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Batteri resistenti: fagi e monoclonali alleati degli antibiotici

L’insidia dei superbugs sotto i riflettori al convegno internazionale di Venezia.. Presentato l’intergruppo costituito tra parlamentari e clinici per la profilassi e il controllo delle emergenze in infettivologia

Sono ormai pronte terapie evolute contro i germi resistenti. Recenti studi attestano che i nuovi antibiotici potranno dimezzare la mortalità causata dai superbugs. Fagi e anticorpi monoclonali si candidano a diventare presidi alternativi o alleati dei farmaci attualmente in uso. Queste e altre indicazioni sono scaturite nel corso del simposio internazionale “Top 5 in Infectious Diseases” organizzato a Venezia da Nadirex International con il patrocinio delle tre sigle specialistiche: Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica, e Società Italiana di Terapia Antinfettiva. I nuovi antibiotici beta-lattamici recentemente introdotti sul mercato sono capaci di dimezzare la mortalità delle infezioni gravi da Klebsiella multi-resistente e da altre specie batteriche se confrontati alla colistina e alle molecole più datate. Gli antibiotici di ultima generazione rappresentano quindi la principale area di ricerca contro i microrganismi resistenti. Esistono tuttavia anche strategie alternative. Recentemente l’Ema, agenzia europea dei medicinali, ha per la prima volta elaborato un documento su come sviluppare e produrre i batteriofagi. I fagi sono virus inoffensivi che come un cavallo di Troia sono in grado di infettare e neutralizzare i batteri kipper, aprendo quindi le porte a nuovi progetti di ricerca che possibilmente in tempi possano portare ad evidenze cliniche robuste. “Il documento dell’agenzia regolatoria europea – ha scritto Marco Falcone, professore universitario a Pisa e consigliere nazionale Simit – propone una linea guida scientifica per lo sviluppo e la produzione di batteriofagi destinati alla terapia delle infezioni da batteri multiresistenti agli antibiotici. Assistiamo a un drastico aumento di batteri resistenti agli antibiotici, che causano malattie potenzialmente mortali come polmoniti, infezioni del tratto urinario, del flusso sanguigno, delle ferite, infezioni in pazienti con fibrosi cistica o sottoposti a trapianto e correlate a protesi e a dispositivi medici”.

Anche gli anticorpi monoclonali stanno assumendo un ruolo chiave nel campo dell’infettivologia, soprattutto nel contrasto ai batteri multi drug resistant. È allo studio un anticorpo monoclonale contro la Klebsiella pneumoniae NDM New Delhi, un batterio ormai insensibile a una vasta gamma di antibiotici beta-lattamici, compresi i carbapenemi. Due gruppi di ricerca, guidati dai professori Rino Rappuoli e Marco Falcone nei centri di Siena e Pisa, hanno identificato monoclonali capaci di inibire lo sviluppo del germe multiresistente nel modello animale. Lo studio sperimentale presentato a Venezia è incoraggiante. Il Prof. Rino Rappuoli sottolinea da parte sua la necessità di affrontare il problema infezioni batteriche in una ottica globale, quindi con vaccini, fagi e soluzioni molecolari che impieghino la metodologia CRISPR Cas. Da citare anche le strategie combinate per l’HIV, con anticorpi monoclonali da impiegare insieme agli antiretrovirali, ed eventualmente anche in monoterapia.

Al convegno di Venezia è anche stato presentato il primo Intergruppo parlamentare per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive e delle malattie tropicali. L’organismo è formato dei senatori Guido Quintino Liris, Fausto Orsomarso, Giovanni Satta, Daniela Sbrollini e dai deputati Simona Loizzo e Roberto Pella. Presidente del Comitato tecnico-scientifico è l’infettivologo Marco Falcone. “L’esperienza della pandemia – sottolineano i promotori – ha rivelato quanto fosse necessario dare vita a questo intergruppo, politicamente trasversale. Auspichiamo che possa diventare un interlocutore istituzionale per interagire con il mondo scientifico accademico, utile ai fini delle consultazioni in tema di prevenzione e terapie delle malattie infettive. Un’azione di questo tipo è imprescindibile per non farsi trovare impreparati di fronte alla prossima emergenza”.

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