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Stili di vita, fumo e alcol: le giovani donne pagano un prezzo sempre più alto

Gli stili di vita rappresentano una sorta di spartiacque per il mantenimento del benessere fisico e mentale. Abuso di alcol, fumo, sedentarietà e scelte alimentari sbagliate possono contribuire all’insorgenza di malattie, compreso il cancro. Un elemento distintivo emerge dall’analisi dei database internazionali: le giovani donne italiane pagano un prezzo elevato, si possono considerare una popolazione a rischio in oncologia, alla luce di un incremento nel numero di tumori a insorgenza precoce.

Secondo fonti accreditate, nel determinare il 45% dei casi di tumore della mammella si può considerare che una parte da comprimario sia dovuta anche al contributo di modiche quantità di alcol consumate quotidianamente, mentre il fumo, ormai diffusissimo tra le donne, si considera una delle principali concause riconducibili dell’aumento di tumori al polmone, alla vescica e, anche in questo caso, al carcinoma mammario. La combinazione di alcol e fumo, inoltre, aumenta a livello esponenziale il rischio di sviluppare tumori del cavo orale.

Una conferenza stampa promossa a Roma dal MOHRE (Mediterranean Observatory on Harm Reduction), in collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare sugli Stili di Vita e Riduzione del Rischio, ha acceso i riflettori su un fenomeno in crescita: l’aumento di tumori tra le giovani donne, un trend che richiede interventi tempestivi e strategie di prevenzione efficaci.

Ricercatori dell’Università di Roma, Tor Vergata, analizzando il database USA SEER22, che raccoglie oltre dieci milioni di casi clinici in oncologia, dal 2020 al 2022, hanno rivelato un quadro che merita una riflessione: alcuni tipi di cancro stanno crescendo significativamente tra le donne nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni. In particolare, l’incidenza del tumore del pancreas, tra i più difficili da trattare, è aumentata del 6,22% tra le giovani donne, rispetto al 4,4% nei maschi della stessa fascia di età. Se ci soffermiamo sulla fascia 18-26 anni, l’aumento tra le donne raggiunge il 9,37%, contro il 4,43% dei maschi. Anche altri tumori mostrano trend analogamente allarmanti: il cancro dello stomaco cresce del 2,37% nelle donne contro lo 0,17% nei maschi, mentre il mieloma si registra in aumento del 2,82% tra le donne, praticamente nullo tra i maschi (-0,16%). Il tumore del colon-retto, infine, mostra un incremento del 6,18% nelle femmine contro il 5,15% nei maschi, nella fascia 18-26 anni.

Maria Rita Noviello, specialista in oncologia, responsabile dell’Unità operativa di screening e promozione della salute della ASL Roma 3, sottolinea che “negli ultimi dieci anni si è osservato un incremento generale di tumori aggressivi tra le giovani generazioni, con una netta disparità di genere”. La riduzione del divario per quanto riguarda il tabagismo abbia portato anche a un aumento delle patologie correlate al fumo tra le giovani donne: tumori al polmone, vescica e mammella sono in netta crescita, e le nuove generazioni si trovano di fronte a una vulnerabilità crescente.

“Se in passato erano gli uomini ad avere stili di vita peggiori, oggi assistiamo a una storia di vulnerabilità femminile mai vista prima”, ha affermato Johann Rossi Mason, direttore dell’Osservatorio MOHRE. “Tra le donne tra i 15 e i 34 anni sono comparsi tumori sempre più aggressivi, un fenomeno che necessita di risposte immediate e mirate”. Si tratta di un gap che può essere affrontato sia con interventi individuali che a livello di politiche di salute pubblica: campagne educative, screening mirati su popolazioni a rischio e campagne vaccinali come quella contro l’HPV, che sta contribuendo a ridurre i tumori della cervice uterina. “Le malattie non sono una responsabilità o una colpa individuale”, ribadisce Mason, “ma il risultato di scelte e di fattori sociali e ambientali su cui occorre agire con strategie che integrino scienze comportamentali e riduzione del rischio, con un approccio gentile e sostenibile”.

Uno degli aspetti più preoccupanti evidenziati durante il convegno riguarda l’incremento del consumo di alcol tra le donne, specialmente seguendo il modello di consumo fuori pasto, ormai consolidato da oltre dieci anni. Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, denuncia tali modalità di consumo: “Aperitivi e happy hour contribuiscono a consolidare una delle tendenze più pericolose che le donne potrebbero seguire, l’assunzione di maggiori quantità di alcol che l’organismo femminile non può metabolizzare. Importante sarebbe, in occasione delle iniziative di prevenzione del cancro del seno tipo Race for The Cure, diffondere alle donne il messaggio che anche la moderazione è a rischio”.

I rischi correlati:

  • Il secondo bicchiere incrementa del 27% il rischio di cancro della mammella, quanto più precoce e prolungato è il consumo
  • Il consumo pesante di alcol (tre o più drink al giorno) è associato a un aumento del rischio del 40-50%
    L’alcol aumenta i livelli di estrogeni e gli estrogeni possono esercitare il loro effetto cancerogeno sul tessuto mammario
  • L’International Agency for Research on Cancer (IARC) stima in oltre 3.200 i nuovi casi di cancro al seno tra le donne in Italia, di cui 1.400 (45% del totale) causati da quantità inferiori ai 20 grammi di alcol al giorno.

L’insidia del fumo tra le giovani donne
Se l’alcol rappresenta una minaccia crescente, anche il fumo si conferma tra i principali fattori di rischio. Nel biennio 2022-2023, il 21% dei fumatori in Italia sono donne, e una su quattro fuma più di un pacchetto di sigarette al giorno. “L’interazione tra alcol e nicotina è profondissima”, commenta Fabio Beatrice, direttore del Board Scientifico del MOHRE. “L’associazione tra fumo e consumo di alcol aumenta di molto il rischio di tumori della testa e del collo, dell’esofago, e, in modo drammatico, di tumore della bocca: i fumatori hanno una probabilità sei volte maggiore di svilupparlo rispetto a chi non fuma, e chi consuma anche alcol può essere 35 volte più esposto”.

Proposte e strategie: la strada della prevenzione
Di fronte a questa escalation di rischi, gli esperti concordano sulla necessità di potenziare la cultura della prevenzione. “La vera rivoluzione del terzo millennio è la prevenzione primaria e secondaria”, afferma Noviello. “Fin dall’età scolastica dobbiamo diffondere corretti stili di vita, promuovendo campagne di sensibilizzazione e screening mirati, e investendo su campagne vaccinali come quella contro HPV”.

L’ultimo Congresso della European Society for Medical Oncology ha dedicato un’intera sessione all’incremento del 79,1% dei tumori a insorgenza precoce, sottolineando come il fenomeno richieda interventi urgenti e strutturati.

Simona Saraceno, presidente ANDOS Roma, conclude con un’osservazione importante: “Le disparità sociali giocano un ruolo fondamentale. Le persone in condizioni di svantaggio sociale vengono diagnosticate in stadi più avanzati e si curano più tardi, con prognosi peggiori. La prevenzione deve essere accessibile a tutti, senza se e senza ma”. La vera sfida per la nostra salute sarà dunque quella di imprimere una inversione di tendenza attraverso educazione, politiche di prevenzione e un approccio più consapevole e rispettoso della fisiologia umana.

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