Disturbi del sonno, distrazioni e ripercussioni sulla salute del cuore: la medicina ambientale sollecita l’adozione dell’ora legale tutto l’anno, nel rispetto dei ritmi circadiani
Il passaggio stagionale che prevede l’abbandono dell’ ora legale e il ritorno all’ora solare è un balletto che accompagna la vita degli italiani da decenni. Un gesto semplice, quello di spostare le lancette dell’orologio, che però nasconde implicazioni ben più complesse. Se da un lato l’alternanza tra le due modalità orarie nasce con l’intento di ottimizzare il consumo energetico, dall’altro sempre più studi scientifici e osservazioni cliniche ne mettono in luce gli effetti collaterali sulla salute pubblica e sulla sicurezza. Il dibattito si riaccende ogni anno, ma oggi, con oltre 350mila firme raccolte per abolire il ritorno all’ora solare, la questione assume contorni sempre più urgenti.
Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre, l’Italia ha detto addio all’ora legale, tornando all’orario solare. Un’ora in meno di luce serale, un’ora in più di buio pomeridiano, e un impatto immediato sui bioritmi di milioni di persone. Stanotte, e domani, vedremo gli effetti del cambio repentino. Secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), il cambio d’ora non è affatto neutro: “Il passaggio ora legale ora solare e viceversa determina ripercussioni negative sulla salute umana”, spiega il presidente Alessandro Miani.
Il cuore del problema risiede nella ritmicità circadiana, l’orologio biologico che regola le funzioni vitali del nostro organismo. “In assenza di segnali provenienti dall’ambiente esterno, il corpo umano completa il proprio ciclo in circa 24 ore”, chiarisce Miani. L’interruzione di questo equilibrio, anche solo per sessanta minuti, può generare effetti a cascata: alterazioni della pressione arteriosa, variazioni della frequenza cardiaca e disturbi del sonno. Studi condotti in Svezia dall’Università di Stoccolma hanno evidenziato un incremento del 4% degli attacchi cardiaci nella settimana successiva al ritorno all’ora solare.
Ma non è solo il cuore a risentirne. Una fetta consistente della popolazione manifesta difficoltà nel sonno, con ripercussioni su concentrazione, umore, rendimento scolastico e produttività lavorativa. Le relazioni personali ne soffrono, così come la sicurezza. “Nei periodi di ora legale è stata registrata una diminuzione fino al 13% degli incidenti a danno di pedoni, connessa all’aumento della visibilità lungo le strade nelle ore serali”, sottolinea Miani. Al contrario, il ritorno all’ora solare comporta un incremento delle distrazioni, quindi dell’incidentalità, sia stradale che sul lavoro.
E non finisce qui. Una ricerca australiana ha riscontrato un marcato effetto depressivo legato al tramonto, con un netto calo del tono dell’umore nelle prime settimane successive al cambio d’orario, mentre le ore di buio serale, più lunghe con l’ora solare, sembrano favorire indirettamente un incremento della devianza: furti, violenze e aggressioni si concentrano proprio in quelle fasce orarie.
Alla luce di questi dati, SIMA e l’associazione Consumerismo No Profit hanno avviato una raccolta firme su Change.org per chiedere al Governo di rendere permanente l’ora legale. Oltre 350mila cittadini hanno già aderito, segno di una crescente consapevolezza e di un desiderio diffuso di rivedere una prassi che, sebbene storica, appare oggi sempre meno compatibile con le esigenze della salute pubblica e della sicurezza. Il tempo, dunque, non è solo una convenzione: è un fattore biologico, sociale ed economico. E forse, come suggerisce la petizione, è giunto il momento di smettere di spostare le lancette e iniziare a guardare avanti.





