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Influenza, dall’australiana all’aviaria: virus respiratori stagionali e focolai emergenti

L’inverno si fa sentire, e come un copione già scritto tornano in pista i virus influenzali, vecchie conoscenze e new entry. In Italia, la situazione attuale è caratterizzata da un mix complesso di patogeni respiratori che tengono sotto scacco oltre cinque milioni di persone, anche bambini, che sempre più spesso si ritrovano a letto con la febbre. Ma l’andamento di quest’anno, come sottolinea Fabrizio Pregliasco, direttore scientifico dell’ Osservatorio Virus Respiratori (www.virusrespiratori.it), è diverso rispetto al passato.

“Al momento – ha scritto il professor Pregliasco, che è docente di igiene generale e applicata all’Università di Milano – assistiamo a un mix tra il virus H3N2 di origine australiana, che è quello che spaventava di più, e l’A/H1N1, che ha effetti meno pesanti, senza alcuna prevalenza dell’uno rispetto all’altro. L’epidemia influenzale in corso si sovrappone poi alla persistenza di altri patogeni che interessano le vie respiratorie come il virus respiratorio sinciziale, l’adenovirus e il Covid che, anche se meno cattivo, è ancora presente. I casi di malattie simil-influenzali comunque si moltiplicheranno verosimilmente nei prossimi giorni”.

Le manifestazioni più comuni della sindrome influenzale, aggiungiamo noi, si affrontano con il riposo, l’idratazione e l’automedicazione responsabile, evitando gli antibiotici fai-da-te, ferme restando tutte le buone abitudini legate alla prevenzione, precauzioni che abbiamo imparato in emergenza durante la pandemia da Sars-Cov2: distanziamento, indossare mascherine in ambienti chiusi o sovraffollati, impiego di gel igienizzanti. “Questi comportamenti dovrebbero far parte del nostro stile di vita quotidiano, non solo perché utili a preservarci dall’influenza ma anche perché potrebbero agire come efficaci barriere anche in caso di eventuali eventi pandemici futuri. Giocare d’anticipo è sempre meglio: in caso di una nuova pandemia, abitudini comportamentali corrette e la condivisione delle informazioni saranno strumenti indispensabili per contingentarla”, conferma il noto virologo.

Un comunicato dell’Osservatorio VirusRespiratori.it, istituzione che si avvale del supporto incondizionato di CSL Seqirus e GlaxoSmithKline, ci aggiorna anche per quanto riguarda il metapneumovirus umano (Hmpv), un patogeno trasmissibile per via aerea (ma anche per contatto con le superfici contaminate) che nelle ultime settimane nella Cina settentrionale ha fatto registrare un significativo aumento dei casi, in particolare negli adolescenti, sollevando il timore di un’epidemia simile al Covid. Sebbene il virus possa causare anche malattie più gravi, come bronchite e polmonite, tra gli anziani, i bambini molto piccoli e le persone immunodepresse, le autorità sanitarie del Paese, per il momento, hanno escluso che l’incremento di casi e l’impatto delle infezioni in Cina possano dare origine a una nuova pandemia, sebbene le infezioni non vadano comunque sottovalutate. Si tratta infatti di un virus già noto, identificato per la prima volta più di vent’anni fa nei Paesi Bassi, pertanto esiste già un certo livello di immunità nei confronti di questo agente infettivo, in virtù delle infezioni passate.

Un segnale di attenzione ci arriva poi dagli Stati Uniti, dove in questi giorni ha avuto luogo il primo decesso correlato al virus dell’influenza aviaria A (H5N1): un 65enne contagiato da un animale da cortile, si presume un volatile. “Si trattava di una persona anziana debilitata per patologie pregresse – precisa da parte sua il Prof. Pregliasco – ma è importante mantenere alta la sorveglianza sugli allevamenti intensivi, pur senza suscitare allarmismo. Per il momento, non abbiamo prove del fatto che il virus dell’aviaria si trasmetta da persona a persona, ma c’è da dire che ogni nuovo caso di aviaria nell’uomo fornisce al virus nuove opportunità per evolvere e adattarsi. In vista di un eventuale passaggio dell’infezione nell’uomo, bisogna farsi dunque trovare preparati. Già da adesso, bisognerebbe cominciare a ragionare su quante dosi di vaccino sono disponibili, quale vaccino usare e anche quanto tempo occorre per creare eventualmente un vaccino per un virus variato di H5N1; capire come e contro quali ceppi possa funzionare un farmaco antivirale”.

Abbiamo di fronte un quadro complesso. Alle prese, come siamo, tra virus di ritorno e patogeni emergenti, l’informazione, e nondimeno la prevenzione, possono fare la differenza. Mentre ci avviciniamo al picco della epidemia influenzale, atteso nella seconda metà di gennaio, è essenziale continuare a proteggere noi stessi, e salvaguardare di pari passo la salute collettiva. La battaglia contro i virus respiratori in circolazione è un compito che richiede impegno e senso di responsabilità da parte di tutti.

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