In tutto il mondo si sono accese simbolicamente le luci per una riflessione collettiva sulla sclerosi multipla (SM), una delle patologie neurologiche più complesse e invalidanti del nostro tempo. La Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla celebrata ieri ha segnato un momento di forte coinvolgimento emotivo e di approfondimento ragionato, un’occasione per ricordare che questa malattia coinvolge oggi oltre 137.000 persone in Italia, un numero che testimonia l’urgenza di intervenire con efficacia e umanità. La malattia, ricordano gli specialisti della Società Italiana di Neurologia (SIN), ha un esordio prevalentemente giovanile, colpisce in particolare le donne, e presenta un decorso inizialmente imprevedibile. L’andamento, che alterna fasi di attacco e di remissione, può compromettere progressivamente l’autonomia, le funzioni cognitive e la qualità della vita di chi ne soffre. La ricerca scientifica fa progressi, ma come società dobbiamo essere pronti a sostenere e accompagnare chi vive questa realtà che a volte, nonostante le cure, continua a progredire.
Quello che stiamo vivendo dovrebbe essere un anno cruciale per la comunità scientifica internazionale. Grazie alla collaborazione tra la SIN, i principali organismi di ricerca europei e mondiali, si stanno introducendo nuovi criteri diagnostici e di classificazione. Questi aggiornamenti, basati su evidenze cliniche e biologiche consolidate, rappresentano molto più di un semplice cambio di protocollo: segnano l’inizio di un cambio di passo nel modo di affrontare questa patologia. «I nuovi strumenti diagnostici – spiega il Professor Claudio Gasperini, coordinatore del Gruppo di Studio sulla Sclerosi Multipla della Società Italiana di Neurologia – ci consentiranno di riconoscere la SM in una fase molto più precoce rispetto al passato, migliorando significativamente l’efficacia dell’intervento terapeutico. Non si tratta solo di diagnosi, ma di una presa in carico globale e personalizzata che può modificare la storia naturale della malattia. Parliamo di restituire tempo, opportunità e prospettive a chi convive con questa condizione».
La revisione metodologica segna una svolta: dall’approccio reattivo, basato sulla gestione dei sintomi e delle emergenze, si passa a un modello predittivo. Tecniche di imaging avanzato, biomarcatori e intelligenza artificiale vengono ora integrate per intercettare precocemente i segnali di una malattia ancora in fase silente o appena manifesta. Il Professor Gasperini sottolinea come questa diagnostica imponga anche un ripensamento strutturale dei servizi sanitari: «Affinché questa transizione diventi reale e sostenibile, serve un’alleanza forte con le Istituzioni. È fondamentale garantire a tutte le persone con SM, ovunque si trovino, un accesso equo e omogeneo a diagnosi tempestive, trattamenti efficaci e percorsi riabilitativi avanzati». Per questo, la SIN collabora strettamente con AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), impegnata quotidianamente nel sostegno ai pazienti, nel sostegno ai ricercatori, e nelle iniziative di advocacy. È necessario investire nella formazione continua dei professionisti, aggiornare i Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA), e rivedere i criteri di accesso alle terapie innovative. La rete dei centri di riferimento, diffusa sul territorio italiano, deve essere potenziata per rispondere alle nuove esigenze di diagnosi precoce e trattamento personalizzato. «Un investimento stabile nella ricerca è fondamentale – aggiunge Gasperini – poiché la neurologia, attraverso la medicina predittiva, intende guardare al futuro. È anche importante riconoscere il ruolo attivo delle persone con SM: ascoltarle, coinvolgerle nelle decisioni di cura, valorizzare la loro esperienza».
Alessandro Padovani, Presidente SIN, ci consegna un messaggio di speranza e responsabilità condivisa: «Viviamo un momento straordinario per la neurologia e per la sclerosi multipla in particolare: le innovazioni tecnologiche, farmacologiche e diagnostiche stanno trasformando radicalmente la pratica clinica – spiega l’illustre neurologo – e ci pongono davanti a una sfida cruciale. Non basta più scoprire, dobbiamo saper tradurre ogni avanzamento scientifico in un beneficio reale, concreto e accessibile per le persone che convivono con la malattia». Il professor Padovani insiste sulla necessità di portare avanti un impegno collettivo: «È un obiettivo ambizioso, che richiede responsabilità condivisa, capacità di visione e un impegno integrato tra tutti gli attori del sistema: dal mondo della ricerca alle Istituzioni, dai professionisti della salute fino alla società civile. La scienza oggi ci consegna strumenti potenti, ma sta a noi fare in modo che ogni innovazione diventi un diritto garantito, che ogni passo avanti nella conoscenza si traduca in equità, che ogni nuova scoperta diventi speranza concreta per chi affronta ogni giorno, con coraggio e determinazione, la complessità e l’imprevedibilità della malattia».
La Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla, grazie all’impegno di clinici, ricercatori, esponenti del volontariato, famiglie, e grazie al sostegno di tutte le altre realtà coinvolte, testimonia di come la lotta alla sclerosi multipla richieda un’azione coordinata e determinata, che vada oltre i confini della medicina, coinvolgendo la società civile, le istituzioni e il mondo della ricerca in un’unica grande sfida: quella di rendere la vita migliore per tutti, con la speranza di un domani in cui la sclerosi multipla possa essere affrontata non più come una condanna, ma come una sfida da vincere insieme.