La dottoressa Adelia Lucattini spiega come il Natale possa diventare un momento per investire in formazione e cultura, strumenti indispensabili per combattere la povertà educativa e creare nuove opportunità di crescita.
La povertà educativa rappresenta una delle sfide più gravi del nostro tempo ma spesso, purtroppo, rimane un po’ nell’ombra. Questa sfida, complessa e di natura multifattoriale, affonda le sue radici non solo nella fragilità economica, ma anche in altri fattori che limitano purtroppo, l’accesso all’istruzione. Da qui le riflessioni sull’importanza di fare comprendere che la che la privazione per i bambini delle opportunità educative fondamentali, compromette le loro potenzialità e limita le loro prospettive. Altrettanto importante è la sfida dell’istruzione e della formazione continua per ragazzi e ragazze.
L’urgenza di affrontare la lotta alla povertà educativa è stata riconosciuta anche a livello globale. Nell’Agenda 2030, la comunità internazionale ha stabilito l’ambizioso obiettivo di “garantire un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti”. Il rapporto dell’UNICEF del 2022 ha rivelato che 64 milioni di bambini in età scolare sono ancora esclusi dal sistema educativo, con la maggioranza rappresentata dai gruppi più vulnerabili ed emarginati, così abbiamo chiesto alla Psicoanalista Adelia Lucattini di approfondire il tema della povertà educativa e di evidenziarne le cause e le sue conseguenze. Non solo. In questa intervista, Adelia Lucattini illustra anche perché è importante donarsi in occasione del Natale, formazione e cultura, la chiave vincente per il nostro futuro.
Dottoressa Lucattini, può spiegare cosa si intende per “povertà educativa”?
“La povertà educativa si riferisce alla difficoltà di accesso o alla vera e propria impossibilità di frequentare scuola, di studiare e di beneficiare della socializzazione che l’ambiente scolastico offre a bambini e adolescenti. Di conseguenza, include l’assenza di opportunità per sviluppare competenze, di valorizzare talenti e accedere alle conoscenze necessarie per crescere psicologicamente, per essere in grado di accedere alle informazioni e per ambire ad un buon lavoro, duraturo. Questo insieme di conseguenze priva i bambini, gli adolescenti e i giovani degli strumenti basilari per costruirsi una vita autonoma e indipendente. Di fatto, non permette di essere pienamente liberi”.
Quali sono le cause e quali le possibili conseguenze?
“Il fenomeno è determinato da diverse concause. La prima, è la povertà economica, dovuta a redditi familiari bassi e precarietà lavorativa. Le famiglie con fragilità economica, senza un welfare forte che garantisca l’educazione nel suo complesso con misure dedicate, non possono permettersi neanche cose necessarie, come i materiali scolastici. Oltre a ciò, i figli sono esclusi anche da attività culturali importanti come visite a musei, gite scolastiche e da attività extrascolastiche come musica, attività artistiche, sport. La seconda, è scaturita da un basso livello di istruzione dei genitori, poiché possono essere in difficoltà nell’aiutare i figli nei compiti o nel trasmettere la passione per lo studio e l’importanza di studiare e professionalizzarsi. Naturalmente, possono esservi anche difficoltà familiari, conflittualità importanti e traumi psicologici che non trovino una soluzione, anche grazie ad un aiuto specialistico”.
In questo contesto, quale ruolo può avere la scuola?
“La scuola svolge una funzione fondamentale nella lotta contro la povertà educativa e può agire come una forza trasformativa per i giovani e le loro famiglie. La scuola oltre a insegnare le materie curriculari (letterarie, scientifiche, linguistiche, motorie, etc.), favorisce lo sviluppo competenze cosette “trasversali” e indispensabili per la vita mentale degli studenti e la loro partecipazione sociale: la creatività, la capacità di lavorare in gruppo, il pensiero critico, le conoscenze culturali, la comprensione dei fenomeni, gli scambi internazionali attraverso la conoscenza delle lingue, solo per citarne alcuni”.
Ritiene sia importante utilizzare il periodo natalizio, per donarsi e regalare anche formazione e cultura, per una maggiore crescita personale?
“Il periodo natalizio si presta naturalmente alla riflessione, poiché è un momento di bilanci, in cui si affacciano sensazioni malinconiche che, se non sfociano in depressione, possono aiutare ad avere quel giusto distacco che favorisce il pensare e considerazioni sulla realtà personale e che ci circonda. Inoltre, richiede la partecipazione ai preparativi e ai festeggiamenti, la condivisione e il confronto, la cura di sé e delle persone che sono care, in famiglia, con gli amici, a scuola, al lavoro”.
Il Natale è un periodo non solo di riposo, ma anche di cultura e formazione, indispensabili per l’apertura di nuovi orizzonti guardando al futuro.
“Regalarsi e regalare il sapere, la conoscenza e l’expertise, attraverso i libri, uniti alla formazione con corsi professionalizzanti nel proprio ambito di studio o lavorativo, oppure corsi per favorire un cambiamento, per promuovere un miglioramento personale, sono un dono che crea una prospettiva nel presente, impegna il futuro prossimo e accompagna per tutta la vita, poiché migliora le capacità personali, ampliandole. Assolutamente da tenere presenti i corsi di lingua, un vero e proprio passaporto per il proprio futuro”.
Quanto è importante l’istruzione, in particolare, per i giovani?
“L’istruzione è un bisogno ed un diritto fondamentale, sancito dall’articolo n. 34 della Costituzione italiana e dall’articolo n. 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Studiare, leggere e scrivere, impegna il tempo e distoglie dall’eccessivo uso di social media, dall’apatia e dalla demotivazione depressiva. Inoltre, immerge in mondi nuovi, stimola l’immaginazione, apre la mente, incuriosisce e appassiona ancor più se in gruppo, come a scuola o con gli amici. Il fare insieme incoraggia e allontana la solitudine”.
Ritiene che l’istruzione e la formazione possano aiutare in una cultura in cui la competizione è sempre più presente?
“La dimensione culturale che valorizza la cooperazione rispetto alla competizione si riferisce allo spettro di atteggiamenti e comportamenti all’interno della famiglia, della scuola, della comunità, in cui si vive e a livello sociale più ampio. Da un lato, si trova la cultura che valorizza la cooperazione, enfatizzando il lavoro di squadra, gli obiettivi collettivi e il supporto reciproco. Dall’altro, la cultura, che valorizza la sana competizione, enfatizzando il successo individuale e l’interesse non solo personale, ma anche culturale e sociale. Poiché, le due realtà coesistono, è sempre possibile scegliere, orientando i figli attraverso l’educazione familiare. Per essere competitivi e affermarsi, bisogna avere gli strumenti giusti: un buon equilibrio interiore e le conoscenze necessarie”.
Ritiene che educazione e formazione possano contribuire anche a ridurre la violenza?
“L’UNESCO nell’ultima pubblicazione intitolata “Safe to learn and thrive: Ending violence in and through education”, afferma che l’istruzione ha il potere non solo di prevenire la violenza, ma anche di trasformare le società promuovendo ambienti sicuri, inclusivi e solidali. Per sfruttare davvero questo potenziale trasformativo, è necessario un approccio olistico e multimodale, in cui la prevenzione della violenza sia integrata in tutti gli aspetti della scuola, dalle politiche e dalla formazione degli insegnanti alla progettazione del curriculum e ai meccanismi di segnalazione. L’UNESCO riguardo l’educazione per la pace, i diritti umani e lo sviluppo sostenibile, sottolinea che i sistemi educativi devono promuovere attivamente la pace e i diritti umani, riconoscendo che un ambiente scolastico sicuro e inclusivo non è solo un obiettivo, ma una parte fondamentale dell’esperienza di apprendimento”.
Quali consigli si sente di dare ai genitori e ai giovani, riguardo a questo importante tema?
“La formazione e l’istruzione sono strumenti fondamentali per il futuro dei giovani e il Natale è un’occasione perfetta per riflettere su come investire in cultura. Ecco alcuni consigli:
- Avere sempre presente che l’istruzione e la formazione sono un passe-partout per ambienti sociali nuovi e creano opportunità e inclusione, poiché aumentano la fiducia in sé stessi e l’autostima.
- Il sapere è un amico per sempre, impegna la mente, stimola lo spirito di ricerca, insegna a pensare. Nei momenti tristi fa compagnia e aiuta a uscire dal limbo dell’incertezza e dalle paludi della noia depressiva.
- Parlare con i figli e far capire che formarsi dà soddisfazione, li aiuta a stare bene anche se richiede un po’ di sforzo e crea le basi perché possano costruirsi una vita migliore, un buon futuro.
- I libri sono sempre regali intelligenti: leggere stimola la curiosità. È importante creare questa buona abitudine fin da piccoli. Quando sono più grandi, tenere conto dei loro gusti e preferenze.
- Pensare al loro presente guardando al futuro. Molto utili sono abbonamenti a corsi online, con un insegnante o in una scuola. C’è un’ampia scelta tra corsi di lingue, coding (programmazione), arte, musica, disegno. Ottimi anche corsi gratuiti, che permettano di unire creatività a opportunità di lavoro: fotografia, videomaking, cucina, barman, nuoto salvamento, ecc.
- Favorire viaggi-studio, vacanze con visite guidate incluse, anche attraverso dei buoni mirati. Ampliano le prospettive e permettono d’imparare divertendosi e con piacere.
- Partecipare insieme ai figli a eventi culturali o workshop: la formazione e l’aggiornamento sono un arricchimento per tutta la famiglia. Farlo insieme è un valore aggiunto.
- La formazione e l’aggiornamento professionale non devono mai essere un obbligo, ma prospettati come un’opportunità.
Investire nel sapere è un dono che dura per sempre. Il periodo natalizio è un momento speciale per riflettere su ciò che ha valore nella vita. Pensare al futuro dei figli, anche con regali adatti e mirati, è un gesto d’amore lungimirante”.