Caldo torrido e perdita di liquidi: con l’aumento della colonnina di mercurio il sistema di termoregolazione basato sulla sudorazione mette in crisi l’emuntorio renale che per funzionare al meglio ha bisogno di integrare molti liquidi. Lo stimolo della sete tuttavia, soprattutto nelle persone oltre la soglia dei 60 anni va progressivamente riducendosi e non sempre è ben collegato col feed-back della disidratazione. Ciò mette in crisi i reni e dunque a prescindere dalla sensazione di sete andrebbero bevuti almeno due litri di acqua al giorno che salgono ad almeno tre nel periodo estivo.
Durante l’estate, infatti, la perdita di liquidi e sodio attraverso il sudore porta a una riduzione del volume di plasma e all’aumento della concentrazione urinaria. Questa condizione favorisce la precipitazione dei sali (in particolare calcio e ossalati), dando origine alla formazione dei calcoli. Non solo. Perdere acqua e sale può comportare una riduzione della pressione arteriosa e della irrorazione sanguigna degli organi vitali, con il rischio di andare incontro a conseguenze negative, dalle più lievi come stanchezza e ipotensione arteriosa alle più gravi quali insufficienza renale acuta, infarto e ictus. Bene tanto è il prerequisito essenziale: una raccomandazione che giunge dalla Società scientifica italiana dei Nefrologi (Sin) che informa anche sul rischio di una recrudescenza della calcolosi renale in questo periodo aggravata proprio dall’eccesso di sudorazione e dalla presenza di urine più concentrate che tendono a precipitare. Le alte temperature e la carenza di liquidi introdotti durante la giornata dunque aumentano il rischio di calcolosi e insufficienza renale acuta, condizioni spesso sottovalutate e rese sempre più frequenti dai cambiamenti climatici.
I dati parlano chiaro riguardo alla prevalenza di calcolosi renale tra il 6,8% e il 10,1% della popolazione, con recidive che si verificano tra il 30% e il 50% dei casi entro 5-10 anni dal primo episodio. Il rischio è massimo d’estate, quando la disidratazione, soprattutto negli anziani, può favorire la formazione di calcoli. L’Appello della SIN per i mesi torridi è dunque quello di bere almeno tre litri di acqua al giorno, una abitudine essenziale per chi soffre di calcoli o vuole prevenirli. Da sfatare tuttavia i falsi miti: il calcio non aumenta il rischio di calcolosi renale. “La disidratazione (carenza di acqua nel nostro organismo) è uno dei principali fattori di rischio per la formazione dei calcoli renali – conferma Luca De Nicola Luca De Nicola, presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN) e Ordinario presso l’Università Vanvitelli di Napoli – soprattutto in estate, quando la sudorazione aumenta e le urine si concentrano. Se la sudorazione aumenta ed è continua, come ormai accade spesso visto il cambiamento climatico, si può anche sviluppare una insufficienza renale acuta da deplezione di colume (carenza di sodio nel nostro organismo). I reni sono gli organi più intelligenti del nostro corpo: lavorano in silenzio per mantenere l’equilibrio di acqua, sali, pressione e vitamine. Ma senza una corretta idratazione ed un apporto sufficiente di sale, non possono fare il loro lavoro”. È quanto spiega Luca De Nicola, Presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN) e Professore Ordinario presso l’Università Vanvitelli di Napoli.
“Il cambiamento climatico e il prolungarsi del caldo torrido per oltre quattro mesi all’anno – conclude De Nicola – rendono questo problema sempre più frequente. I calcoli renali si manifestano spesso con coliche improvvise e violente di intensità simile al dolore “da parto”. Un dolore trafittivo, localizzato nella parte bassa della schiena, che può irradiarsi verso l’inguine. Il paziente colpito è in genere agitato, in cerca di sollievo, a differenza di chi soffre di lombosciatalgia che tende invece a restare immobile”.
La maggior parte dei calcoli (circa l’80-90%) è composta da ossalato o fosfato di calcio; più rari quelli da acido urico, struvite o cistina. I calcoli inferiori al centimetro spesso vengono espulsi spontaneamente con terapie farmacologiche, mentre i più grandi (oltre 1-2 cm) richiedono litotrissia o, in rari casi, l’intervento chirurgico. Come reagire al dolore della colica renale?
Per alleviare il dolore, oltre ad antidolorifici e/o antinfiammatori secondo consiglio medico, è applicare un panno caldo o fare un bagno per rilassare la muscolatura liscia e l’uretere, favorendo così l’espulsione del calcolo (nel caso di calcoli piccoli). Tre litri di acqua al giorno: è questa la dose raccomandata d’estate per chi soffre di calcolosi o vuole prevenirla. Oltre all’acqua anche l’alimentazione aiuta l’idratazione: frutta, verdura, tisane e l’uso (mirato) di citrato di potassio possono favorire un profilo urinario protettivo. Al contrario, l’eccesso di carne rossa, spinaci, crusca e frutta secca può essere controproducente nelle persone predisposte a sviluppare calcolosi renale. Ridurre l’introito di calcio invece non previene i calcoli renali, anzi è fondamentale per le ossa. Il vero problema è la disidratazione, non il latte o i latticini.
L’estate non solo aumenta il rischio di calcolosi ma anche quello di insufficienza renale acuta, soprattutto negli anziani, che hanno una ridotta capacità di trattenere il sale. Necessario, pertanto, aumentare in questo periodo l’introito di sale se la pressione arteriosa è normale (130/80 mmHg) e non è presente edema generalizzato da scompenso cardiaco o cirrosi epatica scompensata.
Prendersi cura dei reni significa proteggere l’intero organismo e, in particolare, il cuore. La Malattia Renale Cronica è oggi la prima malattia cronica nel mondo per incidenza. Eppure, dal momento che non dà sintomi fino agli stadi avanzati, solo il 10% dei pazienti è consapevole di essere malato ed è quindi seguito da un nefrologo.
La SIN, in collaborazione con il Ministero della Salute, ha redatto un Percorso Preventivo Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PPDTA), già inviato a tutte le Regioni, per migliorare la presa in carico dei pazienti e prevenire complicanze, ma anche per aumentare consapevolezza e prevenzione da parte della popolazione generale. Contestualmente, è all’esame del Parlamento una proposta di legge per avviare screening nazionali presso i Medici di Medicina Generale (MMG) nelle popolazioni a rischio, ossia diabetici, ipertesi, obesi e cardiopatici. Il disegno di legge, a firma degli Onorevoli Mulè e Patriarca, è ora in discussione in Parlamento.
Infine, è storica la dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del 23 maggio scorso che riconosce la Malattia Renale Cronica quale priorità di salute pubblica. Un traguardo di enorme valore che consente di agire con più forza in partnership con le Istituzioni per la prevenzione primaria e secondaria della MRC.