Tumori, rischio triplicato dopo i 75 anni. Congresso Sigot (geriatria), in Italia 12 milioni di ultraottantenni
La vita media si allunga, ma negli anni della vecchiaia ci si ammala più facilmente, un paradosso della modernità. L’aumento dell’aspettativa di vita è un traguardo straordinario, frutto di progressi della medicina e migliori condizioni socio-economiche. Eppure, con la longevità cresce anche la fragilità, la vulnerabilità delle persone che entrano nella terza età, spesso costrette a combattere malattie complesse e invalidanti. Tra queste, il cancro è una delle più spietate. L’Italia sta assistendo a un progressivo invecchiamento della popolazione, con una crescita vertiginosa dei casi di tumore in età avanzata. Eppure, proprio gli anziani sono i grandi esclusi della ricerca oncologica. È questo uno dei temi centrali del 39° congresso della Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT), in corso a Modena.
Tumori negli anziani: fenomeno in crescita
Dal 1995 al 2010, il numero di individui con più di 80 anni è passato da 6,7 milioni a 12,5 milioni, e le stime prevedono che toccherà quota 51 milioni nel 2050. Un cambiamento demografico che ha inevitabilmente portato a un aumento delle diagnosi oncologiche in età avanzata. Nel 2024, in Italia si stimano circa 400mila nuovi casi di tumore (dati AIOM/AIRC). E secondo le statistiche AIRTUM, l’incidenza cresce con l’età: 750 casi ogni 100mila abitanti tra i 55 e i 59 anni, 2200 casi ogni 100mila abitanti tra gli 80 e gli 84 anni. Triplica ill rischio con l’avanzare dell’età. Eppure, mentre il numero di anziani malati di tumore aumenta, il loro coinvolgimento nella sperimentazione clinica resta drammaticamente basso. Il 20% delle neoplasie viene diagnosticato dopo gli 80 anni. Il 70% delle persone con un tumore ha più di 70 anni (dati AIOM/AIRTUM). Numeri che dicono tutto.
Gli anziani e la sperimentazione clinica
I trial clinici sono la base per l’innovazione terapeutica, ma la fascia più anziana della popolazione è scarsamente coinvolta in queste sperimentazioni. Secondo i dati: Nei trial registrati dalla FDA, solo il 24% dei partecipanti ha più di 70 anni. Nei trial NCI, la percentuale scende al di sotto del 10%. In Italia, i pazienti che ricevono farmaci oncologici nella pratica clinica reale (registri AIFA) sono più anziani di 5,3 anni rispetto a quelli coinvolti nei trial. La percentuale di over 65 che accede a trattamenti oncologici è superiore del 17,2% rispetto ai partecipanti ai trial. Questo squilibrio ha conseguenze dirette sulla cura dei pazienti anziani. I medici devono spesso basarsi su protocolli non adatti alla fragilità e alle comorbidità tipiche della terza età, con il rischio di effetti collaterali più gravi, trattamenti inappropriati e qualità della vita compromessa. “L’assenza di dati sui più anziani limita la validità delle evidenze”, sottolinea il Prof. Lorenzo Palleschi, Presidente SIGOT Nazionale e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Geriatria dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata di Roma. “I medici devono spesso basarsi su protocolli non tarati sulle comorbidità e sulla fragilità tipiche dell’età avanzata. Serve dunque un maggior coinvolgimento degli anziani nella sperimentazione delle terapie”, aggiunge Palleschi.
Medicina personalizzata, oncologia geriatrica
Non si tratta solo di garantire trattamenti oncologici agli anziani, ma di adattarli alle loro esigenze specifiche. “Esperienze pur limitate dimostrano che quando si vanno a sperimentare degli interventi farmacologici, chirurgici o radioterapici si possono ottenere risultati importanti sia per la sopravvivenza che per la qualità della vita anche in età avanzata e molto avanzata”, spiega ancora Palleschi. La sfida, quindi, non è solo curare, ma personalizzare il percorso di cura. “Nella persona anziana, la terapia va personalizzata in base al profilo individuale del paziente. Per questo le Linee Guida delle società scientifiche suggeriscono di utilizzare nei pazienti anziani con tumori solidi una Valutazione Multidimensionale e l’intervento geriatrico”, prosegue Palleschi. Queste strategie consentono di ridurre significativamente gli effetti tossici della terapia, migliorare l’aderenza al trattamento, incrementare la qualità della vita, ottimizzare la sopravvivenza. Dunque, dal congresso di geriatria Sigot si solleva un tema cruciale: gli anziani devono partecipare ai trial clinici, avere accesso alle terapie più avanzate e ricevere cure personalizzate che rispettino la loro fragilità. Ma esiste un modo per prevenire la fragilità e migliorare l’invecchiamento?
Invecchiamento attivo
L’invecchiamento è una certezza universale, un processo che inizia nell’infanzia e accompagna l’essere umano lungo tutta la sua esistenza. Ma se il tempo è inarrestabile, la qualità della vita con cui lo attraversiamo dipende dalle scelte che facciamo. Nel 39° Congresso Sigot, il tema dell’invecchiamento attivo ha preso il centro della scena, mettendo in evidenza l’importanza di uno stile di vita sano, ma anche le sfide sociali e psicologiche che influenzano il processo di invecchiamento. Non si tratta solo di vivere più a lungo, ma di vivere meglio, rallentando la fragilità che porta alla disabilità.
I fattori che influenzano la longevità
La ricerca scientifica ha evidenziato come l’invecchiamento non sia solo una questione biologica, ma anche sociale e comportamentale. Alcuni dei fattori che influenzano la qualità dell’invecchiamento includono i marcatori biologici dell’invecchiamento, che regolano i processi cellulari e metabolici. Livello socioeconomico, che impatta l’accesso alle cure e alle risorse per mantenersi in salute. Eventi avversi della vita, come lutti, traumi o malattie invalidanti. Stati psicologici negativi, come depressione, stress e isolamento. Comportamenti scorretti, come cattiva alimentazione, abuso di alcool, tabagismo e sedentarietà. “L’invecchiamento è un processo che parte dall’infanzia e che si caratterizza per comportamenti virtuosi che prevengono la disabilità, sia cognitiva che fisica, arrestando o ritardando la fragilità che ne è alla base”, commenta Andrea Fabbo, Direttore sanitario ASL Asti, già direttore socio-sanitario AUSL Modena e direttore UOC Geriatria Territoriale AUSL Modena.
Le strategie per un invecchiamento sano
Se da un lato l’età avanzata porta con sé una naturale vulnerabilità fisica, dall’altro sono possibili strategie concrete per rallentare la fragilità e migliorare la qualità della vita. Tra le azioni preventive più efficaci troviamo:
1. Esercizio fisico regolare, che migliora la mobilità, la forza muscolare e la salute cardiovascolare.
2. Intervento nutrizionale, con un’alimentazione equilibrata ricca di antiossidanti e nutrienti fondamentali.
3. Stimolazione cognitiva, attraverso attività mentali che proteggono la memoria e le capacità intellettive.
4. Controllo dei fattori di rischio, come ipertensione, diabete e malattie cardiovascolari.
5. Contrasto alla solitudine, attraverso reti sociali, gruppi di supporto e attività di socializzazione.
“Per prevenire la disabilità si identificano azioni come l’esercizio fisico, l’intervento nutrizionale, la stimolazione cognitiva, il controllo dei fattori di rischio, il contrasto alla solitudine”, prosegue Fabbo. Le politiche di invecchiamento attivo non solo migliorano la qualità della vita, ma possono anche ridurre il rischio di sviluppare molte neoplasie e rallentarne la progressione.
Al 39° Congresso nazionale della Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT) in corso a Modena, presso il BPER Forum “Guido Monzani”, partecipano oltre 500 medici specialisti in geriatria provenienti da tutta Italia, con un forte coinvolgimento di giovani medici: il 40% degli esperti presenti è under 40. Nel corso dell’evento si celebra anche il 18° congresso di cardiogeriatria, sottolineando il legame tra medicina geriatrica e cardiologia, visto che le malattie cardiovascolari sono tra le principali cause di mortalità nella popolazione anziana.
Tra i temi principali trattati nell’evento troviamo:
La prevenzione e l’invecchiamento attivo
Le demenze e la gestione della fragilità cognitiva
L’onco-geriatria e l’accesso degli anziani alle terapie oncologiche
Le patologie cardiovascolari nella terza età
La sarcopenia e la perdita di massa muscolare
L’insufficienza respiratoria e le sue complicazioni
L’accesso degli anziani in Pronto Soccorso
L’invecchiamento non deve essere visto come una fase di declino inevitabile, ma come un’opportunità per migliorare la qualità della vita con le giuste strategie. Il 39° Congresso SIGOT ha messo in evidenza come la medicina geriatrica debba evolversi, integrando la ricerca scientifica, la prevenzione e il supporto sociale per garantire agli anziani una vita lunga e sana. Il futuro della geriatria è nelle mani della scienza, ma anche nelle scelte quotidiane di ognuno di noi.