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Svelato il meccanismo che lega l’ipertensione arteriosa ai danni cerebrali

L’ipertensione, se non trattata, può causare danni catastrofici all’organismo umano come infarto o ictus. Inoltre questa patologia può provocare danni al cervello che ad un primo impatto risultano non gravi ma che diventando cronici possono addirittura sfociare nella demenza. Una recente ricerca ha indagato appunto sui meccanismi attraverso i quali l’ipertensione può causare un danneggiamento progressivo del cervello.

Nel nostro paese si stima che oltre 16milioni di persone siano affette da ipertensione arteriosa. Inoltre è stimato che ogni anno siano 280mila i decessi dovuti alle complicanze di questa malattia. Una vera e propria pandemia che colpisce circa il 18% degli italiani con una prevalenza che aumenta progressivamente all’aumentare dell’età fino a superare il 50% oltre i 74 anni di vita. A questi si devono aggiungere le persone che non sono consapevoli di essere ipertesi. 

L’ipertensione, se non trattata, può causare danni catastrofici all’organismo umano come infarto o ictus. Inoltre questa patologia può provocare danni al cervello che ad un primo impatto risultano non gravi ma che diventando cronici possono addirittura sfociare nella demenza. Una recente ricerca ha indagato appunto sui meccanismi attraverso i quali l’ipertensione può causare un danneggiamento progressivo del cervello.

La ricerca è stata condotta in collaborazione tra il Centro Max Delbrück di Berlino e il Dipartimento di angiocardioneurologia e medicina traslazionale dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is). La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Cardiovascular Research, ha indagato sul ruolo che l’infiammazione può avere sul danno cerebrale legato all’ipertensione.

I ricercatori italiani, in collaborazione con i tedeschi, hanno quindi evidenziato come lo stato infiammatorio causato dall’elevata pressione arteriosa sia in grado di causare delle modifiche all’interno delle cellule del sistema immunitario e nelle cellule endoteliali (quelle cellule che costituiscono il rivestimento della parete venosa). Secondo gli esperti queste modifiche si traducono poi in una serie di alterazioni a livello di microcircolo cerebrale, alterazioni che sappiamo essere legate ad un decadimento cognitivo.

Questa ricerca apre numerose nuove prospettive sulla cura e la prevenzione di queste patologie. Infatti, una volta individuate le cause scatenanti sarà possibile creare trattamenti farmacologici in grado di aggredire il target biologico specifico, evitando in questo modo gli effetti peggiori di questa patologia.

Per saperne di più

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