Una torre fotovoltaica alta 36 metri fatta di pannelli usati in grado di produrre 250 kW di energia pulita e immagazzinarla in una batteria di sabbia low cost: è l’ultimo progetto sostenibile di COESA, l’ESCo (Energy Service Company) torinese che sviluppa soluzioni di avanguardia per la transizione ecologica di imprese, pubblica amministrazione e famiglie.
Sta a cuore la salute del pianeta, che sta chiedendo aiuto. Sono molti i progetti che vanno nella direzione di salvaguardarlo per assicurare a chi lo ospita una vita che rispetti i suoi equilibri, nel segno della sostenibilità. Uno di questi progetti, virtuosi e a basso costo, è una torre fotovoltaica alta 36 metri fatta di pannelli usati in grado di produrre 250 kW di energia pulita e immagazzinarla in una batteria di sabbia low cost.
La torre fotovoltaica è un progetto ambizioso e sostenibile dell’azienda Coesa, l’ESCo (Energy Service Company) torinese che sviluppa soluzioni di avanguardia per la transizione ecologica di imprese, pubblica amministrazione e famiglie.
Nella pratica, l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici usati scalda delle resistenze che portano la sabbia a una temperatura di circa 500°C. Il calore accumulato dalla silice all’interno di un contenitore coibentato può essere poi rilasciato o riconvertito in elettricità attraverso una turbina.
Meno costosa, più facilmente reperibile e decisamente meno inquinante del litio, la sabbia immagazzina anche meno energia di una batteria chimica. Come spiega Matteo Stoppa, Chief Innovation officer Coesa, è una soluzione 10 volte più economica di una batteria al litio che immagazzina la stessa quantità di energia. In questo senso Torino offre un campo di applicazione ideale, essendo la città con la rete di teleriscaldamento più estesa d’Europa”.
Da non sottovalutare il fatto che l’impiego di pannelli fotovoltaici usati, in un’ottica di economia circolare, evita la produzione di nuovi moduli e consente a questi sistemi di raggiungere un carbon-footprint negativo. La quantità di gas serra che non vengono immessi in atmosfera è cioè superiore alla CO2 prodotta per costruire i pannelli.
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