Il nomenclatore tariffario delle prestazioni di specialistica ambulatoriale è attualmente sospeso in un limbo di incertezza, a seguito della decisione del Tar del Lazio di sospendere il nuovo decreto tariffario entrato in vigore a fine 2024 annullando il decreto del 25 novembre 2024. La sentenza n. 16381/2025, e altre hanno stabilito la necessità di rifare il tariffario, accogliendo i ricorsi presentati. Le sentenze emesse nel settembre 2025, hanno accolto i ricorsi presentati da associazioni e operatori del settore contro il nuovo tariffario per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica, entrato in vigore a gennaio 2025. Le tariffe stabilite dal Ministero sono state giudicate troppo basse rispetto ai costi reali sostenuti dalle strutture sanitarie. Il Tar ha quindi stabilito che il tariffario deve essere rifatto, accogliendo le richieste che chiedevano un adeguamento più congruo delle tariffe
Di conseguenza lo stato attuale del tariffario è in evoluzione e dipenderà dall’esito delle decisioni giudiziarie, che potrebbero portare a una sua eventuale modifica o conferma.
La situazione è insomma complessa: il provvedimento un anno fa aveva aggiornato le tariffe per la specialistica ambulatoriale e l’assistenza protesica dopo oltre vent’anni ma le associazioni di categoria e i laboratori hanno impugnato la decisione, contestando l’adeguatezza delle tariffe e la fretta con cui sono state introdotte.
Le Regioni, chiamate ad applicare la norma, si trovano in una situazione di incertezza, con alcune che hanno già adottato i nuovi codici e altre che attendono la decisione definitiva e collegiale del Tar che potrebbe segnare un punto di svolta e fare definitivamente chiarezza.
Sulla questione interviene l’Uap (Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata), tramite la sua presidente, Mariastella Giorlandino, (Uap) puntando il dito sulla insostenibilità del tariffario: “Il sistema non regge più – avverte – le tariffe restano scollegate dai costi reali delle prestazioni, imponendo a ospedali, poliambulatori e strutture accreditate di operare in perdita. Tariffe così basse compromettono la tenuta economica del sistema, pubblico e privato, riducendo la qualità e la continuità dell’assistenza ai cittadini”. Secondo Uap, le tariffe sanitarie oggi in vigore, fissate dal decreto del 25 novembre 2024 e annullate dal Tar del Lazio “restano scollegate dai costi reali delle prestazioni, imponendo a ospedali, poliambulatori e strutture accreditate di operare in perdita”.
“Le tariffe sottostimate – avverte l’Uap – danneggiano l’intero Servizio sanitario nazionale: le strutture pubbliche si trovano a dover ridurre attività e personale per contenere costi non coperti; le strutture accreditate non riescono più a sostenere i volumi richiesti dal Ssn; i cittadini rischiano di trovarsi davanti a tempi più lunghi e servizi ridotti. La stessa sentenza del Tar – ricorda l’associazione – ha accertato che il decreto tariffario è viziato da errori di metodo e di istruttoria. Tuttavia, a distanza di settimane, il ministero non ha ancora avviato la procedura di revisione, aggravando l’incertezza di migliaia di operatori sanitari. Il diritto alla salute non può poggiare su tariffe irrazionali e non aggiornate. La sanità pubblica e quella accreditata non possono continuare a lavorare in perdita”.
Gli stanziamenti nel Ddl Bilancio 2026 “sono un segnale positivo, ma serve avviare subito la revisione, senza attendere”, esorta Uap. L’associazione “accoglie con favore la previsione, contenuta nell’articolo 67 del disegno di legge di Bilancio 2026, di nuove risorse destinate all’adeguamento delle tariffe”. Ma “sollecita il ministero della Salute ad adempiere senza ulteriori ritardi alla sentenza del Tar: avviando immediatamente la revisione del nomenclatore tariffario; convocando i tavoli tecnici con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative e le principali strutture di diagnosi, ricovero e cura, pubbliche e private accreditate; e richiedendo al Mef, una volta approvata la legge di Bilancio, la messa a disposizione dei fondi necessari a coprire le nuove tariffe, così che possano essere impegnati già nei primi mesi del 2026”. Per l’Uap “non c’è più tempo. Ogni giorno di rinvio erode risorse, fiducia e qualità. E’ necessario aggiornare subito le tariffe, perché la sostenibilità economica è la condizione minima per garantire la salute dei cittadini”.





