Prosegue il ciclo di approfondimenti promosso da AIL sulle terapie avanzate nei tumori del sangue e dei tessuti emolinfopoietici. La lezione della professoressa Monica Bocchia
AIL – Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma – ha da poco concluso con grande successo la tradizionale campagna solidale delle “Stelle di Natale AIL”, un appuntamento che ogni anno sostiene la ricerca e i servizi di assistenza ai pazienti onco-ematologici. La mobilitazione non si ferma neanche a Capodanno, i volontari dell’associazione infatti continuano a garantire ascolto, orientamento e supporto alle famiglie anche in questi giorni, mantenendo attivi i canali di contatto riportati sul sito (www.ail.it). Accanto all’impegno quotidiano sul territorio, AIL porta avanti un’intensa attività divulgativa, con l’obiettivo di rendere accessibili e comprensibili le innovazioni che stanno trasformando la cura dei tumori del sangue. Da questo spirito è nato il ciclo di approfondimenti dedicato alle terapie avanzate in onco‑ematologia, sviluppato a partire dal seminario “CAR‑T, il futuro è già qui”, organizzato a Firenze. In questa terza puntata, il focus è sulla relazione della professoressa Monica Bocchia, ordinario di ematologia presso il Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze dell’Università di Siena e Direttrice della UOC di Ematologia dell’AOU Senese, che ha illustrato un percorso di straordinario interesse: “Dagli anticorpi monoclonali alle CAR‑T, la rivoluzione dell’immunoterapia nel trattamento dei tumori ematologici”.
Dagli anticorpi monoclonali alle CAR‑T
La professoressa Monica Bocchia ha iniziato la sua lezione ricordando un principio fondamentale: “Nel nostro sistema immunitario esiste una classe di cellule, i linfociti T, che hanno il compito di spazzare via tutto ciò che è estraneo al nostro corpo”. È da questa capacità naturale che ha preso forma la rivoluzione dell’immunoterapia. Le cellule tumorali, pur appartenendo all’organismo, presentano caratteristiche anomale che le rendono riconoscibili come bersagli: un’opportunità che la ricerca ha imparato a sfruttare.
Il primo grande passo è stato lo sviluppo degli anticorpi monoclonali, utilizzati da oltre 25 anni. Si tratta di anticorpi identici tra loro, prodotti in laboratorio, progettati per legarsi a un antigene presente quasi esclusivamente sulla superficie delle cellule tumorali. Una volta agganciato il bersaglio, l’anticorpo facilita l’interazione tra la cellula maligna e il sistema immunitario, favorendone la distruzione. Il capostipite è il rituximab, diretto contro l’antigene CD20 dei linfomi B, che ha radicalmente migliorato la prognosi di queste neoplasie quando associato alla chemioterapia.
Da allora, la famiglia degli anticorpi monoclonali si è ampliata, diventando sempre più sofisticata. Il salto successivo è rappresentato dagli anticorpi bispecifici, dotati di due siti di legame: uno riconosce la cellula tumorale, l’altro aggancia il linfocita T, avvicinandolo al bersaglio e potenziandone l’azione. “Gli anticorpi bispecifici sono un’altra rivoluzione dell’immunoterapia”, ha spiegato la professoressa. Il prototipo è blinatumumab, impiegato nella leucemia acuta linfoblastica, cui hanno fatto seguito numerosi altri farmaci oggi utilizzati in diverse patologie.
Un ulteriore avanzamento è arrivato con la comprensione dei meccanismi di difesa delle cellule tumorali. Anche quando il linfocita T riesce ad avvicinarsi, il tumore può “spegnerne” l’attività attraverso molecole regolatorie negative, come CTLA‑4, un vero e proprio freno del sistema immunitario. Per superare questo ostacolo sono stati sviluppati gli anticorpi inibitori dei checkpoint, capaci di disattivare questi freni e mantenere attivo il linfocita T.
Tutto questo percorso è stato reso possibile da tecnologie sempre più avanzate e da una conoscenza approfondita del sistema immunitario. Ma la vera rivoluzione degli ultimi anni è rappresentata dalle terapie cellulari CAR‑T. In questo caso, i linfociti T del paziente vengono prelevati e modificati geneticamente in laboratorio affinché esprimano sulla loro superficie un recettore artificiale, il CAR (Chimeric Antigenic Receptor). Una volta reinfusi, questi linfociti potenziati sono in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali con una precisione senza precedenti.
Verso terapie mirate sostenibili
L’illustre relatrice ha sottolineato come la ricerca stia aprendo nuove strade anche per quelle patologie che per decenni sono rimaste prive di innovazioni significative. “Le leucemie acute mieloidi sono curate da 50 anni sempre nello stesso modo, con la chemioterapia”, ha ricordato. Tuttavia, lo studio del patrimonio genetico delle cellule leucemiche ha permesso di identificare mutazioni specifiche responsabili della trasformazione maligna.
Questa conoscenza ha portato allo sviluppo di farmaci inibitori di geni mutati, terapie mirate che non distruggono la cellula leucemica ma ne favoriscono la differenziazione e la maturazione normale. Si tratta di farmaci più selettivi e meno tossici, che possono essere combinati con la chemioterapia o con i farmaci ipometilanti già utilizzati negli ultimi anni. “Queste terapie offrono una speranza in più soprattutto ai pazienti anziani e fragili”, ha spiegato Bocchia, evidenziando come la sostenibilità clinica e la riduzione della tossicità siano oggi obiettivi centrali.
Una rivoluzione ancora in atto
Dalla chemio alle terapie target, dagli anticorpi monoclonali alle CAR‑T, l’onco‑ematologia sta vivendo una trasformazione profonda, guidata da conoscenze scientifiche sempre più raffinate e da tecnologie capaci di personalizzare la cura. Il percorso non è concluso: nuove molecole, combinazioni terapeutiche e strategie cellulari sono già in fase di sviluppo.
AIL, con il suo impegno quotidiano accanto ai pazienti e con iniziative divulgative come questo ciclo di approfondimenti, contribuisce a rendere comprensibile una rivoluzione che non è solo scientifica, ma anche culturale. Una evoluzione che, come ha mostrato la lezione della professoressa Monica Bocchia, sta già cambiando la vita di migliaia di persone e continuerà a farlo negli anni a venire.
Con questa lezione si chiude la terza puntata del ciclo dedicato alle terapie CAR‑T. La quarta puntata sarà pubblicata il 31 dicembre.
Link alle puntate precedenti:
CAR‑T, il futuro è già qui. La prolusione di Alessandro Maria Vannucchi
La ricerca traslazionale entra nel vivo. Lezione di Francesco Annunziato





