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Glioblastoma multiforme: nuove speranze di cura

Glioblastoma multiforme: nuove speranze di cura per il tumore cerebrale più aggressivo (noto anche con la sigla Gbm), un tipo di cancro per il quale i malati non possono ancora contare su terapie chemio mirate ed efficaci. Parliamo di una neoplasia maligna che colpisce la Glia, ovvero la sostanza bianca del cervello, che svolge funzioni nutritive e di sostegno dei neuroni assicurando la corretta propagazione dell’impulso nervoso. 

Il progetto di ricerca neuro-oncologico, denominato “Gliomas” (Proncipal Investigator Alberto de Bellis), avviato in concomitanza della pandemia Covid-19, coordinato e finanziato da Maria Rosaria Maglione Foundation Onlus (organizzazione non-profit per le Neuroscienze con sede a Napoli) ha dimostrato e identificato un nuovo asse genetico-molecolare nel Glioblastoma multiforme. Lo studio, condotto su 37 pazienti arruolati presso l’unità operativa complessa di Neurochirurgica dell’azienda ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta diretta da Pasquale De Marinis, in collaborazione con Maria Giuseppina Miano dell’Istituto di Genetica e Biofisica “Adriano Buzzati Traverso” del Cnr (Consiglio nazionale delle Ricerche di Napoli) ha identificato 2 gruppi di pazienti identificati con la sigla KDM5C High e KDM5C Low. Il nuovo asse genetico scoperto è dunque correlato alla carenza di ossigeno (ipossia) del micro-ambiente neoplastico e alla probabile regolazione di un fattore di crescita tumorale Bdnf (brain-derived neurotrophic factor) o fattore di crescita neurotrofico cerebrale. Entrambi (ipossia e fattore di crescita neurotrofico cerebrale) potrebbero funzionare da promotori della proliferazione incontrollata. Il gene regista è stato identificato in KDM5C – Jumonji-C family gene), una sorta di sensore dell’ossigeno e che regola anche inibendolo, il promotore BDNF tumorale. Funzione che fino ad ora era sconosciuta nel Glioblastoma. Una disfunzione in questo nuovo asse genetico identificato, potrebbe dunque essere alla base dello sviluppo dell’ipossia e della mancata inibizione del promotore in una cascata di interrelazioni che sfociano nella crescita incontrollata della Glia.

Grazie all’utilizzo della chirurgia guidata dalla fluorescenza (5-ALA), un amminoacido marcatore captato dalle cellule neoplastiche del Glioblastoma, lo studio ha evidenziato inoltre che l’espressione dei geni esaminati è strettamente correlata al grado di captazione del tracciante 5-ALA. “I risultati ottenuti aprono quindi la strada per utilizzare la chirurgia guidata dalla fluorescenza (5-ALA), non solo per una resezione chirurgica più ampia e mirata ma anche per identificare il profilo di eventuali espressioni genetiche nel micro-ambiente neoplastico” spiega de Bellis. 

Lo studio è stato oggetto di pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica peer reviewed International Journal of Molecular Science, nel numero speciale – Glioblastoma: Recapitulating the Key Breakthroughs and Future Perspective. Link per consultare il lavoro pubblicato:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36142158/ https://www.mdpi.com/1422-0067/23/18/10250

La Fondazione che ha coordinato e finanziato il progetto di ricerca con una borsa di studio in memoria di “Francesco Mazza” (Titolare: Denise Drongitis). Anche durante la pandemia – spiegano gli autori –  nonostante le notevoli difficoltà del caso, le attività di ricerca della Fondazione non si sono mai fermate. I nostri obiettivi di ricerca sono mettere sotto la lente nuovi ed ipotetici marcatori di malattia associati al Glioblastoma multiforme, un tumore aggressivo caratterizzato da scarsa sopravvivenza dopo la diagnosi (12-16 mesi). Un tumore a crescita rapida. Tuttavia esistono gruppi di pazienti con un tasso medio di sopravvivenza che va oltre l’intervallo di tempo massimo previsto e questo sarebbe da mettere forse in relazione alla funzione del nuovo gruppo di geni identificati dallo studio. L’originale ricerca apre la strada a nuove frontiere di studio e a potenziali nuovi bersagli terapeutici mirati.

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