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Gli animali domestici diffondono il Covid19?

Siamo proprio sicuri che i nostri animali domestici non abbiano la possibilità di essere infettati e se sì possono essere nelle condizioni di passare l’infezione a noi esseri umani?

Ad oggi, la risposta certa non esiste, alcuni casi internazionali hanno destato incertezza, tra poco più di un anno potremmo forse avere una risposta più sicura: il Parco Tecnologico Padano lancia il progetto COVIDinPET.

Lo Studio, presentato in collaborazione con i Dipartimenti di Medicina Veterinaria e di Scienze Biomediche e Cliniche L. Sacco dell’Università degli Studi di Milano, l’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia-Romagna e il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Bari, ha l’obiettivo di capire il ruolo degli animali domestici nella diffusione dell’infezione da sars-cov-2.

Il Progetto, che riceverà 250 mila euro dalla Fondazione Cariplo, ha vinto il bando promosso da Regione Lombardia, Fondazione Cariplo e Fondazione Veronesi. Lo Studio durerà all’incirca 1 anno e mezzo (18 mesi) e proverà a capire se gli animali domestici possano o meno infettare l’uomo e se la positività al virus nei soggetti a maggiore contatto con cani e gatti sia superiore rispetto alla popolazione generale. Si proverà a identificare gli stati infiammatori e possibili sintomi, per individuare gli animali che hanno sviluppato un’infezione o una patologia in seguito alla positività.

L’obiettivo è capire se e quanto gli animali possano essere fonti di rischio per i proprietari e per l’essere umano in genere, cosa che tramite tutta una serie di tamponi eseguita sugli animali come cani e gatti sembra essere molto bassa o addirittura da scartare.

Lo studio avrà anche lo scopo di verificare attraverso indagini approfondite la presenza o meno del virus in vari tessuti, dalla cute al naso, e si analizzerà la ricettività degli animali anche nelle aree a rischio come le nostre, su cui al momento esistono solo studi preliminari.

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