Il Covid non deve fare dimenticare che esiste anche l’Aids, la sindrome da immunodeficienza acquisita, causata dall’infezione da Hiv.
Nel 2019, sono state riportate 2.531 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari ad un’incidenza di 4,2 nuovi casi per 100.000 residenti. La maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’84,5% di tutte le segnalazioni. Più della metà delle persone con una nuova diagnosi di Hiv è stata diagnosticata in fase avanzata di malattia.
Ancora dati: il 33,1% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da Hiv ha eseguito il test per la presenza di sintomi che facevano sospettare un’infezione da Hiv, il 14,9% in seguito a un rapporto sessuale senza preservativo, il 12,7% in seguito a un comportamento a rischio generico, il 9,3% in seguito a controlli per altre patologie e l’8% durante iniziative di screening/campagne informative.
Per quanto riguarda i numeri dell’Aids, nel 2019 sono stati diagnosticati 571 nuovi casi pari a un’incidenza di 0,9 nuovi casi per 100.000 residenti.
L’incidenza dell’Aids è in costante diminuzione. Solo il 27% delle persone diagnosticate con Aids ha eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi. Inoltre, è diminuita la proporzione delle persone con nuova diagnosi di Aids che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere sieropositiva nel semestre precedente la diagnosi di Aids, passando dal 75,1% nel 2018 al 70,6% nel 2019.
ll Piano nazionale di interventi contro l’Hiv e Aids (PnAids) rappresenta il documento programmatico finalizzato a contrastare la diffusione dell’infezione da Hiv. In particolare, l’attenzione è altissima sulla lotta contro la stigmatizzazione e sulla prevenzione altamente efficace basata sulle evidenze scientifiche e ancorata a principi e azioni che, oltre a comprendere le campagne di informazione, l’impiego degli strumenti di prevenzione e gli interventi finalizzati alla modifica dei comportamenti, si estendono all’uso delle terapie ARV come prevenzione (TasP), con conseguente ricaduta sulla riduzione delle nuove infezioni e il rispetto dei diritti delle popolazioni maggiormente esposte all’Hiv. Uno dei punti principali è la formazione del personale dedicato e l’azione sui pazienti Hiv e su coloro che non sanno di essere positivi, sommerso importante da far emergere.
Oggi è importante fare il punto nel futuro post pandemico sulla situazione della presa in carico del malato Hiv pre e post Covid; sui nuovi indicatori previsti dal Piano nazionale di interventi contro l’Hiv e Aids; il cluster pilota di popolazioni come le carceri, i Serd per l’emersione del sommerso e l’azione preventiva e curativa nei confronti dell’infezione da Hiv, aderenza compresa; il paradigma di patologia cronico-virale con una presa in carico trasversale del cittadino o paziente positivo.
Ne abbiamo parlato nella puntata numero 5 di “Dentro la Salute”.