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Farmindustria, un successo oltre le aspettative. Cattani: già superati gli obiettivi dell’export 2022-2027

Le aziende farmaceutiche in Italia stanno vivendo un periodo di straordinaria crescita e affermazione sui mercati internazionali, come confermano le recenti dichiarazioni del presidente Farmindustria, Marcello Cattani

In soli due anni il settore ha registrato un incremento del 12% delle export, parametro fissato dal governo per il periodo 2022-2027. Non solo l’obiettivo è stato raggiunto, ma è stato anche superato, con un incremento del 13% che ha portato il valore delle esportazioni a 700,7 miliardi di euro. L’incremento dell’export, ha scritto Marcello Cattani, presidente Farmindustria, è stato accompagnato da una crescita della produzione, che ha toccato e superato quota 56 miliardi di euro alla fine dell’anno scorso, un aumento del 7,6% rispetto all’anno precedente. Questi risultati sono stati ottenuti nonostante un deciso aumento dei costi di produzione, a livelli del 30%, un balzo dovuto a fattori globali che continuano a farsi sentire. Nonostante i costi crescenti, i prezzi dei prodotti rimborsati sono rimasti sostanzialmente stabili, in certi casi addirittura sono calati, un segno inequivocabile di efficienza e competitività.

Rispetto ad altre nell’Unione Europea, l’industria farmaceutica italiana ha sfoderato una performance notevole, registrando un incremento dell’export del 65% negli ultimi cinque anni, contro il 57% degli altri paesi europei. Questo dato, frutto di elaborazioni Istat Iqvia, evidenzia come l’Italia non solo stia recuperando terreno, ma stia anche affermandosi come un player nel mercato globale. Inoltre, la quota delle esportazioni di medicinali sul totale manifatturiero è quasi triplicata in vent’anni, passando dal 3,5% nel 2004 al 9,1% nel 2024.

Il successo dell’industria farmaceutica si riflette anche nei dati occupazionali. Nel 2024, il settore ha registrato un aumento dell’occupazione pari a 71 mila addetti, con un incremento dell’1,5%, e un picco del 3% nei settori di ricerca e sviluppo e produzione. Questi numeri non solo confermano la vitalità del settore, ma sottolineano anche il suo ruolo centrale nella crescita del Pil italiano, con un aumento del 17,7% dal 2022 al 2024, a fronte di un modesto +1,4% dell’intero Pil nazionale.

Vari fattori concomitanti hanno contribuito a questa crescita, possiamo citare l’innovazione scientifica e tecnologica, gli investimenti crescenti sul territorio, l’eccellenza delle risorse umane e delle capacità manageriali. “Il Servizio sanitario nazionale, rafforzato dalle politiche di questi anni, ha avuto un ruolo fondamentale”, ha affermato Cattani, evidenziando l’importanza di un sistema pubblico forte per supportare l’industria.

Cattani ha anche sottolineato la necessità di una “Strategia Nazionale sulla Farmaceutica”, che preveda una revisione della governance del settore. “È fondamentale aumentare le risorse e introdurre nuovi modelli basati sul valore delle cure”, ha affermato, evidenziando l’importanza di migliorare l’accesso ai medicinali e attrarre nuovi investimenti. In un contesto geopolitico sempre più competitivo, l’industria farmaceutica è vista come un asset strategico per la sicurezza nazionale e per la crescita economica del Paese.

In definitiva, l’industria farmaceutica italiana si colloca in una posizione solida, con risultati che superano le aspettative, e con davanti un futuro promettente. Le aziende del farmaco, grazie a un mix di innovazione, investimenti e competenze, hanno dimostrato di poter affrontare le sfide del mercato globale e di contribuire in modo significativo all’economia italiana. Con l’attenzione del governo e una strategia ben definita, il settore è pronto a continuare la sua ascesa e a consolidare il suo ruolo di leader nel campo della farmaceutica a livello internazionale.

Rapporto Fondazione Edison

L’industria farmaceutica italiana, come si vede, è un pilastro del Made in Italy, contribuisce in modo significativo all’economia del Paese. Alludiamo alle cosiddette Fab13, un gruppo di aziende farmaceutiche di primo piano che include, in ordine alfabetico, Alfasigma, Abiogen Pharma, Angelini Pharma, Chiesi Farmaceutici, Dompe’ Farmaceutici, I.B.N. Savio, Italfarmaco, Kedrion, Menarini, Molteni, Neopharmed Gentili, Recordati e Zambon. Sono aziende innovative che dimostrano tutta la loro intraprendenza nella ricerca, nella crescita e nell’occupazione.

Sono tutti valori recentemente evidenziati nel Rapporto di Fondazione Edison, presentato di recente a Milano, un report che mette in luce il ruolo di queste storiche realtà, talenti italiani che ben figurano nel panorama farmaceutico internazionale. Le Fab13 hanno registrato un fatturato complessivo di 16,8 miliardi di euro, di cui ben 12,8 miliardi provengono dall’export. Questo dato testimonia che i mercati internazionali rappresentano il 76% del fatturato totale del Made in Italy in questo ambito.

Con 67 siti produttivi e 43 centri di ricerca e sviluppo distribuiti in tutto il mondo, le Fab13 contribuiscono all’innovazione, alla creazione di posti di lavoro e allo sviluppo di terapie evolute, ed è interessante notare che, a differenza delle performance sui mercati esteri, le vendite interne in Italia sono rimaste stazionarie, evidenziando la necessità di strategie mirate per stimolare la domanda interna.

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