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Funghi, decine di intossicati in tutta Italia


Per quelli raccolti le Asl offrono consulenze micologiche gratuite.

Funghi dall’aspetto invitante spuntati in giardino e raccolti dopo le piogge autunnali, altri regalati da amici e parenti consumati senza sapere nulla della loro provenienza. Oppure innocui chiodini presi sotto i tronchi in una passeggiata nei boschi, magari comprati dall’ ortolano e dunque sicuri ma tuttavia cucinati in maniera errata. E ancora: specie ritenute commestibili e collocate tra i non velenosi ma soltanto con il sommario setaccio di Google lens. E’ la mancanza prudenza il comune denominatore delle decine di intossicazioni da funghi velenosi registrati in queste ultime settimane lungo tutto lo stivale. Data a fine ottobre la morte di un’anziana 80enne di Ostuni e della intossicazione della figlia 56enne ricoverata d’urgenza nel reparto di Nefrologia ed Emodialisi dell’ospedale “Perrino” di Brindisi. Entrambe avevano consumato i funghi raccolti e preparati in casa. L’anziana, più fragile, aveva accusato i primi sintomi alcuni giorni dopo. Dopo l’accesso in pronto soccorso l’anziana donna si era sentita meglio e aveva lasciato il nosocomio contro il parere dei sanitari. La latenza rispetto al tempo di assunzione dei gravi danni renali ed epatici delle tossine dei funghi velenosi è infatti tipico e si presenta dopo la risoluzione dei sintomi acuti gastrointestinali. A seguito del decesso la figlia è stata ricoverata e trattata con specifici antidoti. Anche in Toscana, dove lo scorso anno sono stati registrati circa 22 casi nelle ultime settimane sono stati registrati diversi casi di intossicazione dovuti al consumo di un particolare tipo di fungo chiamato Omphalotus olearius ovvero fungo dell’olivo. I sintomi sono stati gravi disturbi intestinali e la causa sembrerebbe la sua somiglianza con il noto galletto. La Regione ha pertanto rilanciato gli sportelli micologici gratuiti: i dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno infatti tecnici della prevenzione e altri specialisti micologi esperti nella corretta classificazione e certificazione dei funghi raccolti spontaneamente. Altri casi ad Ascoli Piceno dove quattro persone intossicate sono state salvate in ospedale dopo aver mangiato funghi raccolti da loro. Si sono presentati al Pronto soccorso con sintomi gravi e per fortuna è stata tempestivamente avviata la terapia specifica. Negli ultimi giorni sono stati addirittura 25 i casi segnalati da tutta la Campania al Centro antiveleni del Cardarelli di Napoli.
Nei terminali della struttura specialistica diretta da Romolo Villani, inserita in un network nazionale di 10 centri – si contano ben 25 casi di intossicazione in 5 giorni. Tanti ma per fortuna nessun avvelenamento letale. Per evitare il peggio gli specialisti del Cardarelli lanciano un appello alla prudenza: “Non mangiate i funghi raccolti autonomamente o ricevuti in regalo senza essere passati prima dal servizio micologici delle Asl che forniscono consulenze gratuite e in caso di sospetti di intossicazione chiedete aiuto al nostro centro”.

LE STORIE
C’è il caso della famiglia di un medico della provincia di Napoli che dopo aver mangiato funghi donati da uno zio accusa insieme a mamma, marito e figlia, i tipici sintomi di una intossicazione alimentare. Diarrea, dolore addominale: sintomi sfumati non tanto evidenti da preoccupare ma persistenti. Tanto che il giorno dopo in ospedale al camice bianco sorge un sospetto e chiama il centro antiveleni del Cardarelli. Scattano i controlli, sia sui funghi spediti al centro di riferimento regionale della Asl di Benevento (diretto da Silvana Malva) sia sulle urine dei pazienti alla ricerca delle proteine tossiche più pericolose. Nulla di preoccupante: si parla di intossicazione ma non di avvelenamento. Dopo 24 ore di osservazione la famiglia torna a casa. In un altro caso una coppia di coniugi napoletani consuma gli innocui chiodini ma li cucina in modo errato accusando vomito e diarrea. Fondamentale infatti sbollentarli in acqua salata per almeno 15-20 minuti prima di qualsiasi altra cottura. Un processo che elimina le tossine termolabili contenute in questi funghi. Accessi in pronto soccorso, ricoveri ma anche richieste di consulenze quelle arrivate al CAV del Cardarelli, da ospedali di altre provincie. Due i casi nel Cilento: una coppia di Polla giunta all’ospedale di Vallo da cui è partita la richiesta di consulenza al Cardarelli e un secondo caso di chiamata telefonica da Pisciotta dove due napoletani in soggiorno avevano raccolto e consumato funghi raccolti in giardino sulla scorta del parere di dottor Google. “L’avvelenamento da funghi – spiegano gli specialisti del Cardarelli – soprattutto da quelli simili ai chiodini come l’Amanita phalloides, è potenzialmente letale e colpisce fegato e reni. I sintomi iniziali compaiono dopo 12-48 ore, simili a una gastroenterite (nausea, vomito, diarrea, malessere), ma dopo una fase di apparente miglioramento possono subentrare gravi danni. Cruciale l’esame delle urine per identificare le sostanze chiave. Il danno, dopo un miglioramento apparente, può essere irreversibile o richiedere trattamenti intensivi a causa di insufficienza epatica e renale. Possono apparire ittero, convulsioni, coma epatico e insufficienza respiratoria. Uno degli antidoti a cui si ricorre è il trattamento con il cardo mariano, rimedio che un anno fa salvò una coppia che aveva consumato funghi velenosi raccolti nel parco del Monaldi. Un rimedio che va tuttavia usato in maniera corretta da personale esperto e con tempestività. Tra gli intossicati degli ultimi giorni anche un bambino napoletano di 13 anni trasferito dal Cardarelli al Santobono: anche in questo caso funghi raccolti in famiglia ma non comprati né controllati.
Come si riconosce un’intossicazione da funghi? “La sintomatologia è piuttosto evidente. Si va dalla classica nausea, al vomito, cefalea, dolori addominali, diarrea e malessere generalizzato ai problemi renali e neurologici per alcuni tipi di fungo – ricorda Anna Lanza, medico anestesista della struttura diretta da Villani – ma ciò di cui occorre tener conto è anche il periodo di latenza, più i segni tardano a manifestarsi e più è possibile che si sia in presenza di un problema serio. L’insorgere dei sintomi può avvenire dopo 12/18 anche 24 ore e in alcuni casi con una fase intermedia di benessere”.

LA STAGIONE
“La stagione dei funghi è appena iniziata –- eppure in pochi giorni al nostro Centro abbiamo le segnalazioni negli ultimi 5 giorni. Di funghi velenosi si muore, come nel caso dei funghi riconducibili alla famiglia delle amanite, ma sono anche molte altre le specie velenose la cui ingestione può causare danni epatici fino ad arrivare ad epatiti fulminanti e danni renali e neurologici. È importante, se reperiti autonomamente o avuti in regalo, avere una certificazione prima del consumo, che le Asl forniscono gratuitamente”. In presenza di una sospetta intossicazione occorre chiamare subito uno dei 10 centri antiveleni presenti in altrettante regioni italiane (vedi tabella) che forniscono supporto specialistico 24 ore su 24, incluso i giorni festivi.

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