Quasi la metà delle donne tra i 50 e i 69 anni non afferisce allo screening mammografico organizzato (Sorveglianza Passi: triennio 2017-2020).
E fino a quando su tutto il territorio nazionale non verrà raggiunta la copertura del 100% per quanto riguarda l’invio delle lettere di adesione al Programma, non sarà possibile l’estensione in ogni Regione alla fascia 45-49 e 69-74, come sottolineato nel Piano nazionale prevenzione 2020-2025, esponendo le donne che rientrano in queste fasce a un potenziale maggiore rischio di diagnosi tardive.
La parola d’ordine è dunque “Diagnosi precoce e screening”, nome del progetto di Europa Donna Italia, frutto del confronto tra associazioni pazienti, società scientifiche e specialisti sulle criticità che portano le donne a disertare lo screening e sulle azioni da sviluppare per incrementarne l’adesione.
Da qui, la formulazione alle istituzioni di tre richieste presentate da Europa Donna Italia insieme a Motore Sanità, a Roma il 3 maggio, durante la tavola rotonda “Screening mammografico: l’adesione aumenta con strumenti più efficaci”: l’invito ad aderire al Programma di screening mammografico del servizio sanitario nazionale con la richiesta di aggiornare le modalità di recapito dell’invito e dell’esito e di rimodulare il messaggio, la formazione dei tecnici di radiologia, l’attivazione della connessione tra Centri screening e Breast Unit.
«Oggi l’obiettivo è di condividere con le Istituzioni le richieste delle donne, per iniziare un percorso di miglioramento del servizio di diagnosi e di screening», ha dichiarato Rosanna D’Antona, Presidente Europa Donna Italia. «Queste richieste sono state formulate grazie al lavoro congiunto tra società scientifiche e associazioni e raccolte in un dossier, che rappresenta un policy brief per i diversi destinatariche vorremmo prendessero in carico l’area di miglioramento di loro competenza».
Il progetto è iniziato a maggio 2021 e si è sviluppato in due fasi. La prima, di formazione scientifica, è stata focalizzata sulle linee guida e sulle evidenze supportate dalla ricerca internazionale, relative allo screening mammografico e alla diagnosi precoce.
La seconda, che si è svolta tra novembre e gennaio 2022, ha avuto invece l’obiettivo di identificare tramite workshop specifici, le principali criticità avvertite dalle donne nei confronti dei programmi di screening, che ne ostacolano l’adesione e la fidelizzazione. A fare da chairman al Progetto, la dottoressa Livia Giordano e il dottor Pietro Panizza, del Comitato Tecnico Scientifico di Europa Donna Italia.
«È stato un esempio di forte e vera sinergia tra le donne delle associazioni, il cosiddetto terzo settore e il mondo sanitario, con una corrente benefica bidirezionale», è intervenuta Livia Giordano, Responsabile SSD Epidemiologia e Screening AOU Città della Salute e della Scienza, CPO Piemonte-Torino e Membro Coordinamento GISMA, Gruppo Italiano Screening Mammografico-
«Da anni si cerca di trovare il modo di offrire un percorso personalizzato allo screening mammografico ma le donne ci chiedono una modernizzazione globale dei programmi di screening anche in termini di umanizzazione ed empatizzazione dell’intero percorso», ha sottolineato Pietro Panizza, Medico Radiologo, Primario di Radiologia a indirizzo Senologico, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano. «Queste proposte vogliono essere un primo passo in questa direzione».
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Screening mammella: un nuovo aiuto dall’intelligenza artificiale