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Pressione alta? Occhio al sale e al fumo di sigaretta

Si auspica che la pressione sistolica sia intorno ai 120 e la minima intorno agli 80.

Si fa presto a parlare di pressione alta, ma quando c’è da preoccuparsi davvero? Mondosanità ha intervistato Giovanni Esposito, Professore ordinario di cardiologia all’Università Federico II e Direttore del dipartimento di emergenze cardiovascolari della medesima azienda ospedaliera. “Secondo le linee guida europee, la pressione arteriosa è considerata alta quanto la pressione sistolica, più comunemente chiamata pressione massima, supera i 140millimetri di mercurio, mentre la pressione minima (pressione diastolica) supera i 90 millimetri di mercurio”, spiega il Professore. “In realtà questi sono i limiti per poter essere considerati ipertesi, ma i valori ottimali sono ben al di sotto. Si auspica, infatti, che la pressione sistolica sia intorno ai 120 e la minima intorno agli 80”

Colpa della genetica

“La pressione alta è causa di diversi fattori genetici: se per esempio un bambino ha entrambi i genitori con ipertensione arteriosa, molto probabilmente diventerà anch’egli iperteso da adulto. Esistono poi fattori ambientali, che possono favorire la pressione alta, come per esempio l’obesità, la sedentarietà e il fumo di sigaretta”, continua Esposito. 

Sì alla dieta mediterranea 

“Attenzione anche al carico di sodio”, mette in guardia il cardiologo. “Non bisogna mangiare salato, perché il sale comporta un aumento della pressione. Più in generale, comunque, fare attenzione a tavola: la dieta per ipertensione predilige la scelta di alimenti sani, con proprietà benefiche per il sistema circolatorio. Si basa sostanzialmente sul programma nutrizionale della dieta mediterranea. E condivide con essa lo schema della piramide alimentare. Così come la dieta mediterranea, quindi, anche la dieta anti ipertensione incentiva la scelta di alimenti integrali, frutta e verdura, fonti di fibre. Mentre sconsiglia il consumo di zuccheri semplici, salumi e bevande alcoliche”.

Donne più a rischio

“Con l’arrivo della menopausa, le donne sono più predisposte all’ipertensione”, aggiunge lo specialista. “Spesso, infatti, le donne diventano ipertese, o hanno patologie cardiovascolari, dieci anni dopo gli uomini, quando finisce cioè la “finestra di prevenzione” degli estrogeni, che coincide con il termine dell’attività produttiva. Una volta che la donna va in menopausa, la pressione arteriosa comincia a salire. È utile quindi un regolare check-up per controllare appunto la pressione arteriosa”. 

Quando ricorrere alla terapia farmacologica

Altri consigli? “Se nonostante l’attività fisica, il mantenimento del peso corporeo e l’abbandono di stili di vita poco salutari (come il fumo), la pressione arteriosa non riesce a mantenersi entro i valori considerati normali, bisogna cominciare con la terapia farmacologica”, risponde Giovanni Esposito. “Questo perché alla pressione arteriosa è associato un rischio aumentato sia di infarto, sia di ictus”.

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