Il tumore al seno si conferma una delle neoplasie più diffuse tra le donne di tutto il mondo, e in Italia viene trattato con successo nella stragrande maggioranza dei casi, ma la diagnosi mette in moto una serie di pregiudizi che vanno ben oltre le conseguenze fisiche e psicologiche. Secondo un recente sondaggio condotto da ANDOS (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) e C.R.E.A. Sanità, il 38% delle donne colpite dalla malattia si trova a fronteggiare una vera e propria tossicità finanziaria, un termine che esprime le difficoltà economiche che derivano dai costi delle cure e dall’incertezza nella posizione lavorativa. Questi dati indicano chiaramente che il carcinoma mammario è una questione socioeconomica.
Il costo delle cure
Secondo il rapporto, il costo medio annuale sostenuto da ogni donna per le cure è di 1.665 euro. Più del 70% delle pazienti affronta spese private, in particolare per farmaci e visite specialistiche, che assorbono oltre la metà delle uscite. Questo fenomeno è particolarmente gravoso per le residenti nel Centro e nel Sud Italia, dove le spese possono lievitare notevolmente. Le donne tra i 41 e i 50 anni sono quelle che, in media, sostengono il maggiore onere economico, con spese che superano i 3.500 euro all’anno.
Ma non è solo la somma totale a preoccupare. Il 20% delle donne è costretto a intaccare i propri risparmi per far fronte a spese impreviste, con il 10% che riduce il budget per beni essenziali. Questi dati evidenziano la condizione di fragilità economica delle pazienti, mettono in luce anche le conseguenze sociali della malattia.
La sensazione di perdere il lavoro
Un altro aspetto allarmante emerso dal sondaggio è la sensazione di precarietà, paura di perdere il lavoro e di compromettere le progressioni di carriera. Quasi il 30% delle donne intervistate teme di rimanere a spasso. Questo timore è accentuato dalla sensazione di perdere stabilità economica. Le statistiche rivelano che il 40,5% delle donne ha dovuto ridurre le ore di lavoro, mentre il 13,2% ha cambiato lavoro o percorso di studi a causa di problematiche legate alla malattia.
Flori Degrassi, Presidente ANDOS, ha sottolineato l’importanza di tutelare le donne più vulnerabili, affermando che “il carcinoma mammario ha conseguenze negative anche sulla qualità di vita e sulla professione”. La mancanza di sostegno adeguato da parte delle aziende e la scarsità di strumenti di welfare aziendale, che colpiscono quasi la metà delle pazienti, contribuiscono ad aumentare la loro vulnerabilità.
La qualità della vita compromessa
Oltre agli aspetti economici e lavorativi, il tumore al seno ha un impatto notevole sulla qualità della vita delle pazienti. Rispetto alla popolazione generale, le donne affette da carcinoma mammario sperimentano livelli più elevati di solitudine, isolamento e difficoltà relazionali. Il 10,6% delle intervistate si sente molto solo, mentre il 27% soffre di scarsa autostima. Questo scenario evidenzia la necessità di un supporto psicologico adeguato, che attualmente viene fornito solo a poco più della metà delle pazienti.
Barbara Polistena, Direttore Scientifico di C.R.E.A. Sanità, ha messo in evidenza come le pazienti più giovani e quelle con diagnosi recenti siano particolarmente vulnerabili a questi problemi psicologici, richiedendo interventi mirati per migliorare il loro benessere mentale e sociale.
Il report di ANDOS e C.R.E.A. Sanità aiuta a comprendere l’urgenza di sviluppare normative che possano garantire una maggiore protezione e sostegno economico per le pazienti in trattamento, evidenziando come il tumore al seno non sia solo una questione di salute, ma un problema sociale che richiede un’azione collettiva affinché le pazienti, una volta ricevuta la diagnosi, affrontino serenamente il periodo di cure e non si sentano più minacciate da fattori economici e sociali concomitanti.