Martina Verrienti (endocrinologa): “Il nostro centro segue i pazienti con un approccio integrato e condiviso”.
L’innovazione organizzativa in sanità non si limita all’introduzione di nuove tecnologie o alla digitalizzazione dei processi, ma si concretizza soprattutto nella capacità del sistema sanitario di coordinare risorse, competenze e professionisti per offrire un’assistenza efficace e personalizzata. Un esempio virtuoso è rappresentato dalla presa in carico dell’orbitopatia basedowiana, patologia rara ma estremamente impattante sia dal punto di vista clinico che psicologico. A parlarne è stata la Dottoressa Martina Verrienti, Dirigente Medico di Endocrinologia e Malattie del Ricambio, intervistata da Mondosanità durante un evento dedicato all’innovazione in sanità. “Nel nostro centro – ha spiegato Verrienti – è attivo un team multidisciplinare dedicato alla gestione dei pazienti affetti da thyroid eye disease. Oltre all’endocrinologo, il percorso coinvolge figure specialistiche come l’oculista, l’ortottista, il chirurgo dell’orbita (nel nostro caso maxillo-facciale), il neurofisiologo, il neuroradiologo e il radioterapista.”
Un lavoro di squadra per risposte più efficaci
L’integrazione tra discipline consente non solo una diagnosi più accurata e tempestiva, ma anche la possibilità di offrire trattamenti coordinati, riducendo i tempi di attesa e migliorando l’esperienza del paziente. “Ogni mese – ha aggiunto Verrienti – si tengono riunioni multidisciplinari, anche da remoto, per condividere i casi più complessi e pianificare i percorsi terapeutici. Inoltre, quando possibile, organizziamo visite congiunte tra specialisti, così da offrire al paziente un consulto completo, basato su una visione condivisa.”
Innovazione organizzativa in sanità: il valore dell’esperienza integrata
L’orbitopatia basedowiana richiede una presa in carico continuativa e una forte capacità di coordinamento tra professionisti. Non si tratta solo di curare, ma di accompagnare il paziente lungo un percorso spesso lungo e complesso, dove ogni fase – dalla diagnosi alla riabilitazione – richiede competenze specifiche e aggiornate. “I nostri pazienti sono numerosi – ha concluso Verrienti – e il percorso non è mai semplice. Ma grazie al lavoro integrato del team, riusciamo a prenderci cura di loro con attenzione, competenza e, soprattutto, con tanta pazienza.”





