Nonostante la psoriasi sia molto diffusa c’è ancora una grandissima disinformazione e molti pregiudizi nei confronti dei pazienti, per questo il ruolo delle associazioni nell’informare e sensibilizzare resta fondamentale.
La psoriasi è una malattia infiammatoria della pelle, cronica ma non contagiosa, che in Italia colpisce poco meno del 3% della popolazione, pari a circa un milione e 700 mila persone tra uomini e donne.
Di questi, più di un quarto ne soffre in modo moderato o grave.
Le cause della psoriasi non sono state ancora del tutto chiarite, ma un ruolo è certamente svolto dal sistema immunitario e dalla genetica.
La diagnosi della psoriasi si basa sull’aspetto e sulla distribuzione delle lesioni.
Il trattamento prevede l’utilizzo di emollienti, farmaci topici (analoghi della vitamina D, retinoidi, catrame, antralina e corticosteroidi), fototerapia e, nelle forme più gravi, terapie sistemiche (metotrexato, ciclosporina o farmaci biologici).
Nonostante sia molto diffusa c’è ancora una grandissima disinformazione e molti pregiudizi, per questo il ruolo delle associazioni nell’informare e sensibilizzare resta fondamentale.
“Io rappresento una associazione molto giovane – spiega Valeria Corazza, Presidente APIAFCO (Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza) – infatti siamo nati nel 2017 per essere un punto di riferimento per i pazienti psoratici con l’obbiettivo di tutelare il diritto alla salute, della qualità di cura e di vita degli oltre 700mila italiani che soffrono di psoriasi”.
Nonostante la psoriasi sia una malattia per la quale non esiste una cura ancora non è stata inserita nel Piano Nazionale Cronicità.
“La psoriasi è a tutti gli effetti una malattia cronica – sottolinea Corazza – e rispecchia tutti i parametri che ne consentirebbero l’inserimento nel Piano Nazionale Cronicità, nonostante questo però non è stata ancora inserita ed è infatti una priorità della nostra associazione quella di portare in parlamento questa problematica“.
Sono diversi però i punti su cui la APIAFCO si batte. “Come associazione – prosegue Corazza – chiediamo inoltre un maggiore coinvolgimento da parte dei medici di medicina generale così da riuscire a migliorare la tempestività della diagnosi.
Un altro punto dolente è la mancata rimborsabilità di tutti i trattamenti coadiuvanti, che crea di fatto una enorme disparità di cure tra chi può permettersi i trattamenti prescritti dai medici e chi no”.
Negli scorsi mesi è stato anche attivato un servizio psicologico per i pazienti affetti da malattie dermatologiche croniche che, in epoca Covid – 19, vivono con un maggiore carico di ansia e depressione la quarantena e l’isolamento sociale. Per maggiori informazioni potete leggere questo articolo:
https://mondosanita.it/covid-e-malattie-dermatologiche-croniche/