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Asl Napoli 1: arrivano 15 milioni per il Museo degli Incurabili

Arrivano 15 milioni per il Museo degli Incurabili.
Cresce la rete degli ospedali storici italiani di Ascot.

Antiche e preziose tele, di cui alcune probabilmente dipinte da allievi di Leonardo, Cristi lignei di straordinaria fattura e conservati in maniera miracolosa, drappi, paramenti e reliquie antichissime riportati al loro splendore in un certosino, e ancora non completo, lavoro di restauro. Napoli, Asl Napoli 1, c’è da rimanere incantati di fronte ai tesori del complesso degli Incurabili che ieri, dopo decenni hanno tolto il velo in occasione della visita del presidente della Regione Vincenzo De Luca. Il governatore ha voluto vedere con i propri occhi le potenzialità di quello che è candidato a diventare un sito museale di livello internazionale per la cui realizzazione la Regione è chiamata a mettere nel piatto 15 milioni di euro. Una visita, dunque del vertice di palazzo Santa Lucia, per verificare in prima persona l’attività in corso, che punta alla classificazione e catalogazione di tuti i beni artistici conservati nel Complesso di Santa Maria del Popolo degli Incurabili nell’ambito del più vasto e articolato Museo delle Arti sanitarie guidato da Gennaro Rispoli. Un lavoro complesso, certosino, capillare, iniziato il 20 febbraio scorso con la mappatura, nell’attuale ubicazione dei beni ed oggetti d’arte presenti nel sito, anche per stabilire l’origine delle opere, gli autori, per definire gli step degli interventi di restauro, le tecniche, i tempi e le modalità per riportarle all’antico splendore. Lavori, per allestire il Museo degli Incurabili, che andranno di pari passo con il cantiere per la ristrutturazione edilizia del complesso che aprirà dal prossimo giugno a seguito dell’assegnazione della gara programmata agli inizi di aprile. Da spendere ci sono con 102 milioni di euro del Fondo Sviluppo e coesione a cui ne vanno aggiunti 5 del Pnrr da impiegare per la completa ristrutturazione del dell’antica struttura sanitaria e per la realizzazione, al posto del vecchio ospedale, sgomberato a causa dei dissesti degli anni scorsi, di un ospedale e una casa di comunità e altri servizi di supporto come un laboratorio di analisi e una unità di radiologia.
Ogni opera che sarà esposta nel museo è in corso di classificazione mediante rilievo fotografico georeferenziato di precisione, spolveratura e messa in sicurezza del bene da parte di restauratori specializzati e sofistiche procedure di bonifica di opere ed oggetti d’arte e di parti architettoniche lignee dagli agenti infestanti. Un lavoro che sarà attuato con l’ausilio di tecnici esperti di levatoru internazionale per l’acquisizione digitalizzata del bene artistico mediante scansione 3D, rilievo fotografico ad alta definizione, analisi a vista e strumentale dello stato di conservazione/degrado su tutti i beni, diagnostica non invasiva sui beni di rilevanza storico-artistica con specifiche problemi di conservazione, aggiornamento ed integrazione delle schede ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione presso il Ministero della Cultura). “Ogni opera – ha spiegato il manager della Asl Ciro Verdoliva – avrà una relazione e una scheda di pronto intervento secondo un format ministeriale per tipologia di materiale (pietre, tele, tessuti, ceramiche, metalli, materiale cartaceo e ligneo). “La Regione Campania nel 2016 ha conferito all’associazione “il Faro di Ippocrate”, titolare del Museo delle Arti Sanitarie e Storia della Medicina – ha aggiunto Rispoli – il compito di svolgere un’attività indirizzata a conoscere, promuovere, mappare, inventariare, catalogare e valorizzare i beni culturali e del patrimonio storico-sanitario situati nel territorio di pertinenza delle Asl napoletane, prevedendone la conservazione presso il predetto polo museale”. L’esperto incaricato dell’attività di catalogazione beni artistici è Cinzia Pasquali, presnete ieri alla visita e che ha diretto prestigiosi restauri in Italia, Francia, Nord Africa, Asia, Stati Uniti. La Galleria degli Specchi del Castello di Versailles, la Galleria d’Apollo e gli appartamenti della regina Anna d’Austria al Louvre, il padiglione Chan Chaya e la Sala del Trono del Palazzo Reale di Phnom Pen, il Salone dei ritratti e il Salone Pompadour all’Eliseo sono alcune delle sue direzioni per non parlare dei suoi restauri: dipinti su rame del Ribera e del Dominichino conservati nella Cappella del tesoro di San Gennaro, affreschi di Francesco Solimena del Coro di Donnaregina, paramenti marmorei del Pio Monte della Misericordia, la Sant’Anna di Leonardo da Vinci, La morte di Sardanapalo di Eugene Delacroix del museo de Louvre. La cena di Emmaus di Rembrandt, La Vergine con Bambino di Mantegna del Museo Jacquemart André.
Una visita lunga ed approfondita che ha impressionato il presidente De Luca soprattutto per la definizione dei volti segnati dalla sofferenza delle sculture lignee e di due grandi riproduzioni sempre, su legno di Gesù Cristo, scansionato anche con tecnologie radiografiche per apprezzarne il contenuto.
Dalla preziosa sala della spezieria” della farmacia degli Incurabili si è passati nella “Sala grande” (ove è conservato l’intero corredo vasale policromo che riprende scene dall’Antico Testamento dal forte valore simbolico). È in corso lo spostamento e la messa in sicurezza dei vasi previa pulizia (per eliminare polvere e funghi), il rilievo fotografico ad alta definizione in tre pose, messa in sicurezza in cassa di legno.
Al Presidente De Luca è stata illustrata ogni singola fase con esempio in diretta delle attività in corso.
Nella successiva sala della “quadreria” è stata osservata l’attività di diagnostica non-invasiva delle opere a mezzo reflettografia infrarosso (tecnica finalizzata a mettere in evidenza gli elementi a base di carbonio penetrando attraverso la pellicola pittorica, tali quali, pentimenti e cambiamenti di composizione, firme e monogrammi, disegno preparatorio) ma anche la visione sotto ultravioletto della superfice pittorica dei dipinti (tecnica finalizzata a mettere in evidenza i materiali non originali sovrammessi alla pittura). Alcuni dei quadri sono già oggetto di “catalogazione”: il nucleo più cospicuo della Quadreria degli Incurabili è costituito da dipinti che un tempo decoravano le cappelle laterali della chiesa di Santa Maria del Popolo e sono ascrivibili ai maggiori artisti attivi a Napoli tra Cinquecento e Settecento, da Marco Pino a Carlo Sellitto a Francesco De Mura a Francesco Solimena. La chiesa infatti, rimaneggiata nel Seicento ed ancora nel Settecento, era stata edificata nella prima metà del XVI secolo e dedicata inizialmente ai Santi Filippo e Giacomo. Testimone di questa prima titolazione è il dipinto raffigurante La Madonna con i Santi Filippo e Giacomo, eseguito probabilmente nei suoi ultimi anni di attività (1540) da Marco Cardisco e originariamente collocato sulla parete di fondo del presbiterio della chiesa, prima di essere spostato per lasciare il posto, nel 1779, alla Madonna del Popolo di Francesco De Mura.
Tra le opere cinquecentesche della collezione dell’Asl Napoli 1 Centro spiccano: il Crocifisso, firmato e datato da Marco Pino nel 1577 e sormontato dalla cimasa col Cristo Risorto e il Torchio Mistico, di cui non conosciamo l’esatta provenienza. All’inizio del Seicento furono apportate alla chiesa importanti trasformazioni ed a questi anni risalgono la Madonna di Loreto documentata a Giovan Angelo d’Amato, il Miracolo di San Nicola di Giuseppe Indelli, (1677). Di provenienza non incurabilina sono il S. Giovanni di Dio dipinto da F. Solimena per l’ospedale di Santa Maria della Pace, l’Immacolata Concezione di Girolamo Imparato, un tempo al Gesù e Maria, e La Sacra Famiglia con ritratto dei due allievi Giovanni In e Lucio Vu (1669) commissionato per il Collegio dei Cinesi come gli uomini dal volto orientale in basso a sinistra della tela ricordano. Da segnalare anche una natività di Carlo Sellitto, allievo del Caravaggio nel suo periodo napoletano, e la madonna di Paolo de Matteis, considerata la madonna con il volto più dolce. In alcuni locali esistenti è stato attrezzato il laboratorio per le attività di catalogazione (movimentazione, schedatura dello stato conservativo e messa in sicurezza dei manufatti artistici). E’ stata osservata l’attività di digitalizzazione 3D e l’attività di fotografia ad alta definizione di ogni “bene artistico”.
CHIESA di Santa Maria del Popolo degli Incurabili
Nella navata della Chiesa si è arrivati attraversando la “Cappella Montalto”.
E’ stata osservata l’attività di disinfestazione di tutti i beni oggetto della catalogazione e la fase di preparazione di una delle “bolle” finalizzate alla disinfestazione di alcuni oggetti con gas fluoruro di solforile.
Al Presidente De Luca è stata illustrata brevemente la tecnica. Si è giunti poi all’altare ove ci sono degli affreschi del presbiterio (realizzati da Bellisario Corenzio inizio 1600) sulle storie del martirio di San Giacomo Maggiore. Al Presidente è stato illustrato un primo test di pulitura necessario a valutare lo stato di conservazione e di messa in sicurezza per procedere, successivamente alle opere di consolidamento della muratura, al restauro

LABORATORIO di catalogazione
In alcuni locali esistenti è stato attrezzato il laboratorio per le attività di catalogazione (movimentazione, schedatura dello stato conservativo e messa in sicurezza dei manufatti artistici).
E’ stata osservata l’attività di digitalizzazione 3D e l’attività di fotografia ad alta definizione di ogni “bene artistico”. Il Presidente ha potuto assistere sia ad un rilievo digitale di un “bene” di grandi dimensioni che di un “bene” di piccole dimensioni, e gli è stata illustrata la tecnica e la finalità

DEPOSITO
Nell’area antistante il deposito sono in corso attività di diagnostica non-invasiva: radiografia di dipinti e sculture (la tecnica permette di evidenziare gli elementi radio-opachi compositivi dei manufatti; per le sculture: elementi metallici, gallerie di attacchi xilofagi, struttura e epoca degli assemblaggi; per le pitture: cambiamenti pittorici dell’artista, gallerie di insetti xilofagi, lacune di pellicola pittorica, elementi costitutivi dei supporti lignei o tessili).
al Presidente è stata illustrata ogni singola fase con esempio in diretta delle attività di cui sopra
In alcuni locali esistenti è stato attrezzato il deposito nel quale saranno conservati – in sicurezza – i “beni artistici” oggetto della “catalogazione”.
Il Presidente ha potuto verificare l’organizzazione del deposito e gli è stata illustrata brevemente la modalità di conservazione in sicurezza di tutti i beni.
L’ACOSI
Proprio a Napoli è svolto, nello scorso novembre, il Congresso nazionale dell’Associazione culturale ospedali storici italiani (ACOSI) presso la sala Lazzaretto dell’ex ospedale della Pace. «Dopo anni di chiusura – dice il presidente ACOSI Gennaro Rispoli ex chirurgo presidente del Museo delle Arti sanitarie – Napoli ritrova lo splendore di un luogo unico al mondo. Grazie all’impegno della Regione e al lavoro dell’ASL Napoli 1 Centro vedremo rinascere il cinquecentesco ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili di Napoli, nell’ottica di una valorizzazione degli ospedali storici che mantenga lo stretto legame con le attività assistenziali e con la città». Il tema è quello dell’ospedale e la città”, un momento di riflessione sulla centralità del ruolo degli ospedali nella storia, attraverso le diverse esperienze che coniugano la secolare funzione sanitaria a quella di valorizzazione del loro patrimonio culturale. Ripercorrere la storia degli ospedali, dei luoghi ed antiche istituzioni della salute d’Italia significa ripercorrere la storia della scienza, della medicina, della carità e dell’arte del nostro Paese; mettere in evidenza attraverso la storia della sanità quella dell’intera società civile, ponendo al centro il contenitore di ogni esperienza: l’ospedale, appunto. In Campania i complessi della Real Santa Casa della SS. Annunziata, di Santa Maria del Popolo degli Incurabili e di Santa Maria della Pace sono la testimonianza tangibile del rapporto tra le antiche corsie ospedaliere e la storia artistica ed economico-sociale della città. Questi ospedali insistono nel Centro Storico partenopeo, iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco dal 1995 e proprio con l’Unesco si spera possa nascere un progetto che possa ruotare attorno alla mostra permanente Pianeta Pandemia (realizzata all’ex ospedale della Pace) mettendo al centro le giovani generazioni nell’ottica dell’obiettivo One Health. Da quando è stata inaugurata la mostra, infatti, sono stati stipulati svariati protocolli d’intesa con le scuole per realizzare progetti educazionali che guardino all’agenda ONU 2030 sui temi salute e benessere. Un impegno forte per orientare i giovani verso comportamenti che possano salvaguardare il benessere psico fisico in ottica omnicomprensiva.
«Gli ospedali storici possono e devono assumere il ruolo di attivatori scoio economici rinnovando i rapporti cultura-turismo, cultura-ospitalità verso traguardi più innovativi e più adatti alla città, superando l’esclusiva attivazione di iniziative confinate al contesto dell’intrattenimento e del tempo libero, legati ai circuiti turistici tradizionali», conclude Rispoli. Al centro del congresso ACOSI quest’anno è stato posto il confronto tra le variegate realtà italiane e le esperienze europee, un confronto utile a mutuare le differenti linee guida adottate dalle diverse istituzioni ospedaliere-museali italiane ed europee con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare i rispettivi patrimoni culturali. Ma anche per focalizzare l’attenzione sulla imprescindibile prospettiva della configurazione dell’ospedale del futuro, che rispetti le peculiarità specifiche degli ospedali storici.

Il Museo delle Arti Sanitarie – Ospedale degli Incurabili di Napoli, riveste il ruolo di Presidente pro tempore ACOSI per l’anno 2024 ed è tra i soci fondatori insieme a: Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze, Ospedale Civile SS. Giovanni e Paolo di Venezia, Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, Ospedale Santo Spirito in Sassia di Roma. Dal 2019 la rete degli Ospedali storici italiani si è estesa e fino ad oggi hanno aderito: AOU SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo (Alessandria), AUSL di Bologna, DG ASST Spedali Civili di Brescia, IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli (Bologna), AUSL Romagna, Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori (Monza), “AULSS 3 “Serenissima” (Venezia), AO San Giovanni Addolorata (Roma), AOU “San Giovanni e Ruggi d’Aragona” – Scuola Medica Salernitana (Salerno), AORN Antonio Cardarelli (Napoli), Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico (Milano), ASST di Lodi Azienda Ospedaliera dei Colli (Napoli), AUSL Toscana Centro, Ente Ospedaliero Ospedali Galliera (Genova), ASL Roma 1 – AO S. Spirito in Sassia (Roma), Museo delle Arti Sanitarie, Referente per i beni storico-sanitari della Campania e ASL Napoli 1 Centro.

La Farmacia Storica degli Incurabili
Tra le meraviglie presenti nella Farmacia Storica, la prima a mostrarsi è l’antica Spezieria, insuperato capolavoro del barocco-rococò, fu al tempo stesso efficiente laboratorio del farmaco ed esclusivo luogo di rappresentanza per l’élite scientifica dell’Illuminismo napoletano. La successione delle sale: controspezieria, sala grande, laboratori, esprime una rigorosa suddivisione degli spazi coniugata all’efficienza di una moderna farmacia. Il contrappunto cromatico delle “riggiole” dei pavimenti rispetto alle maioliche dei vasi restituisce al visitatore una stupefacente armonia che avvolge gli stigli e gli intagli dorati. Domenico Antonio Vaccaro, nel 1729, eseguì i disegni per l’allargamento dell’ospedale e progettò la spezieria così come ancora oggi la vediamo. L’elegante scalone a doppia rampa in piperno si affaccia sul cortile ad accogliere il bronzo raffigurante Maria Lorenza Longo, fondatrice dell’ospedale nel 1522. Le rampe conducono alla loggia a tre fornici, da cui si accede alla Farmacia, attraverso tre portali marmorei sormontati mascheroni diabolici, simboleggianti la doppia natura del farmaco: cura e veleno. Probabilmente l’impianto interno fu curato, tra il 1747 ed il 1751, dall’ ingegner Bartolomeo Vecchione che si servì di raffinate maestranze napoletane: Agostino Fucito per l’ebanisteria, gli stigli, il grande bancone; Gennaro di Fiore e Pietro Matarazzo per gli intagli e le dorature; Crescenzio Trinchese per i marmi e l’urna della Teriaca; i “riggiolari” Donato e Giuseppe Massa per le maioliche, dipinte e firmate da Lorenzo Salandra.
Alla prima fase di edificazione della chiesa risale pure l’altro prestigioso dipinto, un tempo collocato sul cancelletto di accesso all’unica cappella gentilizia di S. Maria del Popolo, la cappella Montalto, ed oggi visibile sulla sovrapporta della controspezieria, ossia la Pietà di Giuliano Bugiardini, databile agli anni trenta del XVI secolo.

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