L’indagine di IQVIA Italia su 180 oncologi rivela che psicologi, nutrizionisti e fisioterapisti sono presenti nella maggior parte dei centri, ma vengono utilizzati solo dal 50-60% delle donne. Le Breast Unit si confermano il modello più efficace e umano nella cura del tumore al seno.
La cura del tumore al seno non può più limitarsi alla chirurgia o alle terapie farmacologiche: servono percorsi integrati e continui che tengano conto della persona nella sua interezza — corpo, mente ed emozioni. È quanto emerge da una recente indagine condotta da IQVIA Italia su un campione di 180 oncologi, che conferma l’importanza delle Breast Unit come modello di riferimento per la presa in carico delle donne con carcinoma mammario. Queste strutture multidisciplinari, introdotte in Italia nel 2014 in linea con le raccomandazioni europee, garantiscono un approccio coordinato e personalizzato, capace di migliorare la qualità della vita e aumentare la sopravvivenza, anche nelle fasi più avanzate della malattia.
Efficacia e umanizzazione delle cure
Le Breast Unit rappresentano oggi una realtà consolidata: oltre l’80% dei centri oncologici italiani ne dispone, ma i benefici concreti si vedono soprattutto dove il lavoro di équipe è realmente integrato. Studi recenti mostrano che le pazienti trattate in Breast Unit hanno una qualità della vita superiore del 10% rispetto a quelle seguite in reparti non specializzati. La sopravvivenza a lungo termine può aumentare fino al 20%, grazie a un percorso che accompagna la donna in ogni fase — dalla diagnosi alla chirurgia, dalla terapia alla riabilitazione. L’approccio multidisciplinare permette di ridurre il rischio di recidiva, migliorare la gestione degli effetti collaterali e garantire un’assistenza più umana. Per le pazienti metastatiche, la presenza di un team dedicato rappresenta un pilastro fondamentale per mantenere stabilità clinica, aderenza terapeutica e benessere psicologico.
Servizi disponibili ma ancora poco utilizzati
Nonostante i progressi, l’indagine IQVIA evidenzia un divario tra offerta e reale utilizzo dei servizi di supporto.
Il supporto psicologico è disponibile nell’84% dei centri, ma solo il 50% delle pazienti ne usufruisce. La consulenza nutrizionale è presente nell’87%, ma vi accede appena il 60% delle donne. La fisioterapia post-operatoria, pur disponibile nel 75% dei casi, viene utilizzata da poco più della metà delle pazienti. Nei centri non specializzati, il supporto extra-oncologico resta spesso “on demand”, lasciato all’iniziativa individuale. Questo evidenzia la necessità di integrare in modo strutturato i servizi di sostegno psicologico e nutrizionale nel percorso terapeutico del tumore al seno, aumentando anche il numero di ore settimanali dedicate allo psico-oncologo e ai colloqui rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale.
Numeri e nuove prospettive per le donne italiane
Con oltre 54.000 nuove diagnosi nel 2024 e 925.000 donne in trattamento o follow-up, il tumore al seno resta la neoplasia più diffusa in Italia. La sopravvivenza a cinque anni ha raggiunto il 95%, ma circa il 6-7% delle diagnosi avviene in fase metastatica. Oggi, circa 37.000 donne convivono con una forma metastatica, per lo più tra i 60 e i 70 anni. Le nuove terapie hanno cambiato le prospettive: gli inibitori delle chinasi ciclina-dipendenti (CDK) sono oggi prescritti nel 42% dei casi HR-positivi e HER2-negativi, mentre le terapie target anti-HER2 vengono utilizzate nel 38% dei casi. Questi trattamenti personalizzati, basati sul profilo molecolare della malattia, stanno migliorando la qualità della vita e la sopravvivenza anche nelle fasi più avanzate.
Verso un nuovo standard nazionale
I risultati dell’indagine IQVIA ribadiscono l’urgenza di rendere il modello delle Breast Unit lo standard nazionale per la gestione del tumore al seno. Integrare sistematicamente il lavoro dei diversi specialisti — oncologo, chirurgo, nutrizionista, fisioterapista e psico-oncologo — è la chiave per offrire cure efficaci e al tempo stesso umane. Il tumore al seno non è solo una battaglia clinica, ma anche una sfida di equità, accesso e umanizzazione. Estendere il modello Breast Unit su tutto il territorio significa garantire continuità terapeutica, supporto psicologico e qualità della vita per ogni donna, in ogni fase della malattia.





