Dal Congresso ESMO arriva un nuovo approccio che permette di ridurre le sedute senza compromettere l’efficacia, migliorando la qualità della vita delle pazienti
Al Congresso ESMO (Società Europea di Oncologia Medica) sono emerse novità incoraggianti riguardo alla radioterapia per il trattamento del tumore al seno. Uno studio francese ha dimostrato l’efficacia di un approccio che riduce il numero di sedute, migliorando così la qualità di vita delle pazienti. Antonella Ciabattoni, segretario alla Presidenza AIRO e radioterapista oncologo dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma, ci spiega come questo nuovo metodo sta cambiando il panorama terapeutico.
Un nuovo regime di trattamento: meno sedute, stessa efficacia
“Lo studio HypoG-01, che ha coinvolto oltre 1000 donne affette da tumore al seno, ha ribadito il ruolo cruciale della radioterapia, dimostrando l’efficacia di un regime più breve, chiamato blando ipofrazionamento, che prevede 15 sedute invece delle tradizionali 25 (più eventuali 5 aggiuntive)”, spiega Ciabattoni. “Questo approccio non ha compromesso i risultati terapeutici e non ha aumentato il rischio di linfedema del braccio, uno degli effetti collaterali più temuti dalle pazienti”.
Il rischio di linfedema e i timori delle pazienti
Il linfedema, un gonfiore al braccio causato dall’accumulo di liquido linfatico, è un effetto collaterale che colpisce circa il 20% delle donne dopo chirurgia e radioterapia dei linfonodi. “Si tratta di un problema estetico e funzionale molto negativo, che non è mai completamente reversibile una volta manifestato”, sottolinea l’esperta. “In passato si temeva che il blando ipofrazionamento, aumentando lievemente la dose per seduta, potesse aggravare il rischio di linfedema. Tuttavia, lo studio ha dimostrato che, su un arco di quasi 5 anni, il rischio non è aumentato”.
I vantaggi della radioterapia ipofrazionata
Ma quali sono i benefici reali di questo nuovo approccio? “Il vantaggio principale della radioterapia ipofrazionata è la riduzione del numero totale di sedute, che consente alle pazienti di completare il ciclo di cure più rapidamente e tornare prima alla loro vita normale”, spiega Ciabattoni. “Questo migliora il benessere generale e riduce gli effetti collaterali, con un impatto positivo sulla qualità della vita”.
Inoltre, questo metodo permette una migliore integrazione della radioterapia con altre terapie, come la chemioterapia, e facilita l’accesso al trattamento per un numero maggiore di pazienti. “Ci stiamo orientando verso regimi sempre più brevi, con l’obiettivo di ridurre ulteriormente le sedute, fino a sole 5 frazioni: stessa efficacia, ma meno tempo e disagio per le donne con tumore al seno”.
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