La malattia di Crohn è una delle principali Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI); si stima colpisca in Italia circa 100.000 persone, con esordio soprattutto in età giovanile, tra i 15 e i 40 anni, sebbene possa manifestarsi a qualunque età, anche pediatrica. È associata a progressivo danno intestinale, disabilità e peggioramento della qualità di vita . In Regione Campania si stima vivano poco meno di 5.000 persone con malattia di Crohn, ma il dato è sottostimato, principalmente a causa della mancanza di un registro di patologia. La malattia di Crohn è multifattoriale e si può manifestare anche in età giovanissima, con una sintomatologia più subdola rispetto a quella riferibile alla Colite Ulcerosa. Può presentarsi con sintomi molto diversi da paziente a paziente: oltre a dolore addominale, diarrea persistente cronica, sintomi notturni, calo ponderale e urgenza intestinale, possono esserci manifestazioni extraintestinali (artriti, manifestazioni cutanee o oculari) e, nel 25-30 % dei pazienti, presenza di malattia perianale (ragadi, fistole, ascessi). Sintomi invalidanti che possono portare i pazienti a isolamento sociale e perdita di produttività. In Campania è stata data massima attenzione alla diagnosi precoce, fondamentale per introdurre la terapia in maniera appropriata e tempestiva, attraverso un iter diagnostico ben definito basato su sintomatologia, esami ematochimici, fecali e strumentali. La Regione Campania ha approvato un PDTA delle malattie infiammatorie croniche intestinali offerto a tutti i centri coinvolti nella cura di queste malattie e sta per configurare una rete regionale delle strutture che si impegnano nella diagnosi e cura di queste complesse malattie.
I farmaci dell’ultimo ventennio, ovvero i biotecnologici, hanno rivoluzionato la terapia e oggi offrono in molti pazienti la possibilità di bloccare l’evoluzione della malattia prima che insorgano complicanze che richiedono l’intervento chirurgico.
Nel nostro centro sono seguiti oltre 7000 pazienti affetti da MICI nel segno della multidisciplinarietà con teams di gastroenterologi, chirurghi, radiologi, reumatologi, nutrizionisti, dermatologi e pediatri. Con questi ultimi si è costituito da oltre 10 anni un ambulatorio specifico per la transizione per i pazienti che nella AOU Federico II per età passano dalla gestione pediatrica a quella dell’adulto. Con reumatologi e dermatologi si lavora invece come ambulatorio condiviso per le patologie immunomediate associate alle MICI. Il modello è quello della presa in carico globale per malattie che coinvolgono tanti organi e apparati.
La cronicità di queste malattie che persistono per tutta la vita del paziente richiede una attenzione alla continuità assistenziale. Nel nostro Centro abbiamo da anni attivo un call center giornaliero dove i pazienti possono facilmente segnalare le loro necessità, gli ambulatori di televisita e si stanno preparando in Regione percorsi di continuità territoriale che coinvolgono i centri più piccoli territoriali e la medicina generale.
E’ continua l’evoluzione delle terapie biotecnologiche nelle malattie infiammatorie croniche intestinali con farmaci con target sempre più specifico.
Recentemente la Commissione Europea (CE) ha approvato mirikizumab, antagonista della subunità p19 dell’interleuchina-23 (IL-23p19), per il trattamento della malattia di Crohn in fase attiva da moderata a grave nei pazienti adulti che hanno avuto una risposta inadeguata, hanno perso la risposta o sono risultati intolleranti alla terapia convenzionale o a un trattamento biologico. Mirikizumab era già stato approvato nel 2024 in Italia dall’AIFA come trattamento per gli adulti con colite ulcerosa attiva.
Mirikizumab agisce nel ridurre l’infiammazione del tratto gastrointestinale prendendo di mira una proteina specifica, l’interleuchina-23p19, fattore chiave dell’infiammazione intestinale e rappresenta un trattamento efficace con un profilo di sicurezza ottimo a qualsiasi età, sia nei pazienti giovani che nei pazienti di maggiore età.
L’approvazione di mirikizumab da parte della CE rappresenta un importante avanzamento nella gestione della malattia di Crohn, offrendo ai pazienti un trattamento mirato in grado di migliorare significativamente la loro qualità di vita. Molti pazienti non raggiungono la remissione completa, nonostante i trattamenti, o non mantengono la malattia sotto controllo a lungo: fino al 40% dei pazienti non risponde ai farmaci inibitori del TNF e il 50% di quelli che ottengono risultati quando iniziano il trattamento perdono i benefici nel corso del primo anno di cure.
La decisione della CE si basa principalmente sui risultati dello studio randomizzato controllato con placebo di fase 3 VIVID-1, i cui risultati mostrano che i pazienti trattati con mirikizumab hanno riscontrato un miglioramento significativo sia della remissione clinica (54,1% vs 19,6% di pazienti trattati con placebo) sia della risposta endoscopica a un anno.
Lo studio VIVID-2 evidenzia l’efficacia di mirikizumab nei pazienti con due anni di trattamento continuo: tra coloro che hanno raggiunto una risposta endoscopica dopo un anno nello studio VIVID-1, oltre l’80% ha mantenuto la risposta endoscopica. Inoltre, quasi il 90% dei pazienti che ha ottenuto risposta clinica ed endoscopica dopo un anno in VIVID-1, ha mantenuto la remissione clinica nel secondo anno di trattamento nel VIVID-2.

di Fabiana Castiglione
Professore Associato di Gastroenterologia e Direttore UOSD Terapie Avanzate delle MICI Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia AOU “Federico II” di Napoli