Uno studio sul cervello di persone con sindrome di Tourette rivela tre alterazioni chiave nei gangli della base: perdita di interneuroni, stress nei neuroni spinosi e aumento dell’infiammazione nella microglia
Un’analisi dettagliata dei tessuti cerebrali di individui con sindrome di Tourette (TS) ha rivelato modifiche cellulari che potrebbero spiegare i meccanismi alla base di questo disturbo neuropsichiatrico caratterizzato da tic motori e vocali. La ricerca, pubblicata sulla rivista Biological Psychiatry e condotta da un gruppo internazionale di neuroscienziati, ha evidenziato soprattutto tre alterazioni chiave: una riduzione degli interneuroni inibitori, uno stress metabolico nei neuroni spinosi medi e un aumento dell’attività infiammatoria della microglia.
La sindrome di Tourette si manifesta in modo eterogeneo, con tic che variano per frequenza, intensità e tipologia. Nonostante sia stata riconosciuta da tempo, le cause molecolari e cellulari sono rimaste in parte oscure. Le tecniche di analisi genetica tradizionale non hanno ancora individuato mutazioni strutturali univoche, suggerendo che la TS possa derivare da una combinazione di fattori genetici, epigenetici e ambientali.
Per approfondire la comprensione del disturbo, un’équipe di ricercatori provenienti da istituzioni come la Yale University, la Mayo Clinic e altri centri specializzati ha realizzato un esame cellula per cellula di campioni cerebrali di sei individui affetti da Tourette in forma grave, confrontandoli con sei soggetti di controllo. La ricerca è stata guidata dalla professoressa Flora M. Vaccarino del Child Study Center e del Dipartimento di Neuroscienze della Yale University, con la partecipazione del Yale Stem Cell Center, dello Yale Kavli Institute for Neuroscience e della Mayo Clinic.
La prima anomalia rilevante riguarda la perdita di interneuroni inibitori nella regione del caudato-putamen, parte dei gangli della base che coordinano i movimenti e svolgono funzioni cruciali per la regolazione motoria e cognitiva. I dati indicano che, rispetto ai controlli, i soggetti con Tourette mostravano una riduzione di quasi il 50% di questi neuroni, incaricati di controllare l’attività eccessiva all’interno dei circuiti. L’assenza di un’adeguata inibizione potrebbe facilitare l’insorgenza di tic, espressioni motorie incontrollate e potenziali disfunzioni associate.
Il secondo punto emerso dallo studio è uno stress metabolico nei neuroni spinosi medi, cellule ampiamente presenti nei gangli della base e necessarie alla trasmissione di segnali a lungo raggio. I ricercatori hanno rilevato un’attività ridotta nei geni che regolano la produzione di energia mitocondriale, un fattore che può compromettere la capacità di comunicazione di questi neuroni. Nella Tourette, un funzionamento inefficiente dei neuroni spinosi medi potrebbe favorire l’instabilità dei circuiti motori e l’apparizione ricorrente di tic.
Un aspetto del tutto nuovo per la sindrome di Tourette concerne la microglia, le cellule immunitarie residenti nel cervello. I dati dello studio mostrano un’aumentata infiammazione correlata alla microglia, direttamente connessa all’alterazione metabolica delle altre cellule. Questa interazione evidenzia che, oltre a fenomeni di tipo sinaptico e neuronale, anche i processi immuno-mediati possono influenzare la comparsa e la persistenza dei sintomi. L’infiammazione cerebrale, in linea generale, è già stata associata ad altre patologie neurodegenerative e psichiatriche, ma nel caso della Tourette le evidenze erano scarse.
La ricerca ha anche identificato che queste anomalie non si basano principalmente su mutazioni genetiche strutturali, bensì su variazioni nell’attività degli elementi regolatori dell’espressione genica. Questa osservazione fa pensare che, durante lo sviluppo del cervello o in fasi successive della vita, ci siano cambiamenti nel modo in cui i geni vengono attivati o disattivati. Questi cambiamenti potrebbero aumentare il rischio di sviluppare la sindrome di Tourette. Dal punto di vista terapeutico, capire quali meccanismi regolano l’attività dei geni e perché portano alla perdita di interneuroni o a un calo di energia nelle cellule nervose potrebbe aiutare a sviluppare farmaci in grado di ripristinare il corretto funzionamento del cervello.
Un miglior inquadramento delle caratteristiche cellulari della Tourette potrebbe dare spazio a terapie più mirate. Attualmente, i trattamenti farmacologici per la Tourette puntano alla riduzione dei sintomi, spesso tramite antipsicotici che presentano effetti collaterali significativi. Secondo gli autori, intervenire in modo mirato sull’infiammazione causata dalle cellule immunitarie del cervello (microglia) oppure aiutare i neuroni spinosi medi a mantenere un buon equilibrio energetico potrebbe supportare lo sviluppo di terapie più mirate ed efficaci.
Lo studio è frutto di una sinergia tra diversi centri di ricerca, tra cui il Yale Stem Cell Center, il Yale Kavli Institute for Neuroscience e la Mayo Clinic, sostenuti in parte da finanziamenti del National Institutes of Health. I campioni di tessuto utilizzati provengono da biobanche come l’Harvard Brain Tissue Resource Center, fornendo una base solida per l’analisi cellulare.
Le prossime tappe prevedono l’espansione degli studi a un numero maggiore di individui, per verificare se quanto osservato nei casi più gravi di Tourette sia riscontrabile in forme cliniche più lievi. Inoltre, la connessione tra microglia e neuroni spinosi medi si dimostra di potenziale rilievo non solo per la Tourette, ma anche per altri disturbi neuropsichiatrici che implicano alterazioni del movimento o sintomi correlati ai gangli della base.
I dati emersi potrebbero contribuire a orientare terapie più mirate, riducendo l’uso di trattamenti generici spesso poco efficaci. Una descrizione cellulare più dettagliata del disturbo può aiutare a calibrare meglio diagnosi e interventi clinici.