Un modello multidisciplinare unico in Europa porta l’Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano tra i centri di riferimento per la chirurgia robotica oncologica.
La chirurgia robotica oncologica si conferma uno degli strumenti più innovativi nella lotta ai tumori. In appena dodici mesi, la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano ha raggiunto il traguardo straordinario di 500 interventi robotici, raddoppiando l’obiettivo iniziale fissato a 250. Un risultato che colloca l’INT tra i centri più avanzati in Europa per la rapidità e la qualità con cui la tecnologia robotica è stata adottata e integrata.
Approccio multidisciplinare con sette specialità coinvolte
La piattaforma robotica Da Vinci Xi, donata da Veronica Gusa de Dragan, è oggi utilizzata da ben sette specialità: oncologia chirurgica urologica, chirurgia epato-gastro-bilio-pancreatica, chirurgia colon-rettale, chirurgia dei sarcomi, chirurgia della testa e collo, ginecologia oncologica e chirurgia toracica. “Non si tratta solo di numeri – spiega Nicola Nicolai, responsabile di Oncologia Chirurgica Urologica –, ma della capacità di fare squadra e condividere conoscenze. Grazie alla collaborazione tra discipline, abbiamo reso possibili anche interventi combinati, sempre con il paziente al centro”. Il coordinamento strategico è stato guidato da Alessandro Gronchi, direttore della Chirurgia dei Sarcomi e del Dipartimento di Chirurgia, che ha organizzato la distribuzione e la gestione della tecnologia robotica all’interno dell’Istituto.
Chirurgia robotica oncologica: tecnologia al servizio del paziente
Per l’Istituto Nazionale dei Tumori la chirurgia robotica oncologica non è un fine, ma un mezzo per offrire cure personalizzate. “Non tutti i tumori devono essere trattati con il robot – sottolinea Nicolai –: ci sono procedure che richiedono chirurgia open complessa o laparoscopia avanzata. L’importante è utilizzare la tecnologia nei casi in cui offre un reale valore aggiunto”. “La chirurgia robotica – aggiunge Gronchi – permette di rendere meno invasivi interventi standard, ma l’obiettivo resta sempre la guarigione dal tumore. Grazie al lavoro interdisciplinare, possiamo ridefinire continuamente il confine tra chirurgia tradizionale e mininvasiva, garantendo ai pazienti la migliore qualità di vita”.
Formazione e organizzazione: la chiave dei 500 interventi
Il traguardo è stato possibile grazie a un programma formativo che ha coinvolto chirurghi, anestesisti, infermieri, ingegneri clinici e servizi tecnici. Un lavoro corale che ha permesso di ottenere performance elevate fin dall’inizio. “Questo successo – conclude Isacco Montroni, direttore della Chirurgia Colon-Rettale – è frutto di una squadra che ha creduto in un modello di eccellenza e lo ha reso operativo in tempi rapidissimi”.





