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Vaccini e pazienti oncologici: l’appello dell’Istituto Oncologico Veneto

In Veneto, le vaccinazioni proposte in base alle condizioni di salute di un paziente fragile a tutt’oggi non sono sempre supportate da un percorso vaccinale dedicato e comunque di facile accesso. Bisogna costruire nuovi modelli di presa in carico per favorire un’offerta vaccinale a soggetti affetti da varie patologie, da oncologiche, a Covid, herpes zooster, influenza, RSV, pneumococco, hpv e meningococco, tra le altre.

Unire le competenze del Dipartimento prevenzione delle ULSS 2 Marca Trevigiana e della ULSS 6 Euganea del Veneto con gli specialisti dell’Istituto Oncologico Veneto (IOV) alla presenza delle Istituzioni, per individuare percorsi organizzativi che consentano di prevenire malattie trasmissibili, raggiungendo una miglior copertura vaccinale per i pazienti oncologici. Con questo obiettivo si è svolto oggi il Convegno “Il Valore della Prevenzione Vaccinale. Modelli innovativi per raggiungere la popolazione ad alto rischio”, organizzato da Motore Sanità grazie al contributo incondizionato di GSK e CSL Seqirus.

“La vaccinazione dei fragili occupa oggi un posto di assoluta rilevanza nell’agenda sanitaria per i numeri in gioco, per l’importanza preventiva che riveste questo ambito, per la complessità organizzativa che va affrontata. Per la provincia di Padova (la più popolosa del Veneto con quasi 1 milione di abitanti) si stimano circa 300.000 pazienti con almeno una esenzione da ticket ed il numero è pressoché confermato dalla valutazione della popolazione ad alto rischio che vede diabetici, ipertesi, oncologici e reumatici occupare i primi posti per numerosità. Una platea così vasta e con quadri patologici complessi necessita di azione pluridisciplinare nella valutazione e di molti attori coinvolti nell’erogazione. Si stanno sperimentando diversi modelli organizzativi in ospedale e nel territorio che, con la governance dei dipartimenti di prevenzione, vedono specialisti clinici, dirigenze mediche di presidio, medici di medicina generale, medici di igiene pubblica e altro personale sanitario formato coordinarsi e attivarsi nel proprio setting per raggiungere alta copertura e adesione alle vaccinazioni raccomandate dei pazienti ad alto rischio”. Ha spiegato Luca Gino Sbrogiò, Direttore Dipartimento Prevenzione ULSS6 Euganea

Queste le parole di Lorenzo Signori, Componente Regionale Cittadinanzattiva Veneto“Cittadinanzattiva Veneto è un Movimento di partecipazione civica che opera all’interno di due assi fondanti, ovvero la tutela e l’empowerment dei cittadini. Per questa ragione è da sempre impegnata nella messa a punto di strumenti di indagine e valutazione dei servizi, al fine di tutelare i diritti dei cittadini che richiedono una sanità rispondente in modo efficace e tempestivo ai loro bisogni di salute. La prevenzione, dunque, costituisce una tematica centrale per le attività del Movimento, comportando essa, in particolare attraverso l’adesione alle vaccinazioni, l’esercizio di una responsabilità individuale e sociale. I diritti individuali alla salute e alla sicurezza non possono viaggiare svincolati dal senso di responsabilità sociale del singolo nei riguardi della collettività di cui è parte, che nel caso specifico si traduce nell’impegno a fare da scudo al diffondersi di minacce per la salute pubblica. Se è innegabile, infatti, che una catena è forte quanto il suo anello più debole, è chiaro il valore sociale della pratica vaccinale, espresso dal fenomeno della protezione comunitaria delle persone più suscettibili e fragili, tramite il raggiungimento di un’elevata copertura vaccinale capace di generare la cosiddetta ‘immunità di gregge’”.

“Dalla sua costituzione nel 1969 a Roma, ricordo il Prof. Sabin tra i padri fondatori, AIL è sensibile a tutte le tematiche riguardanti il benessere dei pazienti e delle loro famiglie. Uno studio della SIE (Società Italiana Ematologia) condotto tra febbraio e maggio 2020 su 536 pazienti con un tumore del sangue, positivi al coronavirus, ha evidenziato che il tasso di mortalità dei pazienti ematologici è stato 2,4 volte superiore rispetto a quello della popolazione generale e 41,3 volte maggiore rispetto a quello osservato nei pazienti ematologici prima della pandemia. La pandemia ha portato la comunità scientifica a riconsiderare la gestione delle vaccinazioni in questa categoria. A tale scopo AIL, supportata da esperti del settore, ha realizzato un opuscolo ‘Il percorso vaccinale del paziente ematologico’”. Ha dichiarato Chiara Messina, Responsabile Comitato Scientifico AIL Padova

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