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Professione perfusionista: con l’Anmco per la qualità delle cure

Il ruolo dei Tecnici di Fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare nell’assistenza ai pazienti affetti da patologie cardiovascolari, l’innovazione e la ricerca per il miglioramento continuo della qualità delle cure, la multidisciplinarietà e la multiprofessionalità come presupposto di buone pratiche cliniche, l’integrazione tra Tecnici sanitari, medici e infermieri e tutte le professioni dell’equipe cardiologica al fine di favorire l’eccellenza: sono questi i temi affrontati nei giorni scorsi a Vietri sul Mare nella tavola rotonda dedicata alle professioni sanitarie “al ritmo del cuore” promosso dall’Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri). Hanno partecipato tra gli altri Franco Ascolese presidente dell’Ordine delle 18 professioni sanitarie Tsrm Pstrp di Napoli Avellino, Benevento e Caserta – fresco di nomina nel Comitato centrale della Federazione nazionale degli Ordini al cui vertice si è appena insediato Diego Catania, presidente dell’Ordine di Milano Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio – e Marianna Palmieri, presidente della Commissione d’Albo dei Tecnici di Fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare.
“Una delle sfide attuali in ambito cardiologico – avverte Ascolese – è l’azione sinergica delle professioni sanitarie che possono concorrere ciascuna per le proprie specifiche competenze, all’erogazione di prestazioni sanitarie di qualità, efficaci, efficienti, appropriate e sicure”. “Le competenze – aggiunge Palmieri – sono saldi pilastri su cui edificare prestazioni sanitarie appropriate e di qualità. E’ dunque necessario valorizzare l’identità delle singole professioni. Ognuna infatti, si caratterizza infatti per una o più specifica competenza”. Unione, integrazione, sinergia, cooperazione, rapporti di collaborazione efficaci e deontologicamente corretti con le altre figure professionali nell’ambito di una equipe ove si richieda la propria competenza professionale, rispetto degli specifici profili e delle specifiche competenze sono dunque la chiave di volta di un sistema sanitario innovativo, vincente. Un momento di condivisione trasversale che mette in rete professioni afferenti ad Ordini diversi. Vanno ringraziati per l’invito a partecipare Francesco Vigorito di Anmco Campania, Rosanna Sorrentino per l’organizzazione.

Proprio a Marianna Palmieri abbiamo rivolto alcune domande in questa intervista
Da dove nasce la competenza per le professioni sanitarie e segnatamente per i Tecnici di Fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare?
“Sicuramente dalla formazione nel campo specifico di attività, dalla responsabilità, affidata all’autonomo svolgersi dei compiti del professionista sanitario, così come disciplinato dai decreti ministeriali dei relativi profili professionali, dagli ordinamenti didattici dei corsi di laurea universitari abilitanti alla specifica professione e come previsto dalla formazione post-base professionalizzante e dagli specifici codici deontologici”.

Il singolo professionista abilitato alla specifica professione e specificamente competente in una particolare area (infermieristica, tecnico-sanitaria, della riabilitazione) può garantire la qualità delle prestazioni?
“Certamente ma cosa ancora più importante é che più professionisti, differentemente competenti ed abilitati in diverse specifiche aree, solo cooperando ed integrandosi sinergicamente nell’equipe professionale possono garantire l’eccellenza di un intero processo assistenziale. Se pensiamo ad una sala di emodinamica piuttosto che ad una sala di elettrofisiologia ed elettrostimolazione, per esempio, in una ottica di multidisciplinarietà e multiprofessionalità che mira alla qualità e alla sicurezza, dovremmo aspettarci l’integrazione di più profili professionali diversamente abilitati e quindi diversamente competenti; il cardiologo, l’anestesista, il tecnico di radiologia medica, il tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, l’infermiere”.
Se pensiamo, invece, agli ambulatori di ecografia e di ecocardiografia e/o ecografia vascolare quanti tecnici sonographer contiamo?

“Nel privato questa figura professionale, sulla scia del modello anglosassone, si sta affermando sempre più. Nel pubblico invece si stanno facendo grossi sforzi ma si fa ancora difficoltà a causa delle carenze di personale tecnico sanitario. Eppure i tecnici sanitari, nella fattispecie i tecnici di radiologia medica e di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, sono due figure professionali che hanno sostenuto un percorso di studio nell’ambito del corso di laurea altamente specifico in materia, superando un esame finale di abilitazione alla specifica competenza professionale”.

Negli ambulatori di ecografia dovremmo trovare i tecnici di radiologia, abilitati, esperti e competenti a svolgere le varie tecniche così come negli ambulatori di ecocardiografia e/o ecografia vascolare dovremmo trovare i tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare abilitati, esperti e competenti a svolgere attività di natura tecnica conducendo apparecchiature finalizzate alla diagnostica emodinamlca e vicariati le funzioni Cardiocircolatoria. I tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare hanno sostenuto, nell’ambito del corso di laurea che li abilita alla professione, un percorso dl studio teorico e pratico altamente specifico nell’ambito cardio-toraco-vascolare sviluppando formazione teorico-pratica anche nell’ambito della ecocardiografia clinica. Si tratta di professionisti specificamente competenti, esperti e qualificati, un enorme potenziale umano per il servizio sanitario. Possono contribuire, infatti, mediante appropriata esecuzione tecnica dell’esame, all’erogazione di un servizio non solo appropriato e di qualità ma anche efficace ed efficiente se pensiamo all’ottimizzazione dell’organizzazione e all’abbattimento delle liste di attesa che ne può derivare”.

Eppure nonostante i vari sforzi messi in campo dalle Istituzioni e dai singoli professionisti sanitari, in diverse realtà lavorative continuiamo ad assistere ad anomale situazioni tendenzialmente monoprofessionali piuttosto che multiprofessionali e multidisciplinari…
“A causa della carenza di personale purtroppo si punta più che alla diversificazione delle specifiche competenze, in un’ottica integrativa delle varie professioni sanitarie, ad un appiattimento delle competenze e duplicazione delle attività tra i professionisti sanitari allontanandoci dall’obiettivo di un sistema sanitario di qualità, appropriato e sicuro. Diventa dunque necessario valorizzare l’identità delle singole professioni sanitarie. Una professione sanitaria si caratterizza rispetto alle altre per una o più specifiche competenze. Diversamente se si ammettesse che una qualsivoglia professione sanitaria sia priva, in sé, di una specifica competenza, limitandosi a condividere competenze con altre professioni sanitarie ne deriverebbe la fattuale superfluità della professione per la soddisfazione del bisogno di salute. Insomma di strada da fare ce n’è e perché no potrebbe essere percorsa da tutti i professionisti sanitari, uniti più che mai, “al ritmo del cuore” con la passione per la professione, la professionalità e la competenza che contraddistingue tutte le professioni sanitarie. Sicuramente modulando in primis la forma mentis e l’aspetto culturale potrà essere apportato il vero cambiamento che vedrà ridotte le duplicazioni di attività tra i professionisti coinvolti puntando sinergicamente ed in maniera deontologicamente corretta all’eccellenza clinica”

Come raggiungere tali obiettivi ambiziosi?
“E’ necessario partire dalle basi, dalla formazione delle “menti curiose”, che vanno stimolate e guidate verso scelte professionali consapevoli. Ma sopratutto é fondamentale il dialogo ed il confronto, mediante l’implementazione di tavoli tecnici, tra i vari Ordini professionali e le società scientifiche al fine di stabilire percorsi condivisi evitando la duplicazione delle attività e valorizzando le specifiche competenze professionali al fine di armonizzare la pratica dell’assistenza cardiovascolare all’interno dell’equipe professionale tra tutti i professionisti sanitari coinvolti garantendo così la qualità e la sicurezza delle prestazioni sanitarie”.

Ma quando si parla di competenza non si può prescindere dalla conoscenza delle linee guida…
“Sì, sono state al centro della seconda sessione del convegno Anmco di Vietri in cui si è affrontata la problematica dell’applicazione nella pratica clinica e le tecniche per rendere il linguaggio scientifico comprensibile al paziente. Nella quotidianità le questioni rilevanti per i professionisti sono molteplici e meritano risposte risolutive, basate su prove di efficacia, che solo la ricerca può offrire. Nella sessione successiva i Professionisti sanitari si sono presentati non solo come fruitori ma anche come produttori di ricerca clinica nelle varie realtà. A concludere il percorso è stata una sessione teorico-pratica sulle varie applicazioni dell’ecografia in ambito cardiovascolare con il supporto di professionisti del settore”.

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