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Farmaci equivalenti ancora poco diffusi in Italia

Quello dei farmaci equivalenti è un tema di cui si parla da tempo ma da quasi trent’anni nulla o poco è cambiato. Quanto al loro uso l’Italia resta decisamente indietro.

In Italia il consumo di farmaci equivalenti è il 39,6% rispetto agli altri paesi europei come Gran Bretagna (53,2%), Germania (45,7%), Francia (45,5%), Spagna (42,3%) e anche rispetto ai farmaci di marca.
E c’è ancora poco conoscenza da parte della popolazione.

Questo è il quadro generale nazionale. Nel 2019, l’83,7% di farmaci utilizzati dal sistema sanitario italiano nella farmaceutica convenzionata sono equivalenti, di cui il 53% sono farmaci a brevetto scaduto generici branded e il 30,6% equivalenti. L’analisi dei consumi per area geografica poi, nei primi nove mesi 2019 dice che il consumo degli equivalenti di classe A è risultato concentrato al Nord (37,3% unità e 29,1% valori), rispetto al Centro (27,9%; 22,5%) ed al Sud Italia (22,4%; 18,1%).

Medici di famiglia e farmacisti potrebbero avere un ruolo strategico nell’informazione e nella comunicazione sul tema dei farmaci equivalenti e il loro utilizzo perché sono i più vicini alle esigenze dei pazienti, operando sul territorio.

Spiega Claudio Santini, responsabile dei rapporti con le Istituzioni della Federazione Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI)

L’informazione e la formazione sono i punti cruciali del problema –. C’è un estremo consumismo di farmaci, in particolare griffati mentre i farmaci generici questa spinta non ce l’hanno, un controllo da parte delle istituzioni su quanta quota di farmaci generici venga prescritta può aiutarci ad affrontare il problema.  

Commenta Felice Restaino, Consigliere Federfarma Regione Lazio

Bisogna lavorare sulla medicina territoriale per affrontare il problema dello scarsissimo uso dei farmaci equivalenti. Il medico curante e il farmacista potrebbero svolgere un ruolo importante nella sostenibilità del servizio sanitario nazionale ma anche per l’uso del farmaco. Fino ad oggi azioni sostanziali non sono state intraprese, se non azioni spot e fatte in maniera frammentata. E’ lontana la percezione che il cittadino ha rispetto a questo tipo di farmaco e in questo deve fare leva l’efficace informazione.

Secondo Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (SIMG) occorre mettere in atto azioni che consentono al farmaco equivalente di essere facile da prescrivere, facile da riconoscere, facile da acquisire e deve essere sempre lo stesso, cioè deve essere il cittadino insieme con il medico a decidere qual è esattamente il farmaco che deve poter utilizzare.

Conclude Elio Rosati, Segretario regionale Cittadinanzattiva del Lazio:

Se questa scelta non viene lasciata al cittadino ma a terze parti, qualche volta il cittadino, soprattutto se è anziano e soprattutto se non in condizioni di avere un potere contrattuale nei confronti del farmacista, si ribella e questo è uno dei problemi che segnala l’inefficienza del sistema. Se a distanza di 25 anni l’Italia resta il paese dove i farmaci equivalenti sono meno conosciuti in altri paesi e i farmaci meno usati è un problema serio. Bisogna fare uno sforzo per mettere al centro la cultura sanitaria mettendo in pista attività di formazione dedicate che possano accompagnare tutto il percorso della prescrizione del farmaco e quindi l’aderenza e l’appropriatezza alle cure, perché altrimenti rischiamo di perdere degli obiettivi per altri anni. Credo che sia un rischio che non possiamo permetterci né tantomeno correre.

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