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Alzheimer, individuato un meccanismo antistress per rallentare le malattie neurodegenerative

Da anni, la ricerca scientifica si dedica allo studio delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), cercando di capire come arrestare il loro progresso. Un discreto passo avanti è stato annunciato da un gruppo di esperti guidato dall’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha descritto un meccanismo antistress in grado di proteggere la proteina TDP-43, proteina che gioca un ruolo cruciale in queste malattie. Questo risultato, pubblicato sulla rivista Science Advances, offre nuove speranze per lo sviluppo di farmaci e terapie più efficaci.

Per comprendere
la scoperta, è fondamentale sapere cosa sia la proteina TDP-43. Questa proteina è presente in molte cellule del nostro corpo e ha la funzione di legare delle molecole chiamate RNA, che sono essenziali per la produzione di proteine e per il corretto funzionamento delle cellule. Tuttavia, nei pazienti affetti da SLA e Alzheimer, TDP-43 tende ad accumularsi in aggregati nocivi, danneggiando le cellule e contribuendo alla progressione della malattia. Questo fenomeno è conosciuto da circa vent’anni, e anno dopo anno si cerca di comprendere sempre meglio il meccanismo che potrebbe prevenirlo. Due anni fa, ad esempio, erano usciti (su Scientific Reports e su Brain) studi interessanti, dell’Istituto Mario Negri e dell’Ospedale San Raffaele di Milano, riguardanti proprio la proteina TDP-43 e il legame con l’enzima ciclofillina.

Come spiega Serena Carra, la ricercatrice che ha coordinato lo studio annunciato in questi giorni da Unimore, in condizioni di stress, la proteina TDP-43 perde la sua capacità di legare l’RNA. Questo porta a una situazione di instabilità per le cellule, che possono subire danni significativi. Tuttavia, in risposta a questo stress, il corpo attiva un meccanismo di protezione che, sebbene difettoso nei pazienti malati, potrebbe essere la chiave per prevenire l’accumulo nocivo della proteina.

Il meccanismo protettivo in questione è attivato da un enzima chiamato PIAS4. Questo enzima “etichetta” la proteina TDP-43, mantenendola stabile e prevenendo la sua aggregazione. In altre parole, PIAS4 aiuta a mantenere la TDP-43 funzionante anche in condizioni difficili, garantendo così la salute delle cellule.

Precisando meglio il ruolo di PIAS4, i ricercatori potranno ora pensare a come sviluppare farmaci che possano attivare o potenziare questo meccanismo di protezione. Questo rappresenta un cambiamento significativo rispetto ai metodi tradizionali di cura delle malattie neurodegenerative, che spesso si concentrano sul trattamento dei sintomi piuttosto che sulla causa alla base.

La collaborazione tra diverse istituzioni, come il Centro Internazionale per l’Ingegneria Genetica e la Biotecnologia di Trieste e l’Università di Roma, La Sapienza, mostra come il lavoro di squadra sia fondamentale nella ricerca scientifica. Unendo competenze e risorse, i ricercatori sono riusciti a fare ulteriori progressi, in maniera significativa.

In un momento in cui le malattie neurodegenerative rappresentano una sfida crescente per la salute pubblica, questa descrizione offre una nuova speranza. Riuscire a rallentare o prevenire l’accumulo di proteine dannose potrebbe migliorare la qualità della vita di milioni di persone in tutto il mondo. Sebbene ci sia ancora molta strada da fare, ci spingiamo verso una comprensione più profonda dei meccanismi all’origine delle malattie neurodegenerative. In definitiva, la scoperta del meccanismo antistress che protegge la proteina TDP-43 rappresenta una potenziale svolta nella lotta contro l’Alzheimer e la SLA.

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