Il presidente di Fiaso è intervenuto al Tg1 Mattina
Sanità e liste d’attesa. Un tema chiave, toccato anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno. “La scienza – ha detto il Capo dello Stato – la ricerca, le nuove tecnologie aprono possibilità inimmaginabili fino a poco tempo addietro per la cura di malattie ritenute inguaribili. Nello stesso tempo vi sono lunghe liste d’attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita”. E, ha aggiunto Mattarella, “numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari”. Per fare il punto della situazione, Giovanni Migliore, presidente della Fiaso, è intervenuto a Tg1 Mattina. Facendo chiarezza a partire dallo studio del Cnel secondo cui 4 milioni e mezzo di italiani (il 7,6%) rinunciano a curarsi.
“In realtà questo studio si rifà a una indagine sul benessere delle famiglie italiane che l’Istat pubblica periodicamente da diversi anni. Nel 2017, la percentuale di coloro che rinunciavano a una prestazione sanitaria era dell’8%”. Migliore ha poi sottolineato come le liste d’attesa, oggi, non riguardino le prestazioni di screening. “La metà delle donne che vengono invitate a sottoporsi a una mammografia di screening – ha spiegato Migliore – non aderiscono, così come due terzi di italiani che vengono invitati a sottoporsi a controlli sul colon retto”. Allora, “occorre sì lavorare sulle liste d’attesa, per cui abbiamo un provvedimento organico da cui mi aspetto risultati interessanti soprattutto dal sistema di monitoraggio. Con un sistema sanitario che offre qualcosa come 300 milioni di prestazioni ogni anno”. Ma questo “deve indurci a pensare che tutti abbiamo una grande responsabilità”.
Anche e soprattutto a livello di appropriatezza degli esami. “Che in alcuni casi – ha sottolineato Migliore – i medici stessi, con le società scientifiche, dicono essere non indicati in un terzo dei casi”. Quello che serve, dunque, è uno “sforzo di tutti, lavorando su due versanti”. Intanto, “mettere a sistema tutte le risorse disponibili come stiamo facendo con un sistema unico nazionale di monitoraggio”. E poi “fare in modo che chi ha davvero bisogno di una prestazione la ottenga, ma anche facendo in modo che questi esami siano davvero indicati, perché se non indicati possono essere anche dannosi”.