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Negligenza medica: un panorama legale preoccupante in Italia

L’Italia affronta una realtà angosciante nel suo sistema sanitario, dove i casi di negligenza medica hanno raggiunto numeri allarmanti. Con 35.600 nuove cause intentate ogni anno contro medici e strutture sanitarie pubbliche e l’incredibile cifra di 300.000 cause pendenti in tribunale, l’entità del problema diventa chiara.

L’Italia affronta una realtà angosciante nel suo sistema sanitario, dove i casi di negligenza medica hanno raggiunto numeri allarmanti. Con 35.600 nuove cause intentate ogni anno contro medici e strutture sanitarie pubbliche e l’incredibile cifra di 300.000 cause pendenti in tribunale, l’entità del problema diventa chiara. Sorprendentemente, uno sbalorditivo 97% di questi casi nella sfera penale si traduce in situazioni di stallo e assoluzioni, lasciando le vittime senza giustizia e la comunità medica in uno stato di preoccupazione. Queste statistiche scoraggianti fanno luce su un sistema guasto che necessita urgentemente di riforme.

Le conseguenze di questa epidemia sono molteplici. I medici sono sempre più oppressi dalla paura, preoccupati per la segnalazione di incidenti e lavorano sotto l’ombra costante del contenzioso. Questa ansia, comprensibilmente, influisce sulle loro attività professionali quotidiane e la qualità dell’assistenza ai pazienti potrebbe risentirne. A Milano, esperti di vari campi medici, tra cui ginecologia, chirurgia e ortopedia, hanno espresso le loro preoccupazioni ad Adelchi d’Ippolito, presidente della commissione ministeriale responsabile per lo studio della negligenza professionale medica.

Tra i problemi principali evidenziati ci sono le infezioni correlate all’assistenza sanitaria, che colpiscono circa 6-700 mila persone all’anno, con l’1% dei casi che porta a decessi (circa 6-7 mila morti). Sebbene questi numeri siano stime dovute alla mancanza di statistiche affidabili in Italia, la frequenza di queste infezioni sta diminuendo. Tuttavia, il flusso incessante di azioni legali intraprese contro gli operatori sanitari e le istituzioni alimenta la pratica della medicina difensiva. Questo approccio, spinto dalla paura del contenzioso, comporta costi ingenti che gravano non solo su medici e pazienti ma anche sul sistema sanitario pubblico, per oltre 10 miliardi di euro all’anno. Questi costi aggiuntivi aggravano ulteriormente le già lunghe liste di attesa per le cure mediche.

Riconoscendo l’urgenza della situazione, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha espresso sostegno per una versione riveduta dell’attuale legge “Gelli-Bianco” che prevede una maggiore protezione per gli operatori sanitari. Trovare un equilibrio tra tutelare i diritti dei pazienti e garantire la tranquillità dei medici è fondamentale per Schillaci. A questo sentimento fa eco Adelchi d’Ippolito, pubblico ministero veneziano che presiede la commissione ministeriale. Sottolinea che su 100 denunce presentate contro i medici, solo tre portano a condanne. La stragrande maggioranza, quindi, si rivela infondata, mettendo a dura prova il sistema giudiziario e lasciando i medici sempre più ansiosi, rafforzando così la pratica della medicina difensiva.

Per far fronte a queste pressanti preoccupazioni, la commissione ha avviato un confronto con le associazioni scientifiche dei medici, la Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), le compagnie assicurative e le associazioni dei pazienti. D’Ippolito ha espresso il desiderio di impegnarsi con professionisti di vari ordini medici provinciali, cercando il loro contributo nelle regioni che servono. L’obiettivo è quello di raccogliere opinioni sulle riforme proposte e preparare un disegno di legge di iniziativa per l’azione governativa. Il primo incontro si è svolto a Milano, coinvolgendo l’Ordine dei Medici di Milano.

La proposta di depenalizzare la negligenza medica ha generato opinioni contrastanti tra i giuristi. Mira a proteggere i medici dalle accuse di omicidio colposo o lesioni colpose, una mossa sostenuta da alcuni ma messa in discussione da altri che la considerano potenzialmente incostituzionale. Sebbene i primi passi siano stati compiuti attraverso una lieve revisione del codice penale ai sensi della legge Gelli, queste misure si sono rivelate inefficaci.

Affrontare le questioni sistemiche della negligenza medica richiede un approccio globale, che coinvolga cambiamenti legali, amministrativi e culturali. È essenziale trovare il delicato equilibrio tra responsabilità e un ambiente di supporto per gli operatori sanitari. Promuovendo un sistema che incoraggi la segnalazione, la trasparenza e risoluzioni eque, l’Italia può lavorare per un panorama sanitario a vantaggio sia dei pazienti che dei medici, garantendo in ultima analisi la migliore assistenza possibile per tutti.

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