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Pazienti fragili, vaccini strumento più efficace. Ecco perché conviene proteggersi per tempo

In un’epoca segnata da un progressivo invecchiamento demografico e da una crescente incidenza di patologie respiratorie, la prevenzione vaccinale si conferma lo strumento più efficace per tutelare la nostra salute. Eppure, in Italia, le coperture restano drammaticamente indietro, nonostante l’evidenza scientifica e le raccomandazioni internazionali. Il risultato è un sistema sotto pressione, con costi sanitari e sociali in crescita, e una popolazione ancora troppo esposta a rischi evitabili.

I dati parlano da soli. La copertura del vaccino antinfluenzale tra gli over-65 è scesa al 52,5%, ben lontana dal target minimo del 75% fissato dall’OMS e distante dai livelli dei Paesi del Nord Europa, che oscillano tra il 70% e il 78%. Ancora più preoccupante è la situazione del vaccino anti-COVID: nella stagione 2024-2025, solo il 4,5% degli over-60 ha ricevuto la dose, contro il 50-60% registrato in Scandinavia. Il vaccino antipneumococcico si ferma sotto il 30%, a fronte di un obiettivo del 75%. E sul fronte del virus respiratorio sinciziale (RSV), nonostante la disponibilità del vaccino, manca ancora una campagna nazionale strutturata per gli adulti. Un esempio virtuoso arriva dalla Scozia, dove l’introduzione della vaccinazione contro l’RSV nei cittadini tra i 75 e i 79 anni ha ridotto le ospedalizzazioni del 62,1% già nel primo anno.

Durante l’incontro “Infezioni respiratorie: impatti sull’healthy ageing e costi del SSN”, promosso da The European House – Ambrosetti con il contributo non condizionante di Pfizer, esperti e istituzioni hanno tracciato un quadro oggettivo: la prevenzione vaccinale è un fattore strategico per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Oltre ai benefici clinici, i vaccini offrono vantaggi economici significativi. Secondo le stime, il raggiungimento del 50% di copertura per influenza, pneumococco, COVID-19 e RSV genererebbe risparmi pari a 1 miliardo di euro l’anno, cifra che salirebbe a oltre 2 miliardi con coperture vicine al 95%.

“Il Calendario Vaccinale per la Vita ha aggiornato pochi mesi fa le proposte di offerta ‘ideale’ di vaccinazioni per tutte le età”, ha spiegato Paolo Bonanni, Coordinatore del Board del Calendario per la Vita e Professore di Igiene all’Università di Firenze. “Le principali novità includono la richiesta di offrire finalmente la vaccinazione contro meningococco B anche all’adolescenza, azioni per incrementare le coperture per HPV, l’introduzione dei nuovi vaccini pneumococcici ad alta valenza per bambini e adulti, e due nuovi capitoli su COVID e RSV, fondamentali per estendere la protezione contro patologie molto pericolose, specialmente per anziani e malati cronici”.

Ma mentre l’offerta vaccinale si arricchisce, la domanda resta debole. La fiducia dei cittadini è un nodo cruciale. Negli ultimi dieci anni è aumentata la quota di popolazione che si dichiara “molto” o “abbastanza” fiduciosa nella vaccinazione (dal 22,4% al 42,9%), ma è cresciuta anche – seppur in misura minore – quella di chi dichiara “poca” o “nessuna” fiducia (dal 16,6% al 18%). Tra gli over-60 e over-65, circa un quarto non intende vaccinarsi contro le infezioni respiratorie, spesso per una percezione errata del rischio. Tuttavia, una parte consistente della popolazione oggi indecisa (tra il 21% e il 43%) si dice pronta a rivedere la propria posizione se ricevesse informazioni più chiare e affidabili.

La comunicazione si conferma dunque un elemento strategico. Il 42% degli italiani lamenta confusione informativa, e oltre un terzo chiede campagne istituzionali più frequenti, con linguaggio semplice e affidate a esperti. “C’è ancora molto da fare per sviluppare una comunicazione ed educazione efficace circa l’importanza delle vaccinazioni per prevenire le infezioni respiratorie”, ha evidenziato Guendalina Graffigna, professore ordinario di Psicologia dei Consumi e della Salute all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. “L’obiettivo non solo deve essere quello di innovare i canali di comunicazione, ma anche di essere presenti nei ‘touch-point’ della vita quotidiana delle persone, come i centri di aggregazione, i supermercati, le piazze, le farmacie di quartiere. E si tratta di parlare alle diverse generazioni e ai diversi target, ma in modo più personalizzato, a fronte di un ascolto più capillare delle preoccupazioni, esigenze e aspettative”.

Sul fronte organizzativo, le aziende sanitarie hanno fatto concreti passi avanti: il 70,7% utilizza la chiamata attiva dei cittadini, quasi la metà ha aperto nuovi hub vaccinali e oltre un quarto ha ampliato la rete territoriale. Tuttavia, solo l’8,3% ha investito in sistemi digitali per prenotazioni e monitoraggio, e appena il 37,6% ha avviato programmi di recupero dei soggetti inadempienti.

Un presidio centrale restano i medici di famiglia: il 96,2% somministra il vaccino antinfluenzale, il 94,9% l’antipneumococcico, ma la quota scende al 75,9% per il vaccino anti-COVID. “Negli ultimi anni, a fronte di un invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle patologie croniche, stiamo assistendo a un progressivo allontanamento dei cittadini dalle vaccinazioni”, ha ribadito Lara Morelli, Vice Segretario FIMMG Roma. “Dobbiamo far sì che i pazienti tornino a fidarsi della scienza. Per fare ciò è fondamentale che da noi medici, sia di medicina generale che specialisti, arrivi un messaggio univoco che proponga al paziente un programma vaccinale specifico, cucito come un abito sartoriale sulle necessità del singolo assistito”.

Accanto ai medici, le farmacie si sono dimostrate un valido supporto alle strutture vaccinali pubbliche. “La capillarità della rete, l’elevata professionalità dei farmacisti, l’ampiezza degli orari di apertura e il collegamento informatico alle piattaforme pubbliche sono elementi chiave”, ha sottolineato Michele Pellegrini Calace, Segretario nazionale di Federfarma. “Il modello operativo adottato durante la pandemia è stato esteso anche alla vaccinazione antinfluenzale e ad altre vaccinazioni similari, come Herpes Zoster e HPV nelle Marche, antipneumococcica in Lombardia. Tutto questo contribuisce ad ampliare le coperture vaccinali, con benefici sia per i cittadini, sia per il Servizio Sanitario Nazionale”.

L’Italia deve cambiare passo. Con oltre un terzo della popolazione che nel 2050 avrà più di 65 anni, è urgente rafforzare la prevenzione, superare le barriere organizzative e culturali, e rilanciare le campagne vaccinali. Le priorità sono chiare: istituire un’anagrafe vaccinale nazionale, aggiornare il calendario vaccinale includendo nuove immunizzazioni, pubblicare tempestivamente le circolari ministeriali, potenziare la comunicazione, facilitare l’accesso ai vaccini e promuovere protocolli territoriali per proteggere i soggetti più fragili. Il nodo cruciale non è solo organizzativo, ma culturale: senza fiducia, trasparenza e comunicazione efficace, nessuna strategia vaccinale potrà davvero funzionare.

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