Un approccio che punta sull’equilibrio fisico e non sulla magrezza
Mangiare meno può allungare la vita, ma non per i motivi che potremmo immaginare. Una ricerca pubblicata su Nature e condotta dagli scienziati del Jackson Laboratory (JAX) ha rivelato che le diete ipocaloriche prolungano la vita dei topi, indipendentemente dai livelli di grasso corporeo o di glucosio, concentrandosi sulla capacità del corpo di mantenersi stabile piuttosto che sulla perdita di peso.
Il team ha osservato quasi mille topi, ciascuno seguito con una dieta diversa per esplorare una vasta gamma genetica rappresentativa di quella umana. Dai risultati è emerso che i topi longevi non erano quelli che perdevano più peso, ma quelli in grado di mantenere il proprio equilibrio fisico e mostrare adattamento anche in condizioni di restrizione calorica.
Gary Churchill, professore al Jackson Laboratory e principale autore dello studio, ha sottolineato che il fattore chiave per la longevità è la capacità di mantenere il proprio stato fisico e di adattarsi senza comprometterlo. Secondo Churchill, gli animali capaci di conservare sia il loro peso sia la salute, nonostante la riduzione calorica, tendevano a vivere più a lungo.
I topi sono stati divisi in cinque gruppi dietetici distinti: uno senza restrizioni caloriche, due con una riduzione delle calorie del 20% e del 40%, e altri due che seguivano un digiuno intermittente di uno o due giorni a settimana. I topi con una dieta senza restrizioni vivevano in media 25 mesi, mentre quelli con una riduzione calorica del 40% arrivavano a vivere fino a 34 mesi. Tuttavia, la durata della vita variava notevolmente, dimostrando l’importanza di altri fattori.
Un aspetto significativo è stato il ruolo dei fattori genetici. La risposta alla restrizione calorica non era uniforme, ma variava in base al patrimonio genetico di ciascun topo, evidenziando il ruolo cruciale della genetica nella capacità di adattarsi alla scarsità alimentare.
Inoltre, lo studio ha rilevato una stretta correlazione tra longevità e salute del sistema immunitario e dei globuli rossi, mentre marcatori come il grasso corporeo e il glucosio nel sangue si sono dimostrati meno rilevanti. Churchill ha spiegato che, sebbene la restrizione calorica possa aumentare la durata della vita, la perdita di peso che ne deriva non è necessariamente un indicatore di longevità e, anzi, perdere troppo peso potrebbe risultare controproducente.
La ricerca evidenzia che la stabilità del corpo, ovvero la capacità di mantenere forza e salute durante periodi di stress, è determinante per la longevità. Mangiare meno può allungare la vita, ma è fondamentale farlo in modo che il corpo mantenga la propria vitalità.