Negli ultimi dodici mesi, ormai esaurito l’effetto Covid che ha limitato fortemente gli spostamenti, è tornato alla ribalta un fenomeno ben noto, quello della mobilità sanitaria, con 670mila ricoveri effettuati da persone che hanno scelto di curarsi al di fuori dei confini della regione di residenza. Questi dati, forniti dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), svelano un flusso economico importante, con quasi 2,9 miliardi di euro di rimborsi che si spostano, nella maggior parte dei casi, dalle Regioni del Sud verso quelle del Centro-Nord. Tale mobilità non rappresenta solo una questione geografica, ma evidenzia anche le disparità nel sistema sanitario nazionale, in particolare per quanto riguarda l’accesso a cure di qualità.
Le ragioni per cui i cittadini si spostano per ricevere cure sono varie. Le affezioni osteoarticolari, in particolare quelle che richiedono protesi, i tumori e gli interventi ad alta complessità sono le patologie più comuni che spingono gli italiani a migrare in cerca di assistenza qualificata . Questo trend ha portato a un’analisi approfondita da parte di Agenas, che ha messo in luce la crescente mobilità, tornata ai livelli del 2018, con segni di miglioramento in alcune regioni come Lazio e Campania.
Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas, ha sottolineato che la Lombardia, un tempo considerata la prima regione per attrazione, è stata superata dall’Emilia-Romagna, un cambio di scenario che fa emergere nuove dinamiche. La Lombardia, pur rimanendo una Regione con eccellenze sanitarie, ha registrato un saldo negativo di circa 200 milioni, con una significativa parte dei pazienti che si sposta verso i territori limitrofi.
Lo scollamento tra Nord e Sud è evidente, c’è un divario da colmare. L’analisi della mobilità sanitaria rivela un quadro articolato, con un flusso di risorse e pazienti che si muove dal Sud verso il Nord, con una variabilità significativa. Un dato emerge in particolare dalla Sicilia, con un saldo negativo di 142 milioni, principalmente verso Lombardia ed Emilia-Romagna. Interessante notare che la Campania, nonostante un flusso consistente di rimborsi (235 milioni), ha una spesa pro-capite di poco più di 40 euro, molto inferiore rispetto ad altre regioni come il Molise.
La situazione dell’Umbria merita un commento: negli ultimi cinque anni ha visto un crollo della propria attrattività accompagnato da un aumento della mobilità in uscita. Anche la Lombardia è sotto osservazione, con ricavi legati alla mobilità in entrata diminuiti di 50 milioni negli ultimi cinque anni.
Le malattie del sistema muscolo-scheletrico sono la principale causa di mobilità sanitaria, con l’Emilia-Romagna che si afferma come la regione leader in questo ambito, registrando un saldo positivo di 228 milioni. La Lombardia, pur mantenendo un ruolo importante, si colloca al secondo posto con prestazioni che, per entrambe le regioni, sono spesso fornite da strutture private convenzionate.
L’analisi di Agenas pone in evidenza anche una fragilità strutturale dei servizi sanitari nelle regioni del Sud. Mantoan evidenzia la carenza di posti letto per acuti e post-acuti e di personale adeguato, sottolineando la necessità di potenziare le dotazioni organiche per garantire che le amministrazioni meridionali possano disporre di ospedali di eccellenza.
Parallelamente a queste dinamiche, l’annuale rapporto sulla cronicità di Cittadinanzattiva lancia un nuovo allarme: i pazienti con malattie croniche affrontano ritardi significativi nella diagnosi e incontrano difficoltà nel conciliarsi tra cure specialistiche e primarie. Le lacune nelle cure domiciliari e i problemi con le liste d’attesa sono così gravi che un paziente su tre si trova costretto a rinunciare ad alcune prestazioni. Questo scenario pone in evidenza una questione critica del sistema sanitario italiano: la necessità di garantire un accesso equo e tempestivo alle cure, indipendentemente dal luogo di residenza.
In un contesto in cui la mobilità sanitaria sembra essere in crescita, è fondamentale che le politiche sanitarie si concentrino sulla riduzione delle disuguaglianze regionali e sul potenziamento dei servizi, in particolare nelle aree più svantaggiate. Solo attraverso un approccio integrato e coordinato sarà possibile garantire a tutti i cittadini italiani il diritto a cure di qualità, riducendo così la necessità di spostamenti verso altre Regioni.