Si terrà nel mese di maggio, a Roma, una grande manifestazione unitaria, che riunirà medici dipendenti e convenzionati, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, medici del territorio e specializzandi, tutti riuniti sotto lo slogan “Investire sui medici per salvare il Servizio Sanitario Nazionale”.
La mobilitazione è il frutto della collaborazione di numerose sigle sindacali, tra cui ANAAO ASSOMED, CIMO-FESMED, ALS, GMI, FIMMG, FIMP, SUMAI, SMI, SNAMI e FTM, con il sostegno della FNOMCEO e la partecipazione di CITTADINANZATTIVA. Questo fronte comune è stato consolidato durante una riunione dei direttivi nazionali nella Capitale, dove è stato lanciato un appello per un’azione coordinata e incisiva a favore dei diritti dei medici.
In parallelo, in tutte le regioni d’Italia si svolgeranno varie iniziative intersindacali, volte a sensibilizzare la collettività sull’importanza di investire nei medici. Queste iniziative saranno fondamentali per preparare il terreno alla grande manifestazione di maggio, creando un clima di attenzione e mobilitazione continua.
I sindacati hanno avanzato una serie di richieste concrete al governo e alle istituzioni:
Definizione di atto medico: Una chiara e precisa definizione delle responsabilità e delle competenze dei medici.
Revisione della responsabilità medica: Una revisione delle normative che regolano la responsabilità dei professionisti sanitari.
Misure per rendere attrattiva e riqualificare la professione: Politiche e iniziative per rendere più attraente la carriera medica.
Sicurezza sui luoghi di lavoro: Garantire ambienti di lavoro sicuri per tutti i medici e i professionisti sanitari.
Salvaguardia del rapporto medico-paziente.
Nuovo patto per la salute e approccio One Health: adozione di un approccio integrato che consideri la salute umana, animale e ambientale come interconnesse.
“Oggi – ha scritto Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED – veniamo giudicati da ben quattro tribunali che agiscono parallelamente e sono indipendenti l’uno dall’altro di cui il peggiore è quello mediatico. Una denuncia a carico di un medico equivale a una condanna senza processo, anche se nel 97% dei casi il medico è innocente. Chiediamo quindi di depenalizzare l’atto medico per rendere i professionisti più sicuri come peraltro avviene resto del mondo per rendere le cure sicure”
“Chiediamo – ha dichiarato Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED – una definizione puntuale di atto medico e la delimitazione delle competenze di ciascun professionista sanitario. L’attuale anarchia dei ruoli e i ripetuti attacchi alla nostra professione, che paga il prezzo più alto in termini di responsabilità professionale, sono inaccettabili e mettono a rischio la sicurezza delle cure”.
Per i giovani medici ALS e GMI “investire nel SSN significa anche investire nei medici e sanitari in formazione specialistica, 40.000 giovani professionisti che attualmente, unici in Europa, sono inquadrati come studenti e non come professionisti, conservando i doveri connaturati all’essere medico abilitato, comprese le responsabilità legali, senza i corrispettivi diritti e con una qualità formativa gravemente compromessa dalle carenze delle scuole sul piano formativo e didattico. La scellerata gestione universitaria della formazione degli specialisti del domani ha creato e crea numerosi problemi: burnout, carenza in alcune specialità (prima tra tutte MEU) ed emigrazione estera. Chiediamo un cambio d’inquadramento lavorativo incardinato nel CCNL che dia dignità lavorativa, formativa e retributiva ad una intera generazione di giovani medici sul modello di molti altri Stati europei, lasciando alle università la responsabilità della formazione teorica”.
Sul fronte dei medici convenzionati “la medicina generale – ha affermato Silvestro Scotti, Segretario Generale FIMMG – sperimenta sulla propria pelle il paradosso di una digitalizzazione che, invece di sostenere, schiaccia il medico sotto la pressione della burocratizzazione informatica. Un tema che oggi affligge la medicina generale, ma che si allargherà presto a macchia d’olio a tutta la professione. Solo nell’ottica di un confronto costante e costruttivo che veda dialogare la categoria nel suo complesso con le istituzioni, mettendo al centro i bisogni di salute dei cittadini, si può riuscire a ridurre il carico burocratico e fare in modo che l’evoluzione digitale sia realmente una risorsa e non la “forma 3.0” della burocrazia”.
Uno sguardo particolare va anche ai pazienti pediatrici. “Oggi – sottolinea Antonio D’Avino, Presidente Nazionale FIMP – bambini e adolescenti sono fragili, anime di cristallo non immediatamente visibili. È proprio su queste fragilità e sulla salute mentale che come Pediatri di Famiglia saremo chiamati a intervenire. Ma non possiamo farlo senza risorse e strumenti in grado di valorizzare il medico e l’atto medico, attrarre nuove generazioni di professionisti e costruire una sanità sostenibile nel lungo periodo”.
“Inadeguate le attuali retribuzioni dei medici nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in relazione alle responsabilità e ai ruoli che ricoprono – rileva Antonio Magi, Segretario Generale SUMAI Assoprof – che inoltre non riflettono il valore del lavoro svolto dai professionisti della salute, evidenziando l’importanza di garantire compensi equi per attrarre e mantenere talenti nel settore. Anacronistico è il regime delle incompatibilità soprattutto in un contesto in cui si fa fronte a una crescente carenza di medici specialisti. È dunque necessaria una revisione delle normative esistenti che potrebbe contribuire a migliorare la situazione, permettendo ai medici di operare in modo più flessibile e di rispondere meglio alle esigenze del sistema sanitario e dei pazienti”.
“Le difficoltà che le donne medico, soprattutto quelle di medicina generale – dichiara Pina Onotri, Segretario Generale Sindacato Medici Italiani (SMI) – vivono sulla loro pelle sono legate alla mancanza di tutele in materia di gravidanza e maternità, malattia, infortuni, alla difficoltà di conciliazione vita/lavoro. Occorre garantire questi diritti per far fronte alla crescente femminilizzazione della professione”.
“Meno burocrazia, più salute: la sanità è un diritto: il Servizio Sanitario Nazionale è al limite, ha commentato Angelo Testa Presidente SNAMI. Sempre più cittadini sono costretti a pagare di tasca propria per accedere alle cure, mentre i medici dedicano oltre il 40% del loro tempo a una burocrazia inutile che li allontana dai pazienti. Chiediamo l’abolizione di note AIFA e piani terapeutici complessi, che rallentano le cure e aggravano il disagio di professionisti e cittadini. È il momento di difendere il diritto alla salute, ripristinando un sistema che metta al centro le persone e non gli interessi di pochi. La sanità pubblica è un bene comune: noi medici siamo pronti a mobilitarci per difenderla”.