassissime temperature (-196°C) senza procurare alcun danno, indicata come il gold standard tra le metodiche di preservazione delle fertilità femminile.