Mancano all’appello i rappresentanti dei Tecnici della prevenzione nei Tpall (Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro
Si è riunito oggi, presso il Ministero della Salute, il Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro presieduto dal Ministro della Salute. Ad aprire i lavori il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e il Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci.
“La tutela dei lavoratori costituisce un determinante importante di Salute oltre a essere un imperativo di sicurezza – ha detto il Ministro Schillaci – la Salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro sono una priorità e necessitano di un’azione sinergica tra istituzioni, come quelle rappresentate nel Comitato. Nonostante l’attuale straordinario momento di innovazione tecnologica, di connettività e di digitalizzazione stia determinando una complessa trasformazione di tutti i processi lavorativi, continuano tragicamente a verificarsi infortuni sul lavoro in ambiti produttivi tradizionali. Sono evidenti, dunque, il ruolo e la responsabilità di questo Comitato che, già dopo il periodo pandemico, ha ripreso le proprie attività producendo documenti di particolare rilevanza e utilità per gli sviluppi futuri. Ora più che mai è necessario che finalizzi le proprie attività per individuare una specifica strategia nazionale in materia di promozione e tutela della salute e sicurezza sul lavoro, favorendo interventi di prevenzione efficaci, nell’ottica di una collaborazione sempre più virtuosa e fruttuosa tra le amministrazioni”.
“Il lavoro di questo Comitato è davvero prezioso – ha detto il vice ministro Bellucci – e ci vede impegnati per dare garanzie a tutte le lavoratrici e i lavoratori rispetto a un tema su cui ci sono alte attese affinché non si perdano più vite umane. Ringrazio dunque tutti i componenti del Comitato per il contributo dato in questi anni e soprattutto per il lavoro che continueremo a fare insieme per aumentare i livelli di salute psico-fisica e di scurezza in tutti i luoghi di lavoro”.
L’assessore al diritto alla salute e alla sanità della Regione Toscana, Simone Bezzini, in rappresentanza della conferenza delle Regioni, ha sottolineato l’importanza e la disponibilità a un maggiore coinvolgimento delle Regioni per definire in modo condiviso e sinergico le azioni da mettere in campo.
Il Comitato è composto dal Direttore generale della competente area direttiva e i direttori dei competenti uffici del Ministero della Salute, due Direttori generali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Direttore centrale per la Prevenzione e la sicurezza tecnica del dipartimento dei Vigili del fuoco e del soccorso pubblico del Ministero dell’Interno, il direttore generale della competente Direzione generale del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, il coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, quattro rappresentanti delle Regioni e province autonome di Trento e di Bolzano individuati per un quinquennio in sede di Conferenza delle Regioni e delle province autonome.
Al Comitato partecipano, con funzione consultiva, tre rappresentanti dell’Inail. Mancano invece rappresentanti dei Tecnici della prevenzione nei Tpall (Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro.
Alcune misure in cantiere sono già state elencate nell’informativa che la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha reso alla riunione del governo il 21 febbraio scorso: più controlli con più ispettori, inasprimento delle sanzioni amministrative e ritorno alla fattispecie penale in materia di appalto, subappalto e somministrazione illecita, valutazione di congruità del costo della manodopera in relazione al costo dell’intero appalto, misure rivolte a favorire formazione e qualificazione delle imprese poi trasferite nel decreto a tutela della sicurezza sui luoghi del lavoro varato nei mesi scorsi dal Consiglio dei Ministri. Alcune delle richieste dei sindacati sono rimaste al palo. Tra queste oltre a maggiori ispezioni e sanzioni più severe per chi commette irregolarità e utilizza lavoro nero o “grigio”, c’è il tema dei subappalti a cascata, della patente a punti, quello dell’estensione del Codice degli appalti pubblici ai grandi cantieri privati. Tra le richieste sindacali anche quella dell’introduzione di omicidio sul lavoro in caso di dolo e di gravi violazioni da parte dell’impresa delle norme sulla sicurezza: ma finora il governo si è detto contrario.
La commissione d’Albo
“Ci troviamo di fronte a una realtà che non possiamo più ignorare. Le luci si sono riaccese su tragedie che vorremmo non fossero mai accadute, le dichiarazioni si susseguono ma poi tutto sembra tornare alla normalità grigia, nell’immobilismo di chi promette cambiamenti che poi non si realizzano. Questa triste verità ci porta a riflettere sull’attuale stato della salute e sicurezza sul lavoro, un’utopia nella nostra società”. Sono queste le parole di Maurizio Di Giusto, Presidente della Commissione dell’albo nazionale dei Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro afferente all’Ordine delle q8 professioni sanitarie Tsrm Pstrp che ha così commentato gli ultimi episodi di morti sul lavoro verificatesi nel nostro Paese. La carenza di ispettori del lavoro nella vita dei dipendenti costringe troppo spesso a ripensare la salute del lavoro come a una “non priorità”. In termini di sostenibilità, questa carenza si traduce in rischi per la vita e per il futuro dei dipendenti. “Seppur l’aspetto economico abbia un ruolo importante nell’esercizio di ogni professione – ha continuato Di Giusto -, ciò su cui vogliamo esprimere in maniera ferma, decisa e chiara la nostra posizione è il tema delle competenze necessarie e imprescindibili per svolgere attività complesse quali quelle destinate alle verifiche e all’accertamento delle conformità negli ambienti di lavoro”.
L’expertise per la sicurezza
L’albo dei Tecnici della prevenzione ha sottolineato in una nota stampa come, nonostante l’importanza economica, sia fondamentale concentrarsi sulle competenze necessarie per svolgere con efficacia le attività di vigilanza e controllo nei luoghi di lavoro. Un esempio sul quale hanno posto la loro attenzione è rappresentato dal recente concorso dell’Ispettorato nazionale del lavoro: 674 persone assunte con profili curriculari “non proprio in linea con le esigenze tecniche del settore. Come Commissione di albo nazionale dei Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro della FNO TSRM e PSTRP, abbiamo già espresso la nostra opposizione nel 2022 a tale impostazione illogica per i requisiti di accesso. Purtroppo, non siamo stati ascoltati, – incalza Di Giusto – e ora vediamo i risultati; posizioni non coperte e personale privo delle competenze necessarie per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori”.
Ogni giorno, muoiono sui luoghi di lavoro, in media, tre persone. Altre, invece, sono quelle che subiscono danni fisici permanenti o risentono di malattie causate dagli ambienti di lavoro non a norma: “È inaccettabile – ha continuato Maurizio Di Giusto -. Il decreto legge “PNRR” – del 2 marzo 2024 – ha previsto un aumento di 716 Ispettori – termine riduttivo in quanto l’ispezione è solo una parte dell’accertamento – tra il 2024 e il 2026, attraverso un nuovo concorso che dovrebbe essere messo a bando il prossimo giugno. Tuttavia, non basta aumentare il numero dei controlli; è fondamentale garantire che chi li effettua abbia le competenze adeguate”.
L’importanza della formazione
Acquisire competenze adeguate, essere a conoscenza e in linea con i principi etici e professionali che guidano l’attività di una data categoria: “Per formare un professionista della salute e sicurezza, come un Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, occorre una formazione robusta, tre anni di specifica laurea universitaria a cui segue un percorso di laurea magistrale e percorsi di specializzazione post base – ha poi concluso Di Giusto -. Auspichiamo, in tal senso, che l’Ispettorato nazionale del lavoro si assicuri che il prossimo concorso selezioni candidati con le giuste competenze tecniche e professionali. La sicurezza sul lavoro non può essere messa a rischio per mancanza di preparazione”.
LA CAMPANIA
L’Ordine e la Commissione d’Albo (CdA) dei Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro Tsrm-Psrp di Napoli-Avellino-Benevento-Caserta “sentono il dovere di esprimere innanzitutto solidarietà e cordoglio ai familiari delle vittime, persone che nell’esercizio di un loro diritto costituzionalmente riconosciuto – dicono all’unisono il presidente della Commissione d’Albo Cosimo De Marco e il presidente dell’Ordine Franco Ascolese – ogni giorno non fanno ritorno alle loro case. Affinché stragi come queste non si ripetano si ribadisce un impegno fattivo per il ruolo e la posizione di garanzia istituzionale che l’Ordine, in qualità di organo sussidiario dello Stato, svolge a tutela della salute della collettività. Va sottolineato che spesso le istituzioni di governo rispondono in modo semplicistico alla carenza di ispettori con nuove ed immediate modifiche legislative tendenti solo all’inasprimento delle pene e all’aumento delle sanzioni in termini numerici e non qualitativi. Un’improvvisazione che produce sistematicamente disastri legislativi come ad esempio il dualismo di competenze creato tra le Asl e l’Inl (Ispettorato nazionale del Lavoro) prevedendo per quest’ultimi un’assunzione di 1.500 unità in tutt’Italia. Una selezione aperta indistintamente anche a professioni e classi di laurea senza alcuna competenza in materia privi di una formazione di base attinente alle discipline in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro né muniti di apposita iscrizione ad un albo professionale, costringendo l’Ente Inail a dover sopperire con mesi di formazione obbligatoria, sicuramente non paragonabili ad un corso di laurea”.
Il blocco delle assunzioni nelle Asl (in Campania ferme da decenni a causa del Piano di rientro sebbene la Regione sia in pareggio di bilancio per la Sanità dal 2013 e in altre regioni il blocco delle assunzioni trovi altre cause) negli anni ha creato una voragine territoriale con differenti sistemi di protezione e controlli, a scapito sempre dei lavoratori col perenne ed assordante silenzio da parte del ministero della Salute. Eppure gli infortuni e le malattie professionali sono una esclusiva questione di governo della salute. Alcuni nodi sono del tutto trascurati: serve infatti dotare tutti gli organici dei servizi di vigilanza preposti (Asl, Inail, Comando Carabinieri per la tutela del lavoro, etc.), di personale Tpall (Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro), quale unica figura professionale riconosciuta “ope legis” dall’ordinamento universitario e giuridico vigente, dotata in concreto di competenze in materia di prevenzione, igiene e sicurezza dei lavoratori e che in quanto tale agisce in un contesto sanitario analizzando procedure organizzative di filiere produttive dal punto di vista tecnico, organizzativo e sanitario. Tecnici che con i dipartimenti di prevenzione delle Asl non si limitano ad accertare reati già consumati, bensì a promuovere buone pratiche e comportamenti virtuosi di lavoratori e imprese tesi a scongiurare a monte fatti di cronaca dagli esiti mortali mediante l’instillazione della cultura della prevenzione e sicurezza nelle realtà imprenditoriali con le quali si interagisce. Serve poi adeguare il personale al numero di aziende da controllare.
Attualmente in Italia ci sono 4.540.634 milioni di aziende attive (fonte Istat 2021) a fronte di appena 3.500 Tecnici della prevenzione che si occupano di vigilanza in materia di sicurezza. Nella regione Campania vi sono 367.475 aziende attive (di cui solo a Napoli vi sono 191.044), 1,6 milioni di occupati, a fronte di soli 93 Tecnici della prevenzione. Organici abbondantemente sottodimensionati, il cui incremento dovrebbe seguire il benchmarking dell’Unione europea che raccomanda un ispettore ogni diecimila lavoratori, ovvero 160 Tecnici della Prevenzione per la Campania (attualmente in Campania è di 1 ogni 17mila occupati ed in alcune Regioni, ne abbiamo addirittura uno ogni 39mila). Poi i controlli e la vigilanza che l’Ordine delle professioni sanitarie chiede di orientare non a una prospettiva meramente repressiva bensì in direzione preventiva così come auspicato da anni dalle evidenze degli studi scientifici, e dalle politiche internazionali europee.
La necessità è pertanto di migliorare la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali per essere in linea con l’approccio “zero vittime” (Vision Zero – Obiettivi della Commissione UE per il 2021-2027). Dobbiamo avere il coraggio di affermare e portare alla conoscenza di tutti che le sanzioni e le ispezioni generalizzate non producono alcun effetto sul medio e lungo termine sulla riduzione degli infortuni o delle malattie professionali. L’efficienza delle ispezioni negli ambienti di lavoro non può essere legata al loro numero, ma deve essere valutata anche in base al modo in cui migliora le conoscenze dei soggetti interessati e influisce sulle trasformazioni dell’atteggiamento e dell’organizzazione delle imprese in favore del miglioramento dell’ambiente di lavoro e quindi necessita ribadire con forza che le prime responsabilità sono del ministero della Salute, e in successione delle Regioni che hanno dimenticato il principio cardine della Prevenzione.
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