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Protesta del personale dell’Istituto Superiore di Sanità per riforme e stabilizzazioni

Ricercatori e tecnici chiedono rispetto degli impegni e protezione dell’indipendenza dell’ente

Il personale dell’Istituto Superiore di Sanità ha manifestato il 10 aprile davanti alla sede del Ministero della Salute, chiedendo il rispetto degli impegni presi e la protezione dell’autorevolezza e indipendenza dell’ente.

Richieste di stabilizzazione e rispetto degli impegni

La protesta mira a bloccare la riforma in corso. Il ministro della Salute aveva annunciato a settembre un importante investimento, “ma i vertici dell’Istituto non hanno rispettato l’impegno – denunciano i manifestanti  –, utilizzando solo parzialmente le risorse disponibili e rallentando le procedure con interpretazioni restrittive delle norme. Ci sono 150 precari in attesa di stabilizzazione e l’amministrazione ha annunciato un bando che escluderebbe i collaboratori a progetto (Co.Co.Co) storici. Il personale dell’Istituto, altamente specializzato, spesso non riceve avanzamenti di carriera da più di 10 anni, con alcuni che aspettano da vent’anni”.

Controversie sulla bozza di riordino e libertà di ricerca

Oltre alla richiesta di rispetto degli impegni su carriere e stabilizzazioni, il personale contesta la bozza di riordino presentata, che non rispetta le peculiarità dell’ente, creando una struttura fortemente gerarchizzata, più adatta a un ospedale che a un ente di ricerca. “La creazione di un nuovo livello di alti dirigenti, oltre a generare costi elevati, mette a rischio la libertà di ricerca, favorendo un sistema di controllo politico”.

Ricercatori, tecnici e personale di supporto rivendicano l’indipendenza della ricerca dalla politica. La riforma prevede tre livelli gerarchici: capi-dipartimento, capi-centro e capi-reparto, con l’obiettivo di avere un maggiore controllo centralizzato. Tuttavia, questa struttura piramidale è ritenuta incompatibile con l’attività di ricerca.

Negli ultimi 25 anni, l’Istituto non ha fatto scoperte significative, in parte a causa della mancanza di personale nuovo e qualificato, affidandosi invece a sanatorie che non garantiscono qualità”, affermano ancora i ricercatori.

Infine, emerge la questione del doppio incarico di alcuni dirigenti, che continuano a lavorare nel settore privato, una situazione “senza precedenti nella storia dell’Istituto Superiore di Sanità”.

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