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Da un anticorpo monoclonale speranze per chi convive con la sclerosi multipla recidivante

Presentati al congresso Ectrims i dati aggiornati su Ofatumumab di Novartis. Efficacia, sicurezza e somministrazione domiciliare.

Per chi convive con la Sclerosi Multipla Recidivante (SMR), ogni giorno è una scommessa. La malattia, che colpisce il sistema nervoso centrale, può manifestarsi con ricadute improvvise e progressivo peggioramento delle funzioni cognitive e motorie. In Italia, riguarda circa 144.000 persone, con oltre 3.600 nuovi casi ogni anno, soprattutto tra i giovani adulti. E proprio per loro, arrivano buone notizie dal Congresso ECTRIMS di Barcellona, dove Novartis ha presentato nuovi dati su ofatumumab, un farmaco che sta offrendo risultati definiti molto interessanti.

Lo studio ARTIOS ha coinvolto pazienti che non rispondevano più alle terapie orali tradizionali. Dopo il passaggio a ofatumumab, oltre il 90% ha mostrato un controllo completo della malattia: niente nuove lesioni, niente ricadute, niente peggioramenti. In termini tecnici si parla di NEDA-3, ma per chi affronta la SM ogni giorno, significa semplicemente vivere meglio, con meno paura e più stabilità.

“Abbiamo visto che ofatumumab può davvero fare la differenza, soprattutto se introdotto presto e mantenuto nel tempo”, ha spiegato la dottoressa Elena Colombo, responsabile del Centro Sclerosi Multipla della Fondazione Mondino di Pavia. “È un trattamento ad alta efficacia che si può somministrare a casa, con un’iniezione sottocutanea. Questo semplifica molto la vita dei pazienti, che non devono più recarsi frequentemente in ospedale”.

Anche lo studio ALITHIOS, che ha seguito pazienti appena diagnosticati per sette anni, conferma i benefici: oltre il 90% ha mantenuto il controllo della malattia, con un basso numero di ricadute e un buon profilo di sicurezza. Non sono emersi nuovi effetti collaterali, e la qualità della vita è rimasta stabile.

La Sclerosi Multipla è una malattia complessa, che può presentarsi in diverse forme. Quella recidivante-remittente è la più comune, e si caratterizza per fasi di peggioramento seguite da periodi di recupero. Ma nel tempo, se non trattata adeguatamente, può portare a un accumulo di disabilità. Ecco perché è fondamentale intervenire presto, con terapie efficaci e sostenibili.

“L’evoluzione delle cure ci permette oggi di essere più precisi e tempestivi”, ha dichiarato Paola Coco, responsabile medico di Novartis Italia. “Il nostro impegno è quello di continuare a studiare soluzioni che rispondano ai bisogni reali delle persone, offrendo non solo efficacia, ma anche praticità e sicurezza”.

Per chi convive con la SM, ogni passo avanti nella ricerca è una boccata d’aria. Ofatumumab non è solo un farmaco: è una possibilità concreta di vivere meglio, con meno ricadute, meno ospedalizzazioni e più autonomia. E in una malattia che tocca ogni aspetto della vita — dal lavoro alle relazioni, dalla mobilità alla serenità mentale — questo può fare davvero la differenza.

La strada è ancora lunga, ma i dati presentati al Congresso ECTRIMS segnano un punto importante: la Sclerosi Multipla si può affrontare con strumenti sempre più efficaci, e ogni paziente ha il diritto di ricevere cure che migliorino davvero la sua quotidianità.

Ofatumumab è un trattamento pensato per le persone adulte che soffrono di sclerosi multipla recidivante, un andamento a fasi alterne caratterizzato da sporadici peggioramenti seguiti da prolungati periodi di recupero e stabilizzazione. La terapia consiste di un anticorpo monoclonale, progettato per agire in modo mirato su un tipo specifico di cellule del sistema immunitario: le cellule B. Queste cellule, se troppo attive, possono contribuire alla progressione verso la disabilità. La terapia si somministra una volta al mese tramite una semplice iniezione sotto la pelle, che il paziente può fare da solo a casa. Le prime tre dosi (nelle settimane 0, 1 e 2) vengono iniziate sotto la supervisione di un medico o infermiere. Grazie al suo meccanismo, Ofatumumab agisce soprattutto nei linfonodi, dove è importante ridurre le cellule B coinvolte nella malattia, ma senza danneggiare quelle utili presenti in altri organi come la milza. Ad agosto 2025, questo farmaco è stato approvato in oltre 90 Paesi, somministrato a più di 150mila pazienti.

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