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PTSD e ormoni: nuove scoperte tra i pastori guerrieri del Kenya

Uno studio su popolazioni non industrializzate rivela differenze ormonali in soggetti esposti a eventi traumatici

Un team multidisciplinare di antropologi, scienziati sociali e veterani dell’Arizona State University (ASU) e della Naval Postgraduate School ha indagato, per la prima volta, l’associazione tra cortisolo, testosterone e disturbo da stress post-traumatico (PTSD) in una società non industrializzata. La ricerca, svolta tra i Turkana, popolazione pastorale nomade del Kenya, mette in luce particolari aspetti della regolazione ormonale in soggetti ripetutamente esposti a contesti di violenza.

Il PTSD è un disturbo psicologico che può insorgere a seguito di traumi e condizioni di stress estremo. Studi in contesti urbanizzati avevano già evidenziato che individui affetti da questa condizione tendono a presentare anomalie nei livelli di cortisolo (ormone dello stress) rispetto alla popolazione sana. Gli esperti ipotizzano che tali irregolarità possano essere associate alla cronicizzazione dei sintomi e alle difficoltà nel recupero. Inoltre, la letteratura scientifica suggerisce che anche il testosterone, implicato nella regolazione di aggressività, competizione e stress, possa rivestire un ruolo nel decorso del PTSD. La maggior parte delle indagini si è concentrata su persone provenienti da Paesi industrializzati, mentre rimangono scarsissime le informazioni su comunità non industrializzate, come quelle di pastori nomadi.

La finalità principale dello studio è stata verificare se le stesse associazioni ormonali individuate altrove si manifestino anche tra i Turkana, i cui membri partecipano con frequenza a razzie di bestiame, attività che comporta un notevole rischio di conflitto armato. In questo gruppo sociale, i guerrieri possono essere esposti in modo ricorrente ad aggressioni, perdite di vite umane e sottrazioni di risorse. Il contesto risulta omogeneo dal punto di vista culturale ed economico, rendendo la popolazione oggetto di studio particolarmente indicato per rilevare differenze con le società industrializzate.

Secondo Matthew Zefferman, professore associato presso la Naval Postgraduate School, i Turkana intraprendono spesso spedizioni di confine verso il Sudan del Sud per razziare altre comunità di pastori, affrontando combattimenti che generano esperienze potenzialmente traumatiche. Questo scenario ha consentito agli studiosi di analizzare campioni ormonali e valutare i livelli di PTSD su un gruppo di individui caratterizzati da esposizioni simili ai fattori di stress.

I dati raccolti dal team di ricerca hanno prodotto risultati differenti rispetto a quanto emerso in precedenti studi su popolazioni occidentali:

  1. Cortisolo stabile: In contrasto con quanto rilevato in contesti industrializzati, gli individui Turkana con diagnosi provvisoria di PTSD non mostravano le tipiche alterazioni nei livelli di cortisolo. Entrambi i gruppi (con e senza PTSD) evidenziavano un andamento ormonale simile.
  2. Testosterone ridotto: Gli uomini Turkana con PTSD presentavano livelli di testosterone più bassi al risveglio rispetto a coloro che non avevano sintomi di disturbo post-traumatico. Questo aspetto suggerisce la possibilità di una regolazione diversa del sistema endocrino in condizioni di stress cronico e frequente esposizione ai combattimenti.

Michael Baumgarten, studente laureato affiliato all’Institute of Human Origins e veterano dell’Army Ranger, sottolinea che la scoperta relativa al calo di testosterone potrebbe contribuire a comprendere come il corpo reagisca a traumi ripetuti, in un contesto culturale in cui l’esposizione al pericolo è parte integrante della vita quotidiana.

Il professor Ben Trumble, dell’Institute of Human Origins e della School of Human Evolution and Social Change all’ASU, mette in evidenza che, negli uomini sani, cortisolo e testosterone seguono solitamente un ciclo giornaliero ben definito. In presenza di PTSD, diverse ricerche in società industrializzate hanno mostrato una tendenza del cortisolo a “perdere” le naturali oscillazioni. L’assenza di questo fenomeno tra i Turkana rimane oggetto di discussione: alcuni studiosi ipotizzano che l’elevata attività fisica e il robusto supporto comunitario possano svolgere un ruolo protettivo sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, limitando gli effetti cronici dello stress sul cortisolo.

Inoltre, precedenti indagini di Zefferman e Sarah Mathew, professoressa associata presso l’Institute of Human Origins, indicano che i guerrieri Turkana partecipano a rituali post-incursione e godono di riconoscimenti sociali che potrebbero mitigare lo stress derivante da situazioni traumatiche. Questo sostegno culturale e comunitario potrebbe spiegare la diversa risposta ormonale rispetto ai contesti urbani dove il trauma è più isolato e meno condiviso.

Gli autori ritengono che proseguire le analisi tra i Turkana e in altre popolazioni non industrializzate consentirà di chiarire ulteriormente il legame tra ormoni e PTSD, evidenziando il ruolo di variabili come la coesione sociale, la ritualità e le condizioni ambientali. L’analisi di questi dati potrebbe aprire scenari inediti, con implicazioni tanto per la ricerca antropologica quanto per lo sviluppo di strategie cliniche mirate.

Sarah Mathew sottolinea l’importanza di allargare le ricerche oltre i confini delle società occidentali: “Focalizzarsi esclusivamente su gruppi industrializzati limita la comprensione generale delle risposte umane allo stress estremo. La situazione unica dei Turkana offre indicazioni utili sulla plasticità della regolazione ormonale in scenari di conflitto ripetuto.”

Lo studio fornisce dunque elementi che ampliano la prospettiva sul PTSD, suggerendo che fattori ambientali, culturali e di supporto sociale possano interagire con i meccanismi neuroendocrini, influenzando la manifestazione del disturbo in modo differente rispetto alle società industrializzate.

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