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Glossofobia: le radici della paura di parlare in pubblico

Strategie per affrontare il timore del giudizio altrui, gestendo ansia, stress e, in alcuni casi, attacchi di panico

La glossofobia, o paura di parlare in pubblico, è una condizione che colpisce circa il 75% della popolazione (1 persona su 4) in tutto il mondo, rendendola una delle fobie più comuni. Secondo uno studio condotto da YouGov UK, la glossofobia è persino più diffusa della paura degli spazi chiusi, dei ragni e, in alcuni casi, della morte stessa. Questo dato sottolinea quanto sia un problema serio e diffuso, influenzando la vita di milioni di persone. Le manifestazioni fisiche della glossofobia possono includere tremori, sudorazione e palpitazioni, tutti sintomi che possono sabotare anche i migliori tentativi di comunicazione. Uno studio del National Institute of Mental Health ha evidenziato che la paura del giudizio altrui può scatenare un ciclo di ansia e stress, che spesso culmina in difficoltà a mantenere il filo del discorso, o addirittura in attacchi di panico.

Alla base insicurezza e traumi 

Le cause della glossofobia possono variare da esperienze traumatiche legate a presentazioni passate a un’innata insicurezza. Molti relatori temono di non soddisfare le aspettative del pubblico, il che può portare a un deterioramento della loro prestazione. È interessante notare che il Journal of Anxiety Disorders ha pubblicato studi suggerendo che il 75% degli individui che hanno sperimentato l’ansia sociale la manifestano anche in situazioni di public speaking. 

Dieci passi verso la sicurezza

La buona notizia è che superare questa condizione è possibile. Massimiliano Cavallo, esperto di public speaking, suggerisce ad esempio un approccio basato su tecniche pratiche e scientifiche per affrontarla in 10 mosse:

1)      trasformare la paura in adrenalina. Con l’esercizio e con il giusto metodo si impara a capire che la paura può essere un alleato che ci permette di essere vigili e concentrati;

2)      considerare che lo stress percepito è maggiore di quello trasmesso. In realtà quello che percepisce invece il pubblico è più o meno il 20 per cento di quello che si prova. Questo vuol dire che bisogna concentrarsi non sui propri “difetti”, ma sul pubblico e le sue esigenze;

3)      pensare che il pubblico vuole ascoltare. Spesso il relatore teme di annoiare il pubblico e tende a parlare velocemente. Al contrario, sentirsi interessanti alla fine può aiutare anche a esserlo davvero per il proprio pubblico;

4)      non inseguire la perfezione. Gli errori si fanno e non sempre compromettono il discorso. Meglio invece concentrarsi sui progressi;

5)      provare il discorso più volte. Può sembrare una regola banale, ma alla fine è anche la più disattesa. Non basta leggere e rileggere le slide, ma è necessario provare il discorso nella stessa modalità che si userà poi realmente. Quindi, se l’intervento lo richiede, bisogna alzare la voce o abbassarla come se si avesse di fronte il pubblico;

6)      non leggere il discorso e non impararlo a memoria. Quello che più teme chi soffre di glossofobia è di perdere il filo del discorso. Cosa che succede quando si impara a memoria o si legge. Il discorso non va letto, perché focalizzeremmo lo sguardo sul foglio anziché sul nostro pubblico. Se usi le slide scrivi poco testo; se parlerai a braccio, schematizza il tuo intervento in poche parole e appunti;

7)      guardare la platea negli occhi. Mai guardare nel vuoto o fissare le slide. Bisogna cercare di guardare le persone negli occhi e, se l’aula è grande, guardarla a blocchi di persone;

8)      alzare leggermente il volume della voce. Se la voce è più alta del solito, il cervello trasmetterà più sicurezza. Inoltre, con un volume di voce più alto sarà difficile sentire la voce che trema;

9)      postura solida. Niente gioco con penne, anelli, orologi o movimenti frenetici che trasmettono nervosismo. La postura deve essere naturale, ma non immobile;

10)   non evitare di parlare in pubblico. Spesso rinunciare è la soluzione più comoda, ma in questo modo si accresce la paura. Evitando, infatti, si trasmette al proprio cervello il messaggio che parlare in pubblico rappresenta per se stessi qualcosa di pericoloso e per il quale si è inadeguati. È così che poi si arriva in situazioni in cui si deve prendere necessariamente la parola e quello è il momento in cui il ‘mostro’ è diventato grande e può sorgere un vero e proprio attacco di panico.

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