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Come la tecnica TMR “aggira” la memoria del cervello per controllare l’arto artificiale: la storia di Davide

Davide all’età di 16 anni, a causa di un incidente in moto, aveva subito un’amputazione del braccio. A distanza di un anno dall’intervento di TMR e grazie alla riabilitazione il ragazzo usa la protesi del braccio per i gesti quotidiani con un miglioramento della qualità di vita.

Si chiama Davide e all’età di 16 anni, per colpa di un incidente in moto, aveva subito un’amputazione del braccio, del 3° prossimale di omero con disarticolazione per l’esattezza. Oggi, a distanza di un anno dall’intervento di TMR, che consiste nella reinnervazione dei muscoli target per innesto di protesi, e grazie alla riabilitazione, usa la protesi del braccio per i gesti quotidiani – dall’aprire la bottiglietta d’acqua, tenere i sacchetti della spesa da ambo i lati, usare il tablet o portare il trolley e dall’altra parte tenere in mano il cellulare – e ha visto migliorare la qualità della sua vita. “È una bella sensazione poter fare queste azioni dopo tanto tempo in cui non lo credevo più possibile”. 

Davide racconta che prima dell’incidente in moto giocava a pallavolo, passione che è proseguita giocando a sitting volley (pallavolo paralimpica). “Oggi mi dedico anche agli studi: non potendo fare il poliziotto, il mio grande sogno da bambino, e nemmeno intraprendere una carriera nell’elettrotecnica per i lavori manuali che richiede, mi sono iscritto all’università e studio per diventare professore di educazione fisica, con la speranza in futuro di poter mostrare come la menomazione non costituisca necessariamente un limite e come affrontare un problema ricavandone una nuova opportunità”.

La tecnica TMR (Targeted muscle reinnervation – reinnervazione dei muscoli target per innesto di protesi) prepara la persona all’utilizzo di una protesi, attraverso un percorso di preparazione e riabilitazione, e anche ad un intervento chirurgico per “collegamenti” neuro-muscolari adeguati. 

La TMR è stata utilizzata al Maria Cecilia Hospital di Cotignola, ospedale di alta specialità accreditato con il servizio sanitario nazionale. In Italia, il pioniere nell’uso della TMR è il dottor Guido Staffa, neurochirurgo specializzato nella chirurgia del sistema nervoso periferico. 

“L’amputazione del 3° prossimale di omero con disarticolazione è particolarmente favorevole alla tecnica TMR e l’intervento è avvenuto circa ad un anno di distanza dall’incidente per ridare funzionalità ai nervi che presentavano ancora una potenzialità” spiega il dottor Staffa. La sua équipe è parte dell’Unità operativa di Neurochirurgia di Maria Cecilia Hospital diretta dal dottor Ignazio Borghesi.

“La funzione della tecnica TMR è creare i presupposti per l’impianto protesico – spiega il dottor Staffa –. Anni fa ho fatto parte di un gruppo di studio sugli amputati. Le protesi elettriche impiantate non venivano utilizzate bene dai pazienti in quanto per eseguire il movimento specifico della protesi si devono contrarre muscoli che sono tuttavia deputati a movimenti diversi. Il nostro cervello si rifiuta infatti di usare movimenti diversi da quelli per cui è stato progettato. Da qui l’idea di impiantare i nervi della parte residua all’amputazione, ovvero quelli che rimanevano nel moncone, su questi muscoli per ottenerne l’attivazione. Si aggira così il limite umano, definito lo schema corporeo, ovvero la memoria del cervello che non è in grado di attivare naturalmente la protesi secondo quelle che sono le necessità”.

“Sono due i principali scopi della procedura: trattare il dolore cronico (neuroma doloroso o sindrome dell’arto fantasma), che troppo spesso limita la qualità di vita di queste persone, e porre le basi neuro-muscolari per l’impianto della protesi – spiega il dottor Marco Cancedda, nel team di neurochirurgia a Maria Cecilia Hospital, in sala operatoria per l’intervento insieme al dottor Borghesi e al dottor Staffa –. In estrema sintesi, l’intervento consiste nel liberare i nervi dalle aderenze cicatriziali post-traumatiche e collegare i nervi che controllavano la funzione dell’arto perso con muscoli della regione della spalla-petto. Questi muscoli target funzioneranno poi come amplificatore di segnale per gli elettrodi della protesi. Essendo vie nervose che naturalmente comandavano i movimenti da recuperare, la TMR consente di migliorare il controllo della protesi e agevolare il percorso riabilitativo del paziente. Questa procedura eseguita su Davide è un’operazione di neurochirurgia ad alta complessità che viene svolta solo presso alcuni centri in Europa”.

Il muscolo reinnervato viene successivamente testato attraverso un processo di riabilitazione e uno studio fisiologico per applicare dei sensori che rilevano l’impulso elettrico da trasmettere alla protesi. Il percorso per il paziente è lungo e dura circa 2 anni, tra la preparazione riabilitativa pre-operatoria, l’operazione, la riabilitazione post-operatoria e anche il follow up e la riabilitazione a lungo termine e l’addestramento all’uso della protesi presso l’officina Ottobock Soluzioni Ortopediche.

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