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Mieloma multiplo, reti territoriali e sostenibilità: come cambia l’approccio al malato


In un’Italia che invecchia e si confronta con una crescente domanda di cure complesse, il mieloma multiplo emerge come una delle patologie più emblematiche della trasformazione in atto nel panorama oncologico. Non più solo malattia terminale, ma condizione cronica da gestire con continuità, competenza e prossimità. Il mieloma multiplo impone oggi una riflessione profonda sul modello di assistenza, sulla capacità del sistema sanitario di adattarsi alle nuove esigenze e sull’urgenza di costruire reti territoriali integrate che garantiscano equità e qualità delle cure.

Si è tenuto oggi a Roma il terzo incontro del ciclo APCO Health Talks: esplorando il sistema salute, dedicato al tema “Mieloma multiplo: il presente e il futuro della presa in carico dei pazienti”, un importante momento di dialogo e confronto tra istituzioni, esperti del settore e rappresentanti delle associazioni per analizzare le principali criticità legate alla presa in carico del paziente con mieloma multiplo e individuare le azioni concrete da mettere in campo per migliorarne la gestione e l’assistenza sul territorio.

Con oltre 6.500 nuove diagnosi ogni anno e più di 34.000 persone che convivono quotidianamente con la malattia, il mieloma multiplo rappresenta una delle principali sfide sanitarie e sociali del nostro Paese. Colpisce prevalentemente gli anziani, con un’età media alla diagnosi di circa 70 anni, in un contesto demografico dove gli over 65 superano i 14 milioni, pari al 24,7% della popolazione secondo i dati ISTAT. L’aumento della longevità e i progressi terapeutici hanno modificato radicalmente il decorso della malattia: oggi la sopravvivenza media si attesta tra i 7 e i 10 anni, trasformando il mieloma in una condizione cronica che richiede monitoraggio costante e un’assistenza multidimensionale.

Questa evoluzione, se da un lato rappresenta un successo della medicina, dall’altro pone nuove sfide organizzative e assistenziali. I pazienti con mieloma multiplo necessitano di un percorso di cura continuo, che integri ospedale, medicina territoriale e servizi di supporto. Tuttavia, le attuali reti regionali onco-ematologiche mostrano profonde disomogeneità: solo il 52% dei pazienti riesce ad accedere a cure vicino casa, mentre il restante è costretto a migrare tra regioni, con impatti negativi sulla qualità di vita e sui costi. La frammentazione dell’assistenza, la mancanza di Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) condivisi e l’assenza di una regia nazionale limitano l’efficacia delle cure e ostacolano l’adozione di innovazioni terapeutiche.

“È fondamentale superare le disparità regionali e costruire una rete nazionale onco-ematologica che garantisca equità di accesso e continuità assistenziale”, sottolineano i promotori dell’iniziativa che ha riunito istituzioni, professionisti e associazioni di pazienti per discutere il futuro dell’assistenza nel mieloma multiplo. La proposta è chiara: creare un modello territoriale integrato, che coinvolga i centri di riferimento regionali e le Case di Comunità, dotate di équipe multidisciplinari composte da ematologi, oncologi, infermieri, assistenti sociali, psicologi e riabilitatori.

L’approccio multidisciplinare si conferma elemento chiave per affrontare la complessità della malattia. “Integrare le competenze mediche con il supporto psicologico, sociale e riabilitativo è essenziale per gestire le comorbidità e migliorare la qualità di vita dei pazienti”, affermano gli esperti. La telemedicina e le innovazioni digitali, inoltre, offrono strumenti preziosi per un monitoraggio continuo e capillare, facilitando l’interazione tra paziente e équipe sanitaria anche a distanza.

Ma le criticità strutturali del sistema sanitario italiano, fortemente regionalizzato, continuano a ostacolare un accesso uniforme alle cure. Spesso è il solo ematologo a farsi carico dell’intera gestione clinica, senza un adeguato supporto da parte di altre figure professionali. “Serve un modello di assistenza integrata che coinvolga specialisti, caregiver e reti di supporto, per affrontare tutte le dimensioni della malattia”, ribadiscono i rappresentanti delle associazioni di pazienti.

Anche il tema della sostenibilità economica è centrale. Secondo l’analisi di Economic Evaluation and HTA (EEHTA) del Centre for Economic Studies (CEIS) dell’Università “Tor Vergata” di Roma, il costo annuo per paziente supera i 25.000 euro, mentre i costi diretti e indiretti superano i 10.000 euro, includendo assistenza, farmaci, visite specialistiche e perdita di produttività. Un peso significativo per il sistema sanitario, le famiglie e la società, che impone una riflessione strategica sulle modalità di presa in carico e sull’efficienza dei percorsi terapeutici.

Nel corso della giornata sono intervenuti esponenti istituzionali e tecnici, tra cui la senatrice Elisa Pirro, gli onorevoli Ylenja Lucaselli, Vanessa Cattoi e Ilenia Malavasi, e ancora Antonello Aurigemma (presidente del Consiglio regionale del Lazio), le Regioni con Giuseppe Longo e Fabrizio Geraci insieme a Mario Boccadoro (Fondazione European Myeloma Network Italy Onlus), Cirino Botta (Università degli Studi di Palermo), Francesco Di Raimondo (Università di Catania), Matteo Scortichini (CEIS-Tor Vergata) e le Associazioni pazienti con Davide Petruzzelli (La Lampada di Aladino). L’evento si è tenuto con il contributo non condizionante di Pfizer.. Il mieloma multiplo, in definitiva, non è solo una malattia del sangue da curare, ma una condizione esistenziale da gestire con competenza e umanità. Una sfida che coinvolge tutti: medici, istituzioni, pazienti e cittadini.

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