Seguici!

Seguici!

Contenuti esclusivi

Molecole anti-obesità, che sorpresa: abbassano i fattori di rischio tumore nel diabete

Negli ultimi anni, la ricerca ha evidenziato sempre più...

Tumore al seno triplo negativo, mutazioni Esr e Pik3: le novità dal meeting Asco

La dizione “triplo negativo” contraddistingue una forma di tumore...

No Tobacco Day, prodotti alternativi avvicinano i giovani al fumo. Nicotina, pericolo invisibile

Ogni anno, il 31 maggio, la Giornata Mondiale Senza...

Medicina ambientale: il potere dimenticato della luce naturale

Gli italiani trascorrono il 90% del loro tempo in ambienti chiusi. L’esposizione alla luce naturale può aumentare la risposta biofotonica dell’organismo fino al 30%

Confinati negli ambienti chiusi, la luce artificiale influenza la nostra salute senza che ce ne accorgiamo. Esistono prigioni senza sbarre, senza guardie, senza divieti. Sono le pareti degli uffici, gli appartamenti dove viviamo, e che ci separano da un bene assoluto: la luce naturale. Una condizione che ormai diamo per scontata, ma che sta silenziosamente indebolendo il nostro organismo.

Gli italiani trascorrono il 90% del loro tempo in ambienti confinati: casa, sedi di lavoro, scuole, supermercati, palestre, luoghi dove la luce naturale è spesso filtrata da vetri, ostacolata da edifici o completamente sostituita da luci artificiali. Ma cosa comporta questa insufficiente esposizione ai raggi del sole? Una ricerca scientifica presentata a Roma in Senato da Carlo Ventura, ordinario di biologia molecolare all’Alma Mater di Bologna, ha risposto con dati sorprendenti: la luce naturale influisce direttamente sul benessere psicofisico e può aumentare l’attività biofotonica del corpo umano fino al 30%. Ma che cos’è l’attività biofotonica e perché dovremmo preoccuparci? Semplice: il corpo umano ha bisogno di vivere immerso nella luce. Le cellule comunicano tramite biofotoni, impulsi luminosi che regolano funzioni vitali, dalla riparazione cellulare alla trasmissione neuronale. Quando questo meccanismo si riduce, si abbassa anche il nostro livello di energia, concentrazione e vitalità. Ecco perché si dice che l’estate ha una funzione antidepressiva e mette in moto il sistema endocrino.

Secondo lo studio, la distanza dalla luce naturale è cruciale: a un metro di distanza da una finestra, l’attività biofotonica aumenta significativamente, stimolando il cervello e migliorando la prontezza mentale. Tra i 2 e i 4 metri l’organismo entra in una sorta di modalità di risparmio energetico, con una riduzione dell’attività biofotonica fino all’80%. Un fenomeno associato a stati di rilassamento e sonnolenza. In sintesi, un orizzonte sereno è un poderoso nutriente, quando il cielo è nuvoloso il nostro organismo perde vitalità, la mente si offusca e la produttività cala, dando spazio a un senso di stanchezza cronica.

Perché il divano di casa diventa una trappola per sedentari? Gli ambienti in cui viviamo a volte non rispettano i requisiti minimi di accesso alla luce naturale, secondo i parametri riconosciuti dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA). Abbiamo costruito insediamenti green sempre più efficienti dal punto di vista della coibentazione, ma abbiamo sacrificato il benessere degli individui. L’architettura moderna ci ha abituati a vetri oscurati, stanze senza finestre, luci artificiali fredde che imitano il giorno senza mai sostituirlo realmente. Un modello che potrebbe avere conseguenze a lungo termine sulla salute, influendo sul ritmo circadiano, sulla qualità del sonno e persino sul sistema immunitario.

Lorenzo Di Francesco, Public Affair Manager di Velux Italia, suggerisce la soluzione: ripensare il modo in cui progettiamo gli ambienti: più luce naturale, più spazi aperti, maggiore consapevolezza sugli effetti che la mancanza di esposizione solare ha sul corpo umano. Esiste una cura che non si trova in farmacia. Non ha bisogno di prescrizioni, né di effetti collaterali. È gratuita, accessibile e incredibilmente potente: si chiama luce naturale. Dunque, cosa succede quando finalmente entriamo in contatto con il sole? Quali effetti produce sulla mente, sul corpo, sulle emozioni? Lo studio condotto dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), in collaborazione con Hyperspectral Imaging di Bologna e Velux Italia, ha rivelato un dato straordinario: l’attività biofotonica dell’organismo umano può aumentare fino al 30% con l’esposizione alla luce naturale. L’organismo umano è una rete di comunicazione luminosa. Ogni cellula emette fotoni ultra-deboli, segnali che influenzano il comportamento delle altre cellule e regolano processi vitali, dalla riparazione dei tessuti alla trasmissione neuronale.

Luce significa energia, e questa energia viene trasmessa attraverso la biofotonica. Il fenomeno, scoperto per la prima volta negli anni ’70, è ora al centro di numerose ricerche che evidenziano il suo ruolo cruciale nel benessere psicofisico. Ma non è solo una questione di distanza: la qualità della luce conta. La luce zenitale, proveniente dall’alto, ha un impatto ancora più forte sul nostro organismo rispetto alla luce laterale, poiché penetra più profondamente e attiva maggiormente il sistema biofotonico. Gli effetti della luce naturale non si limitano al corpo, ma coinvolgono profondamente anche la psiche. Uno studio condotto su ambienti lavorativi ha dimostrato che l’esposizione prolungata alla luce naturale migliora le prestazioni cognitive, riduce lo stress e aumenta la sensazione di soddisfazione lavorativa. E c’è di più: la scarsa di luce solare è stata correlata a stati depressivi e alla sindrome del disturbo affettivo stagionale (SAD), una forma di depressione legata alla ridotta esposizione alla luce solare nei mesi invernali.

Secondo gli esperti, il nostro cervello è biologicamente programmato per rispondere agli stimoli solari: la luce naturale stimola la produzione di serotonina, il neurotrasmettitore del benessere, e aiuta a regolare la melatonina, che determina la qualità del sonno. In altre parole, vivere senza luce significa vivere a metà. Lo studio del professor Ventura apre scenari inediti per il futuro della medicina ambientale. E se potessimo usare la luce come terapia? L’idea non è nuova. La fototerapia è già utilizzata per trattare malattie della pelle come la psoriasi, e la cromoterapia in ambito termale viene impiegata per contrastare la depressione stagionale. Ma le ricerche sulla biofotonica suggeriscono che il potenziale della luce naturale potrebbe essere ancora più vasto.

Nuovi approcci terapeutici stanno studiando la possibilità di ottimizzare l’esposizione alla luce solare per migliorare la qualità della vita, prevenire disturbi cognitivi e persino accelerare la riparazione dei tessuti. Ma se la luce ha tutto questo potere, perché continuiamo a vivere in ambienti che la escludono? Forse è arrivato il momento di guardare avanti: come possiamo trasformare i luoghi in cui viviamo, lavoriamo e studiamo?

Le risposte arrivano dalla bioarchitettura e dall’architettura biofotonica, due discipline che ridefiniscono il concetto stesso di progettazione degli spazi. La progettazione biofotonica concepisce edifici che amplificano la luce. Negli ultimi anni, numerosi studi hanno dimostrato che gli edifici tradizionali, con finestre ridotte, orientamenti sfavorevoli e illuminazione artificiale dominante, possono indebolire il nostro equilibrio psicofisico.

Ma cosa accadrebbe se i nostri spazi fossero pensati per potenziare la nostra attività biofotonica? Vediamo tre punti:

  • Finestre più grandi e meglio posizionate. Non basta avere finestre, bisogna progettarne la disposizione: luce zenitale, aperture strategiche e vetri che favoriscano l’ingresso della luce naturale sono fondamentali per mantenere alta l’attività biofotonica e migliorare la produttività.
  • Materiali bio-compatibili. Alcuni accorgimenti riflettono la luce in modo più armonico, mentre altri la assorbono e disperdono. L’uso di colori chiari, superfici naturali e vetri speciali può aumentare l’impatto della luce sulla biofotonica umana.
  • Spazi aperti e flessibili. Uffici e civili abitazioni con ambienti modulari, e connessione diretta con l’esterno, permettono di ridurre la sensazione di confinamento e migliorano la qualità della luce disponibile.

La medicina ambientale non è più un concetto astratto: sta diventando un elemento chiave della progettazione urbana. La stanchezza indefinibile, la condizione di stress cronico che affligge milioni di persone potrebbe essere mitigata con un nuovo approccio all’abitabilità: non più solo edifici funzionali, ma spazi progettati per trasmettere vibrazioni positive. Le aziende iniziano a ripensare gli uffici, le scuole rivedono le strategie di illuminazione, e alcune città stanno già sperimentando nuovi modelli urbanistici con edifici più aperti alla luce naturale.

La biofotonica sta entrando nella discussione sulla sostenibilità, aprendo scenari affascinanti sul futuro della nostra relazione con la luce. Viviamo in un mondo costruito per escludere il sole, ma ora abbiamo la possibilità di cambiare rotta. Abbiamo i dati, le conoscenze e la tecnologia per ridefinire gli ambienti in cui trascorriamo la maggior parte del nostro tempo. Le città del futuro non saranno solo green, ma anche più luminose. L’architettura biofotonica potrebbe diventare lo standard per il benessere. Dopo millenni di simbiosi tra l’uomo e il sole, è tempo di riaccendere quella connessione perduta.

Seguici!

Ultimi articoli

Molecole anti-obesità, che sorpresa: abbassano i fattori di rischio tumore nel diabete

Negli ultimi anni, la ricerca ha evidenziato sempre più...

Tumore al seno triplo negativo, mutazioni Esr e Pik3: le novità dal meeting Asco

La dizione “triplo negativo” contraddistingue una forma di tumore...

No Tobacco Day, prodotti alternativi avvicinano i giovani al fumo. Nicotina, pericolo invisibile

Ogni anno, il 31 maggio, la Giornata Mondiale Senza...

Telemedicina, modello vincente. Monitoraggio svelto con meno spostamenti

La telemedicina sta diventando una prassi in ospedale e...

Newsletter

Registrati e ottieni le nostre rassegne stampa in esclusiva!

spot_img

Da non perdere

Molecole anti-obesità, che sorpresa: abbassano i fattori di rischio tumore nel diabete

Negli ultimi anni, la ricerca ha evidenziato sempre più...

Tumore al seno triplo negativo, mutazioni Esr e Pik3: le novità dal meeting Asco

La dizione “triplo negativo” contraddistingue una forma di tumore...

No Tobacco Day, prodotti alternativi avvicinano i giovani al fumo. Nicotina, pericolo invisibile

Ogni anno, il 31 maggio, la Giornata Mondiale Senza...

Telemedicina, modello vincente. Monitoraggio svelto con meno spostamenti

La telemedicina sta diventando una prassi in ospedale e...
spot_imgspot_img

Molecole anti-obesità, che sorpresa: abbassano i fattori di rischio tumore nel diabete

Negli ultimi anni, la ricerca ha evidenziato sempre più il legame tra obesità e rischio di tumore. L’eccesso di peso è ormai riconosciuto come...

Tumore al seno triplo negativo, mutazioni Esr e Pik3: le novità dal meeting Asco

La dizione “triplo negativo” contraddistingue una forma di tumore al seno tra le più difficili da trattare, denominata appunto tumore al seno triplo negativo...

No Tobacco Day, prodotti alternativi avvicinano i giovani al fumo. Nicotina, pericolo invisibile

Ogni anno, il 31 maggio, la Giornata Mondiale Senza Tabacco, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), accende i riflettori su una emergenza sanitaria globale:...

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui